mercoledì 8 luglio 2009

IL VUOTO E LA VIOLENZA

da Ragionpolitica.it del 7 luglio 2009

Abbiamo sempre sostenuto, su queste pagine, che dietro l'etichetta dell'«idealità» appiccicata sopra la battaglia dei movimenti antagonisti contro la globalizzazione si nascondeva soltanto uno spaventoso vuoto di idee, di principi e di valori. Abbiamo scritto che si trattava, in ultima istanza, di una pura espressione del nichilismo che sembra per molti versi dominare il nostro tempo. E abbiamo detto, infine, che l'unico esito possibile di questa rivolta sarebbe stato quello della violenza: distruggere per distruggere, senza altra motivazione oltre alla volontà perversa di fare a pezzi il reale in quanto tale.

La chiara conferma di tutto ciò l'abbiamo in questi giorni che precedono il G8 dell'Aquila, con gli arresti scattati lunedì (a Torino, Bologna, Padova, L'Aquila) per 21 protagonisti della guerriglia urbana che ebbe luogo lo scorso 19 maggio a Torino in occasione del G8 dell'Università; con il fermo, avvenuto martedì mattina nel capoluogo abruzzese, di 5 no global francesi che viaggiavano nei pressi della «zona rossa» su una ruolotte carica di mazze ferrate e mazze da baseball; con il blocco della tangenziale est di Roma da parte di circa 20 manifestanti con casco e volto coperto; con il fermo di 36 antagonisti dediti ad atti di vandalismo in Via Cilicia, Via Ostiense, in zona Tiburtina e sulle sponde del Tevere; infine con l'occupazione, da parte dell'Onda studentesca, di diversi rettorati (tra gli altri: Torino, Bologna, Napoli, Pisa, Venezia). Insomma, un piccolo bollettino di guerra il cui bilancio potrebbe, nelle prossime ore, salire ancora.

Come al solito, le reazioni scomposte dei leader no global non si sono fatte attendere. Luca Casarini ha guidato un corteo di protesta di fronte alla questura di Padova, dove è trattenuto un esponente del centro sociale «Pedro» accusato di essere tra gli organizzatori degli scontri con la Polizia del 19 maggio. Casarini ha affermato che si tratta di «arresti preventivi di stampo fascista, un'operazione politica fatta prima del G8», e che «dietro quanto accaduto c'è la mano dei servizi segreti italiani... Chiunque ci sia dietro pagherà molto caro quello che sta succedendo». Per Francesco Caruso, ex deputato di Rifondazione Comunista, gli arresti avrebbero come unico scopo quello di «criminalizzare il movimento no global, disperdere i gruppi che avevano già raggiunto L'Aquila... E' una tipica tattica fascista: durante il fascismo prima delle manifestazioni del Duce si arrestavano in città tutti gli antifascisti per liberarli il giorno dopo a giochi chiusi». Infine Vittorio Agnoletto, già europarlamentare rifondarolo, vede nelle azioni condotte dalla Digos «un chiaro messaggio da parte del governo, che così facendo alimenta ed esaspera il clima di tensione verso l'evento, come aveva fatto a Genova, otto anni fa». Tutte queste dichiarazioni rappresentano la riproposizione della trita e ritrita teoria della «strategia della tensione» attuata dallo Stato «fascista» per mettere a tacere i dissidenti che difendono la libertà di fronte all'autoritarismo del potere.

Se vogliamo dirla senza giri di parole, la verità è esattamente l'opposto di quella che sostengono con foga degna di miglior causa i vari capi no global: chi alimenta la tensione, in questi giorni, non è certo lo Stato, bensì i vari movimenti antagonisti che ormai considerano il G8 l'appuntamento principe non per esporre idee e progetti alternativi a quelli dei «grandi della Terra», ma per devastare, sfasciare, aggredire, distruggere. Per sfogare una rabbia che non nasce di certo da motivazioni politiche, ma da una profonda noia esistenziale che i centri sociali, invece che attenuare, esasperano all'ennesima potenza. Un nichilismo, come dicevamo all'inizio, che viene dirottato verso i lidi della contestazione fine a se stessa contro il mondo in quanto tale, di cui i capi delle nazioni più importanti divengono, loro malgrado, simbolo supremo.

Non può quindi esservi giustificazione alcuna per gli atti di vandalismo, di violenza, di devastazione a cui stiamo assistendo, e bene hanno fatto e fanno i responsabili della sicurezza nazionale a tenere alta la guardia di fronte agli episodi di cui abbiamo parlato in precedenza, messi in atto da bande «organizzate in modo paramilitare», secondo le parole del procuratore di Torino, Caselli. La storia recente dei vertici del G8, ben esposta in un articolo apparso martedì su Il Velino, impone la massima allerta dinanzi a chi non si è dato altra missione oltre a quella della distruzione dell'esistente in nome non più dell'utopia e del «mondo migliore», bensì del nulla assoluto.

Gianteo Bordero

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