da Ragionpolitica.it del 19 giugno 2009
L'antiberlusconismo militante non si fa proprio mancare niente. Dopo aver cavalcato il cosiddetto «Noemi gate» per cercare di dare un fondamento alle accuse della signora Veronica Lario, secondo la quale il marito «frequenta minorenni» ed è «malato» (chiaramente dal punto di vista - diciamo così - del rapporto con l'altro sesso); dopo aver spiato dal buco della serratura attraverso l'obiettivo del fotografo sardo Antonello Zappadu, che, con i suoi cinquemila scatti, ha immortalato scene di vita quotidiana all'aeroporto di Olbia e a Villa Certosa per tentare di dimostrare da un lato l'uso privato e arbitrario dei voli di Stato da parte del premier, dall'altro il clima a dir poco libertino che vige nella residenza sarda del medesimo... Eccolo ora attaccarsi all'ultimo, roboante scoop, stavolta pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera, che ha deciso di abbandonare la linea istituzionale seguita nell'ultimo periodo per competere, in quanto a gossip, con i rivali de La Repubblica. L'accusa nei confronti del presidente del Consiglio, stavolta, è nientepopodimeno che quella di «induzione alla prostituzione»: Berlusconi avrebbe organizzato feste a Palazzo Grazioli pagando giovani e belle ragazze affinché si intrattenessero con lui nottetempo. Lo racconta al quotidiano di Via Solferino tale Patrizia D'Addario, un'avvenente biondona che sostiene di essere stata per ben due volte invitata nella residenza romana del premier per partecipare a tali feste e di aver registrato tutto.
Ovviamente, poi non importa se quanto viene scritto o riportato si rivela essere una montagna di menzogne e di calunnie; se il presunto testimone attendibile nella vicenda Noemi, l'ex fidanzato della stessa, è un tipo poco raccomandabile, già condannato per furto e in odore di cattive frequentazioni a Casoria; se l'utilizzo dei voli di Stato viene riconosciuto come legittimo dai magistrati; se nessuna foto di Villa Certosa - almeno così lascia intendere lo stesso Zappadu - è compromettente per il presidente del Consiglio; se la giovane D'Addario viene definita poco credibile dallo stesso giornale che pure dà così ampio risalto alle sue dichiarazioni.
No. L'importante è gettare fango in dosi industriali sul premier, in una corsa al ribasso verso le peggiori nefandezze morali che si possano immaginare. Ci manca soltanto che alla vigilia dei ballottaggi di domenica e lunedì esca, sulla Repubblica o sul Corriere (o su entrambi, il che non guasterebbe), un fragoroso scoop sulle terribili sale tortura collocate nelle «secrete stanze» di Arcore per giustiziare i nemici del popolo ed ecco che il catalogo sarebbe esaurito. Pedofilo, abusatore d'ufficio, organizzatore di orge, magnaccia... Oltre che ladro, corruttore e colluso con la malavita - le nuove accuse che si sommano ai vecchi cavalli di battaglia dell'antiberlusconismo duro e puro. Che altro dovremo leggere sulle pagine della tanto glorificata e incensata «grande stampa libera» del nostro paese, ormai trasformatasi in gazzetta del gossip alla stregua di una Novella 2000 qualsiasi?
Qui non è solo una questione di trame e di complotti. E' questione innanzitutto di buon gusto e di senso della misura. Perché è come se in un buon ristorante venisse servito in tavola un grande vassoio pieno di maleodorante e nauseabonda spazzatura, per non dire di peggio. E' vero - si dirà - che La Repubblica ha aumentato le sue vendite da quando ha iniziato a riempire le sue pagine con indiscrezioni sulla vita privata del presidente del Consiglio, e che quindi esiste un pubblico a cui questa spazzatura piace e che è desideroso di cibarsene. Ciò non toglie, però, che gli editori e i direttori di importanti giornali nazionali dovrebbero sempre essere responsabilmente vigili affinché non venga mai superato quel senso del limite di cui sopra.
Quanto alla denuncia del premier di un tentativo eversivo ai suoi danni, alcune domande sorgono spontanee: si rendono conto, il Corriere, la Repubblica e i poteri (economici, politici e istituzionali) che ad essi fanno riferimento, che con le loro recenti campagne danneggiano non soltanto l'immagine del presidente del Consiglio, ma anche quella del paese intero, che egli rappresenta? E, se la risposta è affermativa, perché lo fanno? Quali interessi stanno alla base della loro azione di quotidiana delegittimazione morale del capo del governo? Perché vogliono destabilizzare l'attuale quadro politico e indebolire un esecutivo sorretto da una forte maggioranza liberamente scelta dai cittadini? Se si pensa alla storia italiana degli ultimi quindici anni, cioè a partire dal 1994 e dall'avviso di garanzia inviato a mezzo stampa (guarda caso dal Corriere della Sera) a Berlusconi durante il G7 di Napoli, è chiaro che tali domande non sono campate per aria. Non sono un modo per alimentare le teorie complottistiche a fini di propaganda elettorale. Sono invece i quesiti di chi vuole vivere in un paese davvero normale, in una democrazia matura dove chi vince governa e chi è all'opposizione combatte la sua battaglia con gli strumenti, anche duri e ruvidi, della politica e non del gossip o, peggio, della diffamazione. Sono gli interrogativi preoccupati di chi non vuole vedere l'Italia ripiombare nel caos a causa di un clima di veleni, odio e violenza ideologica che già tanto male ha fatto al paese. Un altro G8 è alle porte. Non vorremmo rivedere un brutto film già visto tre lustri fa.
Gianteo Bordero
venerdì 19 giugno 2009
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