giovedì 4 giugno 2009

PDL NEL PPE. E IL PD?

da Ragionpolitica.it del 4 giugno 2009

Le elezioni europee del 6 e 7 giugno consacreranno la svolta di sistema rappresentata, in Italia, dalla nascita del Popolo della Libertà. In una campagna elettorale che la stampa antiberlusconiana, seguita a ruota dai due maggiori partiti del centrosinistra (Partito Democratico e Italia dei Valori), ha trasformato in una morbosa caccia allo scandalo nella vita privata del presidente del Consiglio, quasi nessuno s'è preso la briga di porre l'accento su questo dato politico di prim'ordine. E ciò la dice lunga sulla (bassa) qualità di certi organi di informazione nostrani e sulla (scarsa) serietà dei partiti attualmente all'opposizione. Del resto, è comprensibile che parli d'altro chi, come i dirigenti del Pd, non è stato in grado fino ad oggi di dire una parola chiara circa la collocazione europea dei parlamentari che verranno eletti il prossimo fine settimana. Neppure il segretario Franceschini, ospite martedì sera di Porta a Porta, è riuscito a sciogliere il dilemma.

A fronte di una sinistra che affronta il giudizio degli elettori in ordine sparso, con una disgregazione politica ben simboleggiata dalle numerose liste l'un contro l'altra armata (oltre ai già citati Pd e Idv, troviamo Sinistra e Libertà, Lista Pannella-Bonino, Rifondazione-Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori), segno dell'incapacità di raggiungere una sintesi attorno ad un progetto comune che non sia il solito antiberlusconismo, troviamo dunque un centrodestra all'interno del quale il processo di aggregazione ha raggiunto uno stadio molto avanzato. Ed è importante sottolineare che tale processo è avvenuto proprio in nome dell'Europa, cioè della bipartizione, presente nella maggior parte dei paesi del Vecchio Continente, tra popolari e socialisti. Se nel centrodestra il Popolo della Libertà è stato in grado di raccogliere in un unico soggetto politico tutti i partiti (ad esclusione dell'Udc) la cui stella polare è rappresentata dalla Carta dei Valori del Partito Popolare europeo, altrettanto non si può dire del centrosinistra, dove quello che dovrebbe essere il partito-guida, il Pd, si dibatte nella contraddizione mai risolta del suo nascere dalla confluenza di un partito post-democristiano che non vuole «morire socialista» e di un partito post-comunista che non è stato in grado di un'autentica svolta socialdemocratica.


Per anni abbiamo ascoltato la tiritera secondo cui l'«anomalia» italiana rispetto all'Europa era rappresentata da Silvio Berlusconi e da Forza Italia; si è detto e scritto che non poteva avere cittadinanza nel Vecchio Continente un partito vuoto di progettualità e di idee, fondato esclusivamente sulla persona del suo leader. Oggi, invece, dopo 15 anni dall'ingresso in politica del Cavaliere e con una nuova euro-consultazione alle porte, si scopre che il «partito di plastica» (o, per dirla con Romano Prodi, il «nulla») è diventato un maturo e radicato partito di stampo europeo, pienamente integrato nella grande famiglia del Ppe, di cui si appresta anzi a diventare la delegazione numericamente più consistente. E si scopre che la vera «anomalia» è quella di un centrosinistra, e in particolare di un Pd, che non è né carne né pesce, senza una precisa e definita collocazione in Europa, privo cioè di identità chiara e distinta, costretto a fare i salti mortali per tentare di convincere i partiti che fanno capo al gruppo socialista ad accettare una nuova denominazione pur di ospitare gli eurodeputati del Pd: «In Europa - ha detto martedì sera Franceschini a Porta a Porta - la componente progressista è composta soprattutto da socialisti, ma noi non entreremo nel Partito Socialista europeo, vogliamo un nuovo gruppo parlamentare con socialisti e forze progressiste». Della serie: se la montagna non va a Maometto...

Molto più coerente e lineare, invece, la scelta del Popolo della Libertà di entrare nel Partito Popolare europeo: il Dna politico del Pdl è lo stesso del Ppe, al punto che la Carta dei Valori che è stata approvata durante le assise congressuali dello scorso marzo è la stessa fatta propria dal Ppe in occasione del suo Congresso del trentennale, svoltosi a Roma nel 2006. «Il Partito Popolare europeo - ha detto Berlusconi durante il Congresso fondativo del Pdl - è la naturale famiglia del Popolo della Libertà». Ed è il naturale sbocco di un percorso con il quale il Cavaliere, tenacemente e pazientemente, ha dato vita, nel nostro paese, ad un grande soggetto di centrodestra, rivoluzionando un sistema politico fondato sulla conventio ad excludendum rappresentata dal vecchio arco costituzionale e creando un bipolarismo finalmente in linea con le maggiori democrazie occidentali. Berlusconi, dunque, non ha mancato l'appuntamento con la storia. Chi è in ritardo, ancora una volta, è la sinistra italiana.

Gianteo Bordero

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