giovedì 30 luglio 2009

IL BOOMERANG DEL GIUSTIZIALISMO

da Ragionpolitica.it del 30 luglio 2009

«I carabinieri si sono presentati giovedì mattina in cinque sedi di partiti del centrosinistra (Pd, Socialisti, Sinistra e Libertà, Prc e Lista Emiliano) a Bari. I militari hanno acquisito i bilanci dei partiti della Regione Puglia nell'ambito dell'indagine del pm Desirè Digeronimo sul presunto intreccio tra mafia, politica e affari nella gestione degli appalti pubblici nel settore sanitario. Indagate 15 persone tra cui l'ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, ora senatore del Pd» (Corriere della Sera, edizione on line del 30 luglio 2009). Se non fossimo garantisti e se usassimo lo stesso metro di giudizio che usa la sinistra italiana, dalle notizie provenienti in questi giorni da Bari dovremmo dedurne che praticamente tutta la gauche pugliese è una collaudata e ben oliata associazione a delinquere. Ma siccome siamo fieramente e fermamente garantisti, prima di emettere un giudizio attendiamo con pazienza la conclusione processuale della vicenda, come dovrebbe accadere in ogni paese civile e in ogni democrazia compiuta.

Sarebbe facile - e la sinistra ben lo sa - partire lancia in resta e affibbiare patenti di disonestà, corruzione e immoralità a questo o a quel politico. Sarebbe facile mettere sul banco degli imputati i partiti oggetto di indagine. Sarebbe facile soffiare sul fuoco del sempre vivo giustizialismo forcaiolo. Ma siccome, a differenza di tanti esponenti della sinistra, cerchiamo di fare il più possibile uso della memoria e siamo consapevoli di come, in passato, siano bastati un avviso di garanzia, una notizia di processo a carico, un'anticipazione di stampa sulle azioni dei magistrati per gettare nel totale discredito protagonisti più o meno in vista della politica italiana poi usciti prosciolti, preferiamo usare la cautela e la prudenza di fronte alle notizie pugliesi. E' un atteggiamento responsabile - questo - che dovrebbe servire da esempio a chi, per tanti anni, ha cercato di lucrare politicamente sulle disgrazie giudiziarie dei dirigenti dei partiti avversi alla sinistra, marchiando d'infamia chiunque fosse oggetto di indagini, di inchieste, di iniziative giudiziarie.

Mentre noi non abbiamo alcun problema a tenere dritta la barra del nostro garantismo liberale, chi dovrebbe mettere in discussione il suo passato più o meno recente sono tutti coloro che si sono serviti del più becero e infame giustizialismo per collaborare a distruggere la classe dirigente della prima Repubblica all'inizio degli anni Novanta e per tentare di abbattere Silvio Berlusconi dopo il suo ingresso in politica, nel 1994. Tutti costoro dovrebbero essere coscienti di aver contribuito a diffondere nel paese un pestilenziale qualunquismo antipolitico e un deleterio moralismo d'accatto, al quale si è accompagnata una inquietante ideologia anti-democratica e potenzialmente eversiva, secondo la quale la magistratura è per ciò stesso la detentrice unica della pubblica moralità, e deve perciò svolgere la sua azione alla stregua della nuova ghigliottina del XXI secolo, che taglia la testa (nella forma meno cruenta ma più crudele del pubblico sputtanamento) al notabile di turno. La sinistra italiana, che per decenni è stata la detentrice unica e pressoché incontrastata del linguaggio (e forse anche del pensiero) politico, dovrebbe sapere che gli errori politici, se non riconosciuti, analizzati, rielaborati per tempo, possono diventare macigni che, giorno dopo giorno, ingrossano, fino a diventare causa di morte per soffocamento.

La sinistra oggi tace, ed è costretta a subire l'onta dell'inchiesta barese senza più possedere un linguaggio e gli anticorpi necessari per difendersi. Perché quel linguaggio e quegli anticorpi li ha persi ormai sedici anni fa, quando un ignoto magistrato di nome Antonio Di Pietro iniziava a far crollare uno dopo l'altro i partiti democratici della prima Repubblica e la gauche nostrana preferì cavalcare l'onda in vista della presa del potere, senza comprendere che quell'onda avrebbe, prima o poi, potuto travolgere anche lei. Oggi i nodi vengono al pettine.

Gianteo Bordero

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