da Ragionpolitica.it del 19 maggio 2009
L'attenzione delle pagine politiche dei giornali nazionali sembra incentrarsi quasi esclusivamente, in questi ultimi giorni, sulle previsioni di voto in vista delle europee del 6 e 7 giugno prossimi. Esse rappresentano certamente un banco di prova importante per misurare la temperatura politica del paese a un anno dalle elezioni dell'aprile 2008. In particolare, si attende dalle urne un responso circa la crescita - finora certificata dai sondaggi - dei partiti che compongono la maggioranza di governo (il Popolo della Libertà e la Lega Nord); circa la quantificazione del calo dei consensi per il Partito Democratico rispetto al voto delle politiche; circa l'eventuale ridefinizione dei rapporti di forza all'interno degli schieramenti. In questo senso, le ultime rilevazioni del «Termometro politico» registrano un Pdl che naviga attorno al 40% (+2,5% rispetto allo scorso anno), una Lega al 9,5% (+1,3%), mentre il Pd si attesta sul 26,5% (-6,5%) e l'Italia dei Valori sul 6,6% (+2,3%).
Minore attenzione è invece riservata al voto amministrativo che avrà luogo negli stessi giorni della consultazione europea. Andranno alle urne i cittadini di ben 4.200 Comuni, di cui 216 con popolazione superiore ai 15 mila abitanti (tra questi vi sono 27 capoluoghi di Provincia) e di 64 Province. Tra le città che si recheranno al voto vi sono Bologna, Firenze, Modena, Bari, Padova, Perugia, Cremona, Vercelli, Reggio Emilia, Livorno, Prato, Campobasso, Potenza, Ascoli Piceno, solo per citare le più importanti. Tra le Province: Milano, Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Venezia, Padova, Verona, Pescara, Perugia, Brescia. E' evidente che i risultati in queste realtà potrebbero ridisegnare nel profondo la mappa del potere locale in Italia, spostando, in diverse zone del paese, il pendolo da sinistra a destra e consegnando nelle mani dell'alleanza Pdl-Lega, saldamente al comando sul piano del governo nazionale, le chiavi anche di buona parte dei governi territoriali.
Basti pensare, ad esempio, che tra le 64 amministrazioni provinciali da rinnovare ben 50 sono oggi guidate dal centrosinistra e che, come ricordava qualche settimana fa sul Corriere della Sera Paolo Franchi citando un'analisi condotta dal responsabile enti locali del Pd, Paolo Fontanelli, «se gli elettori si comportassero come nelle politiche sarebbe un disastro... Della cinquantina di amministrazioni provinciali attuali, al Pd ne resterebbero 15». Fermo restando che le logiche che presiedono al voto locale spesso non coincidono con quelle del voto nazionale, poiché nel primo caso entrano in gioco fattori che esulano dai grandi temi di interesse generale attorno ai quali ruotano le campagne elettorali per le politiche, è comunque chiaro che quello amministrativo del 6 e 7 giugno prossimi sarà un appuntamento che potrebbe segnare un ulteriore passo in avanti nel processo politico iniziato il 13 e 14 aprile 2008.
In sostanza, una buona performance del centrodestra e un corrispondente arretramento del centrosinistra proprio su quello che da sempre è un suo terreno di conquista - le amministrazioni locali - significherebbe che la crescita dell'alleanza Popolo della Libertà-Lega Nord non rappresenta più, come molti hanno detto e scritto dopo la vittoria dello scorso anno, una folata occasionale di «vento di destra» che spira su una nazione in preda alle paure e all'incertezza, ma è il frutto di un robusto e profondo processo politico in atto in Italia, da nord a sud. Un processo di radicamento sostanziale (e non solo strutturale) del centrodestra nella cosiddetta «pancia del paese» e di contestuale disgregazione della sinistra, divenuta minoranza non soltanto nei numeri, ma anche nello stesso linguaggio e nella stessa cultura politica prevalente.
E' quasi inutile sottolineare che si tratta, per i partiti che compongono l'attuale maggioranza di governo, di una sfida epocale: ad essere in ballo non vi è soltanto, infatti, l'elezione dei sindaci e dei presidenti provinciali, e quindi l'insediamento in spazi di potere prima inesplorati, ma anche e soprattutto la possibilità di consolidare una svolta di sistema impensabile fino a 2 anni fa. Nel 2004 le elezioni amministrative segnarono l'inizio del declino della maggioranza berlusconiana; oggi possono segnare il rafforzamento della sua egemonia politica nel paese.
Gianteo Bordero
martedì 19 maggio 2009
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