da Ragionpolitica.it del 30 maggio 2009
Un tempo, diciamo fino a circa quindici anni fa, la sinistra in Italia era una cosa seria. Comunista, certo. Rivolta con lo sguardo verso Mosca, certo. Non pienamente democratica, certo. Però seria. Non seriosa, come i suoi leader che dal 1994 in poi si sono candidati alla guida del paese, col volto troppo teso e imbronciato per essere vero. Una volta c'erano la causa per cui combattere, il proletariato, la classe operaria, le lotte sindacali, la battaglia contro il capitalismo, le feste dell'Unità affollate in ogni ordine di posti per qualsiasi dibattito politico avesse luogo. Insomma, c'era quello che Giorgio Gaber, nella sua canzone Qualcuno era comunista, ha chiamato «uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di sentirsi due persone in una». Mosca era lontana, un mito e un miraggio per tanti. Di vicino c'era solo il compagno di fabbrica, o di casa, c'era solo la sezione in cui ritrovarsi, non soltanto per parlare di politica. Essere comunisti, votare Partito Comunista, per molti in Italia ha voluto dire identificarsi, appartenere, perfino credere in qualcosa nonostante l'ateismo ufficialmente imposto dalla dottrina.
Oggi anche questo qualcosa è svanito. Evaporato. Dissolto. Caduto non soltanto sotto il peso delle macerie del Muro di Berlino, ma anche a causa dell'incapacità della classe dirigente ex Pci di fare i conti fino in fondo col passato, rimanendo in una terra di mezzo, anzi di nessuno, con il solo risultato da un lato di umiliare il popolo comunista e, dall'altro, di non sapere proporre ai cittadini una ricetta nuova, diversa, che scaturisse da una sincera presa d'atto della verità. Del resto, da chi era stato educato alla doppiezza della verità non ci si poteva certo aspettare un repentino cambio di rotta. E così è stato. Con la differenza che, dopo il crollo del Muro, si è passati dalla doppia verità a nessuna verità.
Il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti: della sinistra non è rimasto che il nome, a cui ora non corrisponde più la cosa. E se è vero quello che diceva Chesterton, ossia che «quando l'uomo non crede più in niente finisce col credere a tutto», allora si capisce l'ultima svolta degli eredi di Togliatti e Berlinguer: dismesso l'impegno sui grandi temi cosiddetti «di sistema» (le riforme, il welfare, le pensioni, il lavoro, ecc...), la battaglia si è spostata su quanto di più evanescente ed effimero possa esserci, cioè la chiacchiera, il pettegolezzo, il gossip. Lo vediamo in questi giorni di campagna elettorale in vista delle votazioni del 6 e 7 giugno, con l'accanimento morboso sulle vicende private di Berlusconi, con la ricerca dello scoop che possa mettere in difficoltà il Cavaliere non più sul piano politico, ma su quello della privacy. Salvo scoprire che i presunti «testimoni autorevoli» a cui si fa affidamento (in questo caso l'ex fidanzato di Noemi Letizia) sono in realtà personaggi in cerca d'autore e di celebrità, disposti anch'essi a tutto pur di trarre profitto mediatico da quanto sta accadendo.
In quest'ultima settimana sono giunti alla nostra redazione molti commenti di elettori della sinistra, delusi dalle scelte e dal tenore della campagna elettorale condotta dai dirigenti dei loro partiti di riferimento, in particolare del Pd. Si sentono orfani e capiscono, molto prima dei vari Franceschini e D'Alema, e molto meglio dell'intellighenzia schierata a difesa degli ultimi bastioni antiberlusconiani, che tutto questo polverone su Noemi, sulle feste a Villa Certosa e via gossippando si ritorcerà come un boomerang sulla sinistra nel momento in cui i suoi sostenitori dovranno trovare un buon motivo per andare alle urne il prossimo fine settimana. Siamo solidali con questi militanti delusi e traditi, abbandonati da una classe dirigente che ha chiuso con la Politica con la P maiuscola e vaga come un'anima persa tra le pagine di Novella 2000 alla ricerca di un argomento da spendere contro Berlusconi. Per parte nostra, possiamo solo osservare, parafrasando il titolo di un celebre romanzo di Carlo Levi, che oggi la sinistra «s'è fermata a Casoria», la patria di Noemi Letizia e Gino Flaminio.
Gianteo Bordero
domenica 31 maggio 2009
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