da Ragionpolitica.it del 26 maggio 2009
Famiglia Cristiana ci ha abituati a tutto, e non bisognerebbe più stupirsi per certe sue roboanti «uscite». Ma anche stavolta c'è da rimanere allibiti. C'è da restare senza parole leggendo i due articoli (l'editoriale e il commento politico) che il settimanale dei Paolini dedica, nel numero in edicola da domani, alla vicenda «veline» in politica e dintorni. Un condensato di luoghi comuni, disinformazione, banalità. Il tutto condito da un moralismo degno di miglior causa.
Obiettivo mai nominato, ma ben identificato, degli strali della rivista è, come spesso accaduto in passato, Silvio Berlusconi. Stavolta, però, ad essere prese di mira non sono le sue scelte politiche, l'operato del suo governo, il suo programma per guidare il paese. No. Oggi è il cattivo esempio, l'assenza di moralità, la mancanza di educazione che trasuderebbero dallo stile di vita berlusconiano, lo stesso propagandato con successo dalla tv commerciale: è - leggiamo nell'editoriale - il «modello delle veline», «di Amici e del Grande Fratello», «dove conta ciò che appare, il corpo esposto e una certa disinvoltura. La meta è raggiungere la notorietà e per essa non ci si nega niente e si accetta tutto, perfino la foto in pose forti o volgari, dipende dai punti di vista». E la cosa peggiore - scrive il settimanale - è che «è sparita dall'orizzonte pure quella che si riteneva una zona franca, il luogo dei minori, tempo protetto una volta dai genitori e dagli adulti, al riparo dalle proiezioni del desiderio». Ogni riferimento a fatti o persone è, come si suol dire, puramente casuale. Leggiamo ancora: «La prima volgarità che va denunciata è quella degli adulti e non quella, supposta, delle ragazzine... Lo scandalo è in chi sostiene il sistema delle veline, meteorine e quant'altro, facendone un modello di vita e di successo, o strumento di consenso, liquidando con rabbia chi pone la questione». Anche qui, ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Più che un articolo di un settimanale, ancorché cattolico, sembra uno di quei fervorini moraleggianti di non eccelsa qualità come talvolta se ne sentono nelle chiese italiane durante le messe domenicali.
Toni analoghi anche nella nota politica del solito Beppe del Colle. «Se c'è una cosa - scrive - che colpisce nell'attuale situazione italiana è l'abissale distanza che separa la politica dalla realtà. La politica vive oggi degli effetti di una causa lontana negli anni, e che si chiama irruzione del relativismo morale nella società». Qui siamo veramente al più sfrenato «luogocomunismo», senza alcuna cura per l'accertamento dei fatti. Siamo - qui sì - al trionfo di ciò che appare su ciò che è. Smanioso di fare anch'egli il predicozzo agli attuali governanti, del Colle finisce con lo scomunicare anche i governati, colpevoli di aver ceduto e di cedere di fronte alle lusinghe del consumismo etico, evidentemente ben rappresentato dal modus vivendi del presidente del Consiglio in carica e dal modello di vita da lui proposto. Che sarebbe lo stesso che domina nel nostro paese ormai da qualche decennio: «Da quarant'anni, più o meno, gli italiani hanno avuto conferma, attraverso leggi ad hoc o ad personam, che nella loro vita privata possono fare tutto quello che vogliono, il che hanno sempre fatto ma con qualche ritegno o, se vogliamo proprio usare un termine scomparso dal loro linguaggio, con qualche "pudore"». Italiani immorali e spudorati, dunque, e in ciò ben rappresentati dal loro premier.
Si capisce perché, con questa carica di moralismo dalle sfumature fondamentaliste, Famiglia Cristiana sia da tempo in crisi di gradimento tra lo stesso popolo cattolico, il quale non ne può più di una rivista che non soltanto ha ridotto il cristianesimo a un codice di buona condotta, a quello che il cardinal Ratzinger definiva come «un seguito di leggi morali», ma che spesso si è anche trasformata in uno spazio di propaganda politica a senso unico, con giudizi molte volte ripresi pedissequamente dalla vulgata dominante, senza alcun doveroso vaglio critico. Così è stato anche stavolta, perché i due citati editoriali del prossimo numero mutuano senza filtri quanto scritto dal solito giornale antiberlusconiano e lo trattano come oro colato, come se fosse la bocca della verità, finendo - seppur involontariamente - con l'alimentare quello stesso gossip che, secondo i Paolini, «sta inquinando ogni cosa». Anche la redazione di Famiglia Cristiana.
Gianteo Bordero
martedì 26 maggio 2009
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