domenica 29 giugno 2008

LE DUE ANOMALIE ITALIANE

da Ragionpolitica.it del 28 giugno 2008

Il circolo mediatico-giudiziario ha ripreso a lavorare a pieno ritmo. La guerra a Silvio Berlusconi e al suo governo è aperta e pubblicamente dichiarata: da un lato il Consiglio Superiore della Magistratura prepara un documento per togliere la patente di costituzionalità (ma non sarebbe competenza della Corte Costituzionale?) alla norma del decreto legge sulla sicurezza che sospende per 12 mesi i processi per i reati che prevedono pene inferiori ai dieci anni; dall'altro lato l'Espresso pubblica una nuova tranche di intercettazioni telefoniche che vedono, tra i protagonisti, anche il Cavaliere. Se i giorni iniziali della XVI legislatura avevano fatto pensare a una distensione del clima istituzionale, tanto che il ministro della Giustizia Alfano poteva presentare le linee-guida del suo mandato al Csm senza riscontrare particolari ostilità e la cosiddetta «grande stampa» analizzava le prime proposte del nuovo esecutivo senza il solito filtro ideologico dell'anti-berlusconismo, ora il termometro, come in passato, è tornato a segnare tempesta.

Siamo ancora una volta, purtroppo, punto e a capo. Segno che vi sono dei nodi insoluti; nodi di sistema, che riguardano la configurazione e l'equilibrio dei poteri in Italia. E' dal 1993 che la magistratura, sotto la spinta della sua corrente più marcatamente orientata a sinistra (Magistratura Democratica), valicando i limiti impostigli dalla Costituzione e spalleggiata dai mezzi di comunicazione ideologicamente affini, ha iniziato nei fatti ad ergersi a potere supremo del nostro ordinamento, esercitando politicamente il suo ruolo e manovrando prima per cancellare dalla scena politica i partiti democratici che avevano governato l'Italia per cinquant'anni, poi per far cadere esecutivi democraticamente eletti dei cittadini. E' accaduto nel '94, con l'ormai storico avviso di garanzia a Berlusconi recapitato a mezzo stampa durante il G7 di Napoli; è accaduto all'inizio del 2008, con le inchieste che hanno messo nel tritacarne il Guardasigilli del governo Prodi, Clemente Mastella, e la sua famiglia. E accade oggi, ancora una volta, con il Cavaliere a Palazzo Chigi.

Questa è la prima, vera, grande anomalia italiana: una magistratura che interpreta il suo compito in termini politici e non giuridici; che ritiene più importante intercettare morbosamente le comunicazioni degli eletti dal popolo invece che dare seguito ai processi «normali», i cui faldoni vengono lasciati marcire in qualche magazzino di qualche procura della Repubblica; che si pensa cioè, violando palesemente l'articolo 104 della Costituzione, come potere e non come ordine. Questa è, come ha detto qualche giorno fa il presidente del Consiglio, una «metastasi della democrazia», perché sovverte l'ordine istituzionale così come esso è stato delineato dai costituenti, ponendo sotto continuo ricatto coloro che sono stati scelti dai cittadini come loro rappresentanti e lasciando intendere che esista una sovranità superiore a quella del popolo.

In una situazione del genere, ci si aspetterebbe che tutta la classe politica - e non solo una sua parte - reagisse convintamente al tentativo di perenne delegittimazione portato avanti dalla magistratura ideologizzata. Invece ci tocca assistere al triste spettacolo di una sinistra incapace di proporre una linea politica autonoma da quella del «partito delle toghe», rappresentato in parlamento dall'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Una sinistra in tutto e per tutto appiattita sul giustizialismo più becero e qualunquista, sul fanatismo forcaiolo dei vari Travaglio, Grillo, Flores d'Arcais. Una sinistra talmente svuotata di ogni contenuto da non saper più avanzare alcuna proposta per porre un freno allo strapotere dei giudici e dei pm, venerati come oggetti di culto a prescindere da ogni contestualizzazione storica.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire. La gauche italiana, che per anni ha cavalcato l'ideologia delle manette facili, dei processi mediatici, delle forche preventive, ne è stata risucchiata a tal punto da perdere se stessa, la sua identità, la sua consistenza come forza politica libera ed autonoma. Col risultato che oggi rimane afona, quando non supina, di fronte al nuovo tentativo di delegittimazione di un governo della Repubblica. Come se la cosa riguardasse soltanto Berlusconi e non anche la classe dirigente nel suo complesso. Come se l'uovo oggi dello sputtanamento del Cavaliere fosse meglio di mille galline (un sistema istituzionale finalmente normale) domani. Come se mille prime pagine sui guai giudiziari del presidente del Consiglio potessero cancellare milioni di voti liberamente espressi dagli italiani. La sinistra è passata dal complesso di superiorità morale al complesso di inferiorità rispetto ai magistrati: una parabola davvero poco edificante, che rappresenta la seconda, grande anomalia del sistema politico italiano. Cambiare è sempre possibile, ma con l'aria che tira di questi tempi non c'è da attendersi nulla di buono da chi ieri annunciava la «nuova stagione» e oggi si è già riallineato al vecchio che ritorna.

Gianteo Bordero

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