giovedì 10 settembre 2009

LA LEGGE SUL FINE VITA RAFFORZERÀ I RAPPORTI TRA GOVERNO E CHIESA

da Ragionpolitica.it del 9 settembre 2009

Lunedì 7 settembre sono giunte, nel giro di poche ore, due autorevoli conferme riguardo all'ottimo stato delle relazioni tra governo italiano e Chiesa cattolica, che molti commentatori avevano presentato come irrimediabilmente compromesso dopo il «caso Boffo». Dapprima è stato il presidente del Consiglio, nel corso della trasmissione Mattino 5, a ribadire che «i rapporti del governo e miei personali con chi guida con prestigio e con autorevolezza la Chiesa cattolica sono eccellenti, da sempre. Sono stati alimentati da un dialogo continuo e tali continueranno ad essere». Poi è stata la volta del direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, il quale, in un editoriale dedicato alla visita del Papa a Viterbo, descrivendo il clima «cordiale» in cui le autorità civili (tra cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta) hanno accolto Benedetto XVI, ha parlato di «un quadro di evidente serenità istituzionale». Dunque, tutti coloro che, sia sul fronte mediatico che su quello politico, hanno tentato di strumentalizzare la vicenda delle dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire per propagandare una crisi dei rapporti tra l'esecutivo e la Chiesa devono riporre nel cassetto le loro speranze.


Del resto, come abbiamo già sottolineato su queste pagine, è interesse comune del governo e dei vertici ecclesiali mantenere un sereno clima di dialogo e collaborazione, nel rispetto delle reciproche competenze e sfere d'azione. Per l'esecutivo non si tratta soltanto di una questione «elettorale», riguardante la tenuta di quel «voto cattolico» che alle ultime elezioni si è diretto principalmente proprio verso il centrodestra, ma anche culturale, visto che l'attenzione ai temi bioetici, la difesa del ruolo sociale ed educativo della famiglia, la valorizzazione delle radici cristiane dell'Italia appartengono al DNA delle forze che compongono l'attuale maggioranza, Popolo della Libertà in primis. Per ciò che concerne invece l'altra sponda del Tevere, dopo i due anni difficili e tormentati del governo Prodi, che con le sue iniziative in materia di coppie di fatto, con le dichiarazioni di suoi ministri a favore di una rottura del Concordato, con lo spirito anti-cattolico di molti partiti dell'Unione aveva fatto incrinare le buone relazioni tra Stato e Chiesa, è chiaro che si guardi con maggiore fiducia e stima alla compagine berlusconiana, che già in passato ha dimostrato in modo tangibile (si vedano, ad esempio, la legge sulla procreazione assistita e il «no» al divorzio breve sul modello francese) di volersi impegnare nella difesa dei valori che stanno alla radice dell'identità italiana e che sono ormai patrimonio comune di laici e credenti.


Questo impegno del governo, più recentemente, si è manifestato con chiarezza in occasione della vicenda di Eluana Englaro. Dopo aver tentato fino all'ultimo di salvare la vita della donna attraverso gli strumenti a sua disposizione, l'esecutivo ha lasciato alla maggioranza parlamentare la definizione di una legge sul fine vita che contenesse il principio-cardine enunciato con queste parole dal presidente del Consiglio il 6 febbraio 2009, durante la conferenza stampa di presentazione del decreto legge «salva-Eluana» poi rigettato dal presidente della Repubblica: «Tutti i cittadini italiani avranno la certezza, qualora cadessero in condizioni di vita vegetativa, di non essere privati della fornitura non di cure, ma degli elementi base della vita, che sono l'acqua e il cibo». Parole in linea con il testo del decreto: «L'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi». La legge sul fine vita è stata approvata al Senato il 26 marzo 2009 e sarà a breve esaminata dalla Camera. Il testo prevede, come punto centrale, che nella dichiarazione anticipata di trattamento - quello che impropriamente viene chiamato «testamento biologico» - possa essere «esplicitata la rinuncia da parte del soggetto ad ogni o ad alcune forme particolari di trattamenti sanitari in quanto di carattere sproporzionato, o sperimentale», ma non possano invece essere inserite indicazioni relative alla possibilità di sospendere l'alimentazione e l'idratazione. Come si vede, si tratta di un testo pienamente coerente con quanto annunciato dal capo del governo e dai partiti di maggioranza nei drammatici ultimi giorni di vita di Eluana.


Non c'è da stupirsi, dunque, che il presidente del Consiglio abbia dichiarato, sempre nel corso dell'intervista a Mattino 5, che questa legge sarà uno dei punti attraverso i quali «consolideremo il rapporto con la Chiesa». Tutto ciò avverrà perché la normativa votata a Palazzo Madama, più che rispondere a una logica confessionalistica, ha fatto salvi due principi di civiltà nei quali si possono riconoscere sia i laici che i credenti, e dunque anche la Chiesa: la sacralità della vita umana e la dignità della persona. Dopo quella sulla fecondazione assistita, anche sul fine vita il centrodestra si appresta a votare un'altra buona legge, nata da un compromesso ragionevole e non al ribasso. Avanti così.


Gianteo Bordero

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