giovedì 6 novembre 2008

RITORNA L'UNIONE

da Ragionpolitica.it del 6 novembre 2008

Proprio nei giorni in cui si celebra la ricorrenza dei defunti e si fa visita ai cimiteri risorge dall'oblio e dalle sue stesse ceneri una creatura politica con la quale credevamo di non dover più fare i conti: l'Unione. Ricordate? Accusata da più parti, in primis dal segretario del Partito Democratico Walter Veltroni, di essere l'origine e la causa di tutti i mali della sinistra italiana, dipinta come un mostro a cento teste obbedienti alla sola regola aurea del «tot capita, tot sententiae», archiviata come uno dei peggiori esperimenti politici della storia repubblicana, oggi l'Unione torna a calcare le scene e a far parlare di sé. Succede in Abruzzo, dove per le elezioni regionali di fine mese si è creata, attorno al candidato dell'Italia dei Valori, Carlo Costantini, una coalizione che comprende anche il Partito Democratico, Rifondazione Comunista, i Verdi, la Sinistra Democratica, i Comunisti Italiani, il Partito Socialista. Tutti insieme appassionatamente come ai vecchi tempi. Non importa se l'Unione, nei due anni al governo, era colata a picco nei consensi; non importa se la scelta di Veltroni di correre insieme soltanto a Di Pietro era stata salutata dagli altri partiti con un memorabile lancio degli stracci in direzione dell'ex sindaco di Roma; non importa se, a causa di tale scelta, la Sinistra Arcobaleno e i Socialisti erano finiti, per la prima volta, fuori dalle aule parlamentari. «Quel ch'è stato è stato, scurdammoce o passato». La parola d'ordine oggi è ricucire, riavvicinarsi, tornare a parlarsi.

Non è detto che quello che succede in Abruzzo sia destinato per ciò stesso a riprodursi nelle identiche modalità anche a livello nazionale in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera, ma vi sono alcuni fatti che debbono far riflettere. Il Riformista di ieri dava notizia dell'imminente scissione in Rifondazione Comunista, dove a fare le valigie saranno Nichi Vendola e la sua corrente, sconfitti al congresso di fine luglio da Paolo Ferrero. Vendola vuol dire Bertinotti, vuol dire l'ala dialogante del Prc, vuol dire il progetto di costituente della sinistra assieme alla Sinistra Democratica di Claudio Fava, di cui già ci è capitato di parlare qualche mese fa
da queste pagine. Secondo il quotidiano diretto da Polito, Vendola e Fava daranno vita, il prossimo 13 dicembre, a «La Sinistra», il nuovo soggetto che probabilmente avrà come protagonisti, oltre ai vendoliani e a Sd, anche la sparuta minoranza interna ai Comunisti Italiani, capitanata dall'ex ministro Katia Bellillo, e i Verdi. Tra le priorità strategiche de «La Sinistra» la ripresa di un più stretto rapporto con il Partito Democratico, senza escludere il ritorno all'alleanza elettorale. Un progetto, questo, ben visto soprattutto da Massimo D'Alema, che ai tempi della fase pre-congressuale di Rifondazione non fece mancare l'appoggio suo e dei suoi uomini di fiducia al governatore della Puglia. Baffino, da sempre critico della «vocazione maggioritaria» in salsa veltroniana, da tempo lavora per la ricostituzione di una coalizione ampia, che non «impicchi» il Pd a Di Pietro e alla sua politica.

Un altro dato su cui riflettere è la riabilitazione in grande stile che Veltroni sta facendo di Romano Prodi, culminata nei pubblici elogi riservati all'ex presidente del Consiglio nel discorso del Circo Massimo. Ora, stante il ritiro dalle italiche scene del Professore, è chiaro che il segretario del Pd, tessendo le lodi del fondatore dell'Unione, punta in ultima analisi a riabilitare soprattutto la formula politica che consentì alla sinistra di conquistare Palazzo Chigi nel 2006. Se Veltroni creda fino in fondo in questa prospettiva oppure se la sposi suo malgrado sotto la pressione degli eventi (l'avvicinarsi di importanti scadenze elettorali) e degli altri maggiorenti del Partito Democratico (D'Alema in primis) non è dato saperlo. Resta il fatto della sostanziale riapertura dei giochi all'interno della sinistra. Per ora, ancora una volta, nel nome del passato e del solito antiberlusconismo - tant'è vero che, tra i protagonisti dell'Unione che è stata e di quella che nuovamente sarà, solo uno è rimasto al suo posto e ora mena le danze, in Abruzzo e non solo: Antonio Di Pietro, il capo assoluto degli anti-Cavaliere. La politica e le idee, forse, verranno dopo. Primum vivere.

Gianteo Bordero

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