mercoledì 1 luglio 2009

L'ALTOLÀ DI NAPOLITANO

da Ragionpolitica.it del 30 giugno 2009

Sono passati i tempi in cui il Quirinale era diventato il punto attraverso il quale passava ogni tentativo di ribaltare con manovre di Palazzo la volontà liberamente e democraticamente espressa dal corpo elettorale. Sono finiti gli anni in cui il Colle si era trasformato nella centrale operativa in cui prendeva forma compiuta ogni progetto finalizzato a defenestrare un presidente del Consiglio scelto dai cittadini ma sgradito ai poteri forti (della politica, dell'economia, dell'editoria). Se la presidenza della Repubblica appare oggi, agli occhi della stragrande maggioranza degli italiani, come garanzia del principio costituzionale secondo cui «la sovranità appartiene al popolo», lo dobbiamo a Giorgio Napolitano, che in tre anni è riuscito a spazzar via le nubi che nei passati tre lustri si erano più volte addensate sopra il palazzo del Quirinale e che avevano oscurato la fiducia e il consenso attorno alla figura del capo dello Stato. Se Oscar Luigi Scalfaro aveva fatto della più alta carica dello Stato un'istituzione che combatte al fianco di una parte politica per delegittimarne un'altra, Giorgio Napolitano l'ha restituita al prestigio e all'autorevolezza che le spettano, proiettando all'esterno l'immagine di un presidente che lavora per la concordia tra le istituzioni e per la civilizzazione di un clima politico che spesso e volentieri fuoriesce dai confini della pur aspra contesa tra schieramenti.

E' all'interno di questo quadro che va letto anche l'intervento con il quale ieri, da Capri, dove festeggiava il suo ottantaquattresimo compleanno, Giorgio Napolitano ha auspicato che, in vista di un appuntamento così importante per il nostro paese quale quello rappresentato dal G8 dell'Aquila, da parte dei media e della politica vi sia una «tregua nelle polemiche». Poche parole, ma chiare ed inequivocabili, che sottotraccia contengono altri due «avvisi ai naviganti» di cui dovrebbero far tesoro tutti coloro che, in quest'ultimo periodo, hanno deliberatamente lavorato per rendere incandescente oltre ogni misura il clima politico.

Primo avviso: quando è in gioco l'interesse generale del paese, e quando l'Italia ospita eventi che fanno puntare sulla Penisola i riflettori del mondo intero, come nel caso dell'appuntamento internazionale di luglio, è necessario che tutti gli attori della politica e dell'informazione mostrino di comprendere la posta in palio, al di là dei momentanei e transeunti interessi di schieramento. L'amor di patria deve unire tutti, destra e sinistra, così come la difesa e la promozione dell'interesse nazionale. Chi sceglie una strada diversa mostra di non voler condividere un terreno comune, una cornice di principi capace di unire il paese oltre le differenze partitiche.

Secondo avviso: quando c'è un governo in carica che gode di un'ampia e solida maggioranza parlamentare democraticamente eletta dai cittadini, è inutile che una parte politica e i suoi sostenitori tra i mezzi d'informazione continuino a sperare che dal Colle possa venire una qualche forma di aiuto per dare una spallata destabilizzatrice al quadro politico frutto di libere votazioni: ciò rappresenterebbe un vulnus inferto al nostro assetto costituzionale ed istituzionale. Un gioco a cui l'attuale presidente ha già più volte mostrato di non volersi prestare.

Il messaggio è dunque chiaro: se qualcuno (poteri politici, giudiziari, economici o quant'altro) pensa che Giorgio Napolitano possa legittimare più o meno esplicitamente una replica di quanto accaduto nel 1994, a Napoli, ai tempi del primo governo Berlusconi, quando, durante la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata, venne inviato al presidente del Consiglio, a mezzo stampa, un avviso di garanzia che ebbe effetti nefasti tanto per la tenuta dell'esecutivo quanto per l'immagine del nostro paese all'estero (per non parlare delle esiziali conseguenze istituzionali), ebbene questo qualcuno è meglio che riponga al più presto i suoi sogni nel cassetto e si impegni piuttosto a rasserenare un clima carico di veleni e collabori a fare del G8 non l'occasione per abbattere un governo, ma per rinforzare il prestigio e la credibilità dell'Italia fuori dai patrii confini.

Gianteo Bordero

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