da Ragionpolitica.it del 31 ottobre 2008
Come il lupo perde il pelo ma non il vizio, così la sinistra postcomunista italiana perde consensi ma non il suo istinto primordiale: la rivoluzione contro lo Stato e contro l'ordine costituito. Nonostante tutti gli sforzi di cambiare faccia, di darsi un volto «riformista» presentabile di fronte all'elettorato moderato, la sinistra, appena sente il proverbiale richiamo della foresta che proviene dalle piazze in subbuglio e annusa l'odore acre della rivolta, non riesce a resistere e mette in mostra la sua vera natura, la sua vera identità. Lo abbiamo visto dopo i giorni drammatici del G8 2001, quando gli eredi del Pci si schierarono, di fatto, non dalla parte dello Stato e del carabiniere Mario Placanica, ma dalla parte dei contestatori e dei devastatori. E lo vediamo nuovamente oggi, in occasione degli scontri tra studenti a Piazza Navona.
Da qui il giornale-portavoce della sinistra, La Repubblica, con il suo inviato Curzio Maltese, trasmette su internet una cronaca che qui riportiamo nei suoi passaggi principali: «Ho visto un gruppo non di studenti, di neonazisti, arrivare con un camion pieno di spranghe e di armi. Dopo aver picchiato per strada un paio di ragazzi, sono arrivati qua totalmente non voglio dire scortati, ma ignorati dalla Polizia e hanno incominciato a provocare, ad attaccare e a picchiare degli studenti che erano qui, al grido "Duce, duce". Un gruppo di studenti di Roma 3 e di insegnanti di liceo è andato a protestare col funzionario di Polizia addetto alla sicurezza e questo gli ha detto: "Ma quelli sono di sinistra", poi subito dopo ha smentito, secondo l'usanza, di averlo detto... Mi sembra una cosa molto sospetta, molto negativa... Gli incidenti non vengono dalla manifestazione studentesca: sono stati provocati ad arte, temo... La Polizia ha sistematicamente usato le manganellate con gli studenti senza armi e ignorato gli altri. La scena mi ha ricordato per certi versi i momenti peggiori del G8. Spero non sia una strategia su larga scala».
Eccolo qua, bell'è pronto, il nuovo teorema da cavalcare e propagandare in ogni angolo della Penisola: per gettare fango sul movimento studentesco e per delegittimare la pacifica protesta dei giovani lo Stato manda un gruppo di neo-nazi a picchiare i contestatori sotto l'occhio vigile (e complice) della Polizia. A differenza del G8, qui il lavoro sporco viene dato in appalto a quelli di estrema destra e gli uomini in divisa non si sporcano le mani, ma la sostanza è la stessa: è lo Stato autoritario che reprime con la violenza la rivoluzione, che spegne con l'abuso della forza il raggiante «sol dell'avvenire», che invece di ascoltare le ragioni dei manifestanti usa il manganello per tacitare la contestazione. In sostanza: è ancora una volta il ritorno dello Stato fascista, quello che, giorno dopo giorno, toglie spazio alla democrazia e alla libertà per instaurare un regime oppressivo all'interno del quale non è più possibile pensarla in modo diverso e dissentire dal nuovo, ennesimo Duce.
E' da un po' di settimane che il ritornello, dalle parti del Pd, è questo: c'è il rischio di una deriva «putiniana», di uno scivolamento autoritario, di un prosciugamento delle regole democratiche. Lo ha detto anche il segretario Walter Veltroni in più occasioni, da ultimo durante il suo discorso al termine della manifestazione al Circo Massimo, lo scorso sabato, quando ha affermato, rivolgendosi idealmente a Silvio Berlusconi: «L'Italia, signor presidente del Consiglio, è un paese antifascista. A chi le chiedeva se anche lei potesse definirsi così, "antifascista", lei ha risposto con fastidio che non ha tempo da perdere, che ha cose più importanti di cui occuparsi, rispetto all'antifascismo e alla Resistenza». E oggi lo stesso Veltroni, di fronte ai fatti di Piazza Navona, commenta: «I disordini sono stati solo l'aggressione di una parte politica sull'altra». Ovviamente: della destra sulla sinistra.
Così si chiude il cerchio e, in assenza di altri argomenti sui quali costruire un'opposizione che assomigli almeno lontanamente alla sinistra riformista europea, si può continuare a lanciare l'SOS antifascista, credendo con ciò di riuscire a far perdere la bussola non soltanto alla maggioranza e al presidente del Consiglio, ma anche agli italiani che li hanno votati. E' un gioco che alla sinistra postcomunista riesce bene, quello di dissotterrare il suo spirito rivoluzionario e anti-Stato per abbattere nel nome della democrazia governi democraticamente eletti. Per questo occorre che il centrodestra sia vigile e fermo di fronte a chi non ha scrupoli nel soffiare sul fuoco della rivolta per trarne vantaggio politico, costi quel che costi.
Gianteo Bordero
venerdì 31 ottobre 2008
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