lunedì 22 febbraio 2010

COSÌ I POST-COMUNISTI DELEGITTIMANO LA POLITICA

da Ragionpolitica.it del 22 febbraio 2010

La vicenda di Mani Pulite e l'uso che ne è stato fatto da parte della sinistra postcomunista italiana non hanno soltanto distrutto l'intero sistema dei partiti occidentali che avevano governato la tanto deprecata «Prima Repubblica» dal 1948 al 1993; hanno contribuito, soprattutto, alla delegittimazione della politica in quanto tale, come strumento di governo democratico della società e di composizione degli interessi presenti al suo interno. Se non si tiene conto di questo dato oggettivo non si riesce neppure a comprendere perché oggi, di fronte all'inchiesta della Procura di Firenze sulla gestione delle emergenze e dei grandi eventi da parte della Protezione Civile, la gauche nostrana tenti di mandare nuovamente in scena la desolante rappresentazione di una classe dirigente collusa con il malaffare e corrotta sin nei suoi più alti vertici istituzionali. Alla base di tale tentativo vi sono certamente, ancora una volta, la volontà di usare il clamore mediatico suscitato dalle indagini giudiziarie come leva per sovvertire il risultato determinato da libere elezioni e l'idea di stringere un patto d'acciaio con i poteri non eletti per instaurare un governo non politico, ma tecnocratico, del paese. La sinistra a corto di idee, di programmi e di leader - cioè di sostanza politica - si affida di nuovo al deus ex machina di qualche potere forte per riuscire a sbianchettare il voto degli italiani e prendere in mano le redini dell'esecutivo.


Ma c'è di più. Perché la critica da parte dell'ex Pci Bersani e dell'ex pm Di Pietro alla gestione della Protezione Civile mette a nudo la cattiva coscienza di coloro che, più di tutti, hanno tratto giovamento dalle conseguenze delle inchieste del 1992-93 e dalla condanna della politica in quanto tale. Se infatti si è giunti al punto di dover affidare alla struttura oggi guidata da Bertolaso competenze eccezionali per far fronte alle emergenze e per assicurare la buona riuscita di eventi di interesse nazionale, è proprio perché, nel corso degli ultimi sedici anni, abbiamo assistito alla destrutturazione sistematica dei poteri dello Stato (riforma del Titolo V della Costituzione) e perciò del governo da parte della sinistra. Una sinistra che, attraverso leggi come quelle ideate da Franco Bassanini, ha di fatto mandato al macero la tradizionale idea del primato della politica, assegnando ai funzionari, ai burocrati e ai dirigenti un ampio potere discrezionale, un tempo appannaggio degli eletti dal popolo. In nome del mito dell'inaffidabilità del politico e della probità del funzionario si è così via via spolpata la sostanza del governo democratico e del mandato popolare a realizzare le riforme necessarie all'ammodernamento del paese.


Le doglianze e le dichiarazioni scandalizzate rilasciate in questi giorni dai capi del centrosinistra rappresentano perciò il classico caso delle lacrime di coccodrillo, che piange dopo aver divorato le sue vittime. Per anni e anni le anime belle gauchiste hanno fatto a gara per privare di ogni autorità ed autorevolezza lo Stato e di ogni credibilità la nazione nel suo insieme. Hanno contribuito a svendere gran parte del patrimonio pubblico negli anni delle privatizzazioni selvagge degli anni Novanta. Hanno consegnato chiavi in mano a magistrati, media amici, banchieri e boiardi vari il cuore pulsante del potere. E ora si lamentano perché quello Stato e quel governo che essi hanno con sistematica solerzia fatto a pezzi devono far ricorso ai poteri speciali della Protezione Civile per intervenire laddove è in gioco la «faccia» del paese. Siamo veramente al culmine dell'ipocrisia. Non soltanto perché, come ha ben documentato la scorsa settimana Il Giornale, la stessa sinistra si è più volte servita della Protezione Civile nella gestione dei grandi eventi, ma anche e soprattutto perché, ancora una volta, i postcomunisti e i loro alleati giustizialisti giocano al massacro nascondendo sotto il tappeto la polvere delle loro gravi responsabilità storiche. Sperano di raccattare qualche voto in più, nell'immediato, cavalcando l'onda delle inchieste e dell'antipolitica, e continuano a non prendere atto che questa strategia - se così la possiamo chiamare - è la stessa che negli ultimi tre lustri li ha condotti in quello stato di profonda confusione e di crisi politica permanente da cui essi rischiano ancora oggi di essere stritolati.

Gianteo Bordero

Nessun commento: