da Ragionpolitica.it del 10 ottobre 2009
E così avremo Santa Rosy martire, simbolo di tutte le donne oltraggiate e maltrattate dal Cavaliere Nero. Maria Rosaria Bindi da Sinalunga, Val di Chiana, allieva di Vittorio Bachelet, già vice presidente dell'Azione Cattolica negli anni Ottanta, pasionaria della Dc di sinistra, segretaria del Partito Popolare di Martinazzoli in Veneto, prodiana della prima ora, ministro in entrambi i governi del Professore, candidata anti-veltroniana alle primarie del 2007, oggi vicepresidente della Camera e sostenitrice di Pierluigi Bersani nella corsa alla segreteria del Partito Democratico. Cattolica integralista da sempre, vergine per scelta, da mercoledì sera (da quando cioè il presidente del Consiglio, durante un intervento telefonico a Porta a Porta, infastidito dalle sue continue interruzioni, l'ha apostrofata riprendendo una storica battuta di Vittorio Sgarbi: «Vedo che lei è sempre più bella che intelligente»), è diventata l'idolo delle femministe d'assalto del Belpaese. Quelle che, in teoria, dovrebbero essere agli antipodi di Rosy per ciò che riguarda la filosofia di vita e la concezione della morale sessuale. Ma tant'è... Nella crociata antiberlusconiana tutto fa brodo.
E così, immancabile, è partito l'ennesimo appello su Repubblica, l'ennesima raccolta di firme dopo quella, grottesca e surreale, in difesa della libertà di stampa. In nome della Bindi, sul quotidiano scalfariano, Michela Marzano, Barbara Spinelli e Nadia Urbinati invocano una mobilitazione di massa, perché «è evidente che il corpo della donna è diventato un'arma politica di capitale importanza, nella mano del presidente del Consiglio». Il quale sarebbe l'icona - sostengono le promotrici - del peggior maschilismo vecchio stile: «La donna come lui la vede e l'anela, in primissimo luogo è completa sottomissione al volere del capo. È lì per cantare con il capo, per fare eco al capo, per mettersi a disposizione del capo...» (seguono altre amenità in perfetto moralistichese che qui omettiamo per non tediare il lettore). Dunque, ben venga Santa Rosy, che ha il coraggio di ribellarsi a cotanto disprezzo per la dignità femminile e, rispondendo in diretta tv al premier, gli dice: «Sono una donna che non è a sua disposizione». Una frase che è già diventata uno slogan che viene stampato sulle magliette e viene usato come titolo di gruppi d'aggregazione su Facebook. Assieme all'altra frase, di maggiore impatto mediatico ma dal contenuto più ambiguo: «Siamo tutte Rosy Bindi». In che senso? - verrebbe da chiedere... Com'è possibile, cioè, che donne che hanno inneggiato tutta la vita alla libertà sessuale, all'affrancamento dalla morale tradizionale, al «rapporto libero» prendano oggi a modello di perfetto femminismo l'illibata e morigeratissima Rosy?
E' l'ulteriore dimostrazione che la sinistra italiana e la sua cosiddetta «intellighenzia» hanno ormai smarrito, oltre che il senso della realtà (vedi il caso della libertà d'informazione), anche il senso della misura. Per mesi hanno elevato agli onori della cronaca e degli altari la meretrice d'alto bordo Patrizia D'Addario, con tanto di glorificazione finale sugli schermi della televisione pubblica celebrata da Michele Santoro, culminata con le strepitose lamentele della stessa signorina contro la «mercificazione del corpo della donna» che impazzerebbe in Italia a causa della tv commerciale di marca berlusconiana. Esaurito il filone «escort», con gli italiani ormai nauseati dalla svolta puttanesca delle gazzette gauchiste, ecco che, passando senza pudore da un estremo all'altro, la sinistra santifica ora sui suoi giornali e sui suoi fogli telematici la casta Rosy, la pulzella della Val di Chiana, la Giovanna D'Arco «de noantri», chiamata a risollevare le magnifiche sorti e progressive dello schieramento avverso a Berlusconi.
Questa svolta virginale della sinistra, questa conversione sulla via di Damasco alla castità e alla rettitudine sessuale dopo decenni di distruzione sistematica di tutta la morale tradizionale rappresentata dalla Chiesa cattolica la dice davvero lunga sullo stato di decadenza politica e culturale dei fautori e degli eredi del Sessantotto. Che si tratti di pura ipocrisia, dell'ennesimo espediente per cercare di raccattare qualche consenso in più, è documentato dal fatto che la richiesta di ortodossia sessuale non viene rivolta a tutti, come invece dovrebbe essere qualora fosse mossa da buona fede, bensì solo a uno, ad personam, al solito Berlusconi. E' come se Dio avesse consegnato le Tavole della Legge a Mosè ammonendolo di farle osservare solo ed esclusivamente al Faraone. Qui siamo veramente oltre il ridicolo, ed entriamo nel vuoto pneumatico nel quale si trova la gauche nostrana, nel terreno dell'assurdo elevato a criterio unico di propaganda politica. Del resto, è solo nel regno dell'assurdo che sarebbe stato possibile immaginare Rosy e Patrizia, così distinte e distanti, così diverse in tutto, così lontane per cultura e storia, unite nel Pantheon degli eroi antiberlusconiani della sinistra italiana. Non osi separare Silvio ciò che La Repubblica unisce...
Gianteo Bordero
sabato 10 ottobre 2009
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