mercoledì 15 luglio 2009

LA STRATEGIA ESTREMISTA DI ANTONIO DI PIETRO

da Ragionpolitica.it del 14 luglio 2009

Antonio Di Pietro ha respinto al mittente l'appello del presidente della Repubblica per un «clima più civile, corretto e costruttivo tra governo ed opposizione». L'ex pm ha risposto a muso duro all'invito del capo dello Stato con un post pubblicato sul suo blog, nel quale afferma: «Non so cosa ci trovi Lei, signor presidente, ma noi non ci troviamo nulla di "civile, corretto e costruttivo" nei comportamenti del governo e della sua maggioranza parlamentare e per questa ragione continueremo a fare opposizione senza sconti alcuno, dentro e fuori del parlamento».

Che i rapporti tra il leader dell'Italia dei Valori e l'inquilino del Colle non fossero dei migliori - per usare un eufemismo - è cosa nota da tempo: più volte, a partire dalla manifestazione di Piazza Navona di qualche mese fa, Di Pietro ha accusato Napolitano di non esercitare fino in fondo il suo compito, che, secondo le curiose teorie costituzionali del capo dell'Idv, dovrebbe essere quello di impedire al governo Berlusconi di svolgere il suo mandato bloccandone ogni provvedimento. Da ultimo, basti ricordare le parole rivolte dall'ex pm al presidente della Repubblica, sempre tramite il suo blog, la settimana scorsa, in seguito al mancato stop di Napolitano al ddl intercettazioni: «Signor presidente, lei sta usando una piuma d'oca per difendere la Costituzione dall'assalto di un manipolo piuttosto numeroso di golpisti». Secondo Di Pietro, dunque, il Quirinale sarebbe in ultima analisi complice, con i suoi «silenzi», di un disegno eversivo finalizzato a smantellare le garanzie democratiche sancite dalla Carta costituzionale. Ne dobbiamo dedurre, quindi, che anche gli appelli presidenziali per un «clima più civile» fanno parte di questa complicità della prima carica dello Stato con il governo Berlusconi.

Ora, è evidente a chiunque non sia accecato dall'odio antiberlusconiano che affiliare il presidente della Repubblica al presunto complotto antidemocratico del Cavaliere è una cosa semplicemente fuori dalla realtà, non soltanto perché non esiste alcun progetto di smantellamento della Costituzione da parte dell'attuale maggioranza, ma anche perché il capo dello Stato, da quando è in carica il Berlusconi IV, non ha certo mancato di intervenire in modo critico nei confronti dell'esecutivo quando ha ritenuto che ciò fosse conforme ai compiti assegnatigli dalla Carta. E, a volerla dire tutta, in un caso Napolitano è andato persino oltre le prerogative costituzionali in merito al giudizio sulla decretazione d'urgenza di iniziativa governativa: lo ha fatto nella vicenda di Eluana Englaro, quando dapprima è intervenuto con una inusuale missiva inviata a Consiglio dei ministri in corso per annunciare che, qualora l'esecutivo avesse percorso la strada del decreto per bloccare il protocollo medico di interruzione della nutrizione e dell'idratazione, egli avrebbe fatto mancare la sua controfirma; e poi, una volta che il decreto è stato approvato dal governo, lo ha rigettato sostenendo che nel caso in questione non sussistevano i requisiti di necessità ed urgenza previsti dalla Costituzione, entrando così in un campo di valutazione governativa e non presidenziale. Quindi, affermare che Napolitano regge il gioco dell'esecutivo è un'evidente assurdità.

A preoccupare, semmai, dovrebbero essere le idee sottese alle dichiarazioni di guerra di Di Pietro contro tutto e contro tutti. Come ha osservato Piero Ostellino (Corriere della Sera, 10 luglio) commentando l'«appello alla comunità internazione» dell'ex pm pubblicato su una pagina a pagamento dell'Herald Tribune, il leader dell'Idv mostra «sfiducia nelle istituzioni repubblicane alle quali, come parlamentare, ha giurato fedeltà». E, soprattutto, egli «ha un'idea della democrazia alquanto inquietante... Siamo di fronte a un parlamentare che delegittima - oltre che una maggioranza di governo liberamente eletta, la qual cosa rimane ancora nei limiti del confronto politico - anche il parlamento, il presidente della Repubblica e dubita persino della legittimità della Corte costituzionale... Uno spirito, quello di Di Pietro, autoritario che mal sopporta, oggi, di fare politica dentro il perimetro costituzionale, e che così facendo getta anche qualche ombra sul suo passato di magistrato».

Parole e concetti - quelli espressi da Ostellino - da sottoscrivere in pieno, e che bene spiegano perché il capo dell'Italia dei Valori abbia scelto di dire «no» all'appello di Napolitano per un clima politico «più civile»: con questa mossa Di Pietro, oltre a ribadire la sua strategia di presentarsi all'opinione pubblica come l'unica, vera opposizione, conferma di voler andare a pescare consensi in un'area estremista, dogmaticamente giustizialista, fanaticamente antiberlusconiana, in un elettorato che mal sopporta le garanzie democratiche a tutela della volontà espressa dai cittadini e non da qualche magistrato d'assalto.

Gianteo Bordero

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