da Ragionpolitica.it del 9 luglio 2009
L'inizio del G8 dell'Aquila ha consegnato all'Italia e al mondo l'immagine di un Silvio Berlusconi saldamente e autorevolmente in sella a un governo capace di esercitare, sui temi al centro del dibattito dei «grandi», una «leadership forte e straordinaria», secondo le parole pronunciate mercoledì mattina dal presidente americano Barack Obama. La lunga campagna di stampa condotta da giornali italiani (con in testa La Repubblica) e stranieri (in gran parte riconducibili all'editore Murdoch) non ha dunque sortito gli effetti sperati: l'operazione di delegittimazione totale del presidente del Consiglio non è andata in porto. Due mesi di gossip, illazioni, calunnie, in cui tutto ciò che sapesse di pruriginoso nella vita privata del Cavaliere è stato dato in pasto all'opinione pubblica italiana e internazionale, non sono riusciti a modificare il quadro politico nazionale, a rovesciare il verdetto uscito dalle urne il 13 e 14 aprile 2008. Chi si aspettava l'imminente caduta di Berlusconi e l'arrivo del solito esecutivo tecnico (o - sarebbe meglio dire - tecnocratico) ha dovuto riporre le sue speranze nel cassetto dopo aver visto i leader riuniti nel capoluogo abruzzese esprimere vivo apprezzamento tanto per la persona del presidente del Consiglio quanto per l'operato del suo governo.
In altri tempi e altre circostanze, probabilmente un esecutivo italiano non avrebbe retto il peso esercitato dall'azione congiunta di certa stampa, di poteri più o meno forti, della parte più politicizzata della magistratura, con a ruota i partiti di opposizione: sarebbe capitolato, cedendo il passo ai fautori di una democrazia minore e sempre sotto tutela. In questo senso, occorre sottolineare che la tenuta del governo Berlusconi dopo gli attacchi concentrici di cui esso è stato oggetto nelle scorse settimane rappresenta anche una vittoria della democrazia e della sovranità popolare sui soliti noti del circolo mediatico-giudiziario.
Accanto a ciò, c'è un altro aspetto importante che va rimarcato: nell'attuale congiuntura mondiale, con una crisi che ha pesantemente colpito le economie nazionali, è interesse primario di ogni Stato avere un governo forte e credibile, che goda di quella legittimazione popolare indispensabile per mettere in campo le misure necessarie ad attraversare la tempesta, garantendo che la crisi economica non si trasformi in crisi sociale dagli esiti potenzialmente devastanti. Che il governo Berlusconi sia solido è, cioè, interesse primario del sistema-paese nel suo complesso: se all'instabilità economica si aggiungesse infatti l'instabilità politica, ne verrebbe fuori una miscela esplosiva e a farne le spese non sarebbero soltanto i partiti attualmente maggioritari, ma anche e soprattutto la nazione nel suo insieme e la sua autorevolezza in campo internazionale; l'Italia sarebbe nuovamente in balìa del caos, con sommo gaudio di chi, da tale caos, potrebbe trarre profitto dal punto di vista economico, politico e finanche geopolitico.
Alla luce di queste riflessioni, appare con ancora maggiore chiarezza quanto irresponsabile e contrario agli interessi del paese sia stato il comportamento di coloro che hanno organizzato e condotto la campagna antiberlusconiana degli ultimi mesi. Una campagna che, in forza di quanto detto, rappresenta in ultima analisi anche una battaglia antinazionale, contraria agli interessi dell'Italia. Il presidente del Consiglio, in queste settimane, è andato avanti con coraggio e determinazione; il suo governo ha saputo mettere in campo provvedimenti importanti come il secondo decreto anti-crisi e il ddl sviluppo che contiene misure finalizzate a rilanciare il sistema-paese; nel frattempo, Berlusconi in prima persona ha lavorato per preparare al meglio il vertice dell'Aquila, sia dal punto di vista organizzativo che nella definizione dei dossier oggetto di discussione tra i «grandi della Terra». E oggi può finalmente mietere i buoni frutti di un impegno che assume ancor più valore se si pensa al clima in cui esso è stato portato avanti. A mani vuote resta chi si aspettava «scosse» capaci di abbattere il Cavaliere; chi pensava di rovesciare, spiando dal buco della serratura nella stanza da letto del premier, il quadro politico sancito dal voto popolare.
Gianteo Bordero
venerdì 10 luglio 2009
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