da Ragionpolitica.it del 31 ottobre 2009
E così la Margherita è definitivamente sfogliata: Rutelli soffia sull'ultimo petalo rimasto e la sentenza è inappellabile: «Non m'ama». Sì, il Pd di marca bersaniana non è proprio la casa del bel Francesco, o Cicciobello che dir si voglia. Lui stesso lo dichiara nell'intervista con la quale annuncia, sul Corriere della Sera, il suo addio al «partito mai nato»: «Abbiamo posto tre condizioni, sospendendo l'attività della Margherita: niente approdo nel socialismo europeo; ma siamo finiti lì. Basta collateralismo, basta vecchie cinghie di trasmissione tra politica, corpi sociali, interessi economici; ma le file organizzate di pensionati Cgil, alle primarie, dimostrano che non ne siamo fuori. Pluralismo politico; ma anziché creare un pensiero originale, si oscilla tra babele culturale e voglia di mettere all'angolo chi dissente».
Che Rutelli stesse per abbandonare il Pd era ormai diventato il segreto di Pulcinella della politica italiana, e solo alcune dichiarazioni sibilline degli ultimi giorni avevano lasciato qualche addetto ai lavori ancora col fiato sospeso. Ma la strada era segnata già da tempo, come da tempo era più che evidente il disagio dell'ex sindaco di Roma all'interno di un partito che è diventato tutto ciò che egli voleva non diventasse. Memorabile la sua battuta di qualche tempo fa: «Se il Pd accetta di essere sistematicamente definito "la sinistra", più che bollito è fritto». Del resto, la critica ai socialdemocratici fuori tempo massimo è un cavallo di battaglia di Rutelli almeno dal 2005. Cioè da quando, durante un convegno a Fiesole, fece il gioco della torre è gettò la «socialdemocrazia» tra i rottami della storia. Il suo ragionamento si può riassumere così: la socialdemocrazia appartiene ormai ai tempi andati, è un simbolo di ciò che oggi non c'è più, cioè il Novecento non soltanto in senso cronologico, ma soprattutto culturale e politico. Perciò riproporla ora - come fa Bersani - è un'operazione destinata inevitabilmente a fallire.
E allora Francesco va via. «Subito - dice - anche se con dolore». Perché il Pd «è stato il sogno di molti anni». Evidentemente un sogno incompreso, se è vero che le posizioni espresse da Rutelli da un po' di tempo a questa parte sono state sistematicamente osteggiate dalla maggioranza del partito, sia che si trattasse di questioni politico-strategiche, sia di agende economiche, sia di temi etici. Cicciobello proponeva e il Pd cassava. Senza contare gli attacchi provenienti dalle parti della sinistra massimalista - la stessa con la quale oggi Bersani vuole riallacciare i fili del dialogo - che ha sempre dipinto l'ex segretario della Margherita come una sorta di infiltrato della destra e del Vaticano nel sacro suolo della gauche dura e pura. Tira un giorno, tira l'altro, ecco che la corda s'è spezzata.
Sciolto l'ormeggio, Rutelli riprende ora il suo viaggio nel mare magnum della politica italiana. Un viaggio che, partendo dal Partito Radicale di Marco Pannella, lo ha portato negli anni ad approdare nei Verdi, poi sul Campidoglio, poi nella Margherita e infine nel Pd. Oggi la direzione sembra segnata: il bel Francesco fa vela verso Pierferdinando Casini. Dice al Corriere: «Casini è un interlocutore essenziale. Ed è giusto guardare lontano: con proposte serie, si può puntare a unire molte altre energie. Sino a creare, in alcuni anni, la prima forza del paese». Un obiettivo ambizioso, ma intanto sognare è gratis, e così Rutelli benedice il «Manifesto per il cambiamento e il buongoverno» promosso nei giorni scorsi da Lorenzo Dellai, presidente della Provincia di Trento, a cui si sono aggregati Massimo Cacciari, Linda Lanzillotta, Bruno Tabacci e altri sei navigatori coraggiosi. Ai quali si potrebbe aggiungere anche Gianni Vernetti, ex sottosegretario agli Esteri del governo Prodi. E così sarebbero in 11 a tentare con Francesco, in attesa di Pierferdi, la nuova traversata verso la terra ignota, il mitico luogo «oltre la destra populista e la sinistra socialdemocratica». Vengono in mente le parole di una canzone di Bennato: «Poi la strada la trovi da te, porta all'isola che non c'è». A meno che questo non sia l'ennesimo cavallo di Troia per riproporre sotto mentite spoglie il vecchio e caro centro-sinistra col trattino. Chi vivrà, vedrà...
Gianteo Bordero
sabato 31 ottobre 2009
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