domenica 6 dicembre 2009

IL PDL PRESENTA AL SENATO UN DISEGNO DI LEGGE SUI DIRITTI DEL CONCEPITO

da Ragionpolitica.it del 5 dicembre 2009

Il Popolo della Libertà rilancia sul tema del diritto alla vita, e lo fa depositando in Senato un disegno di legge che prevede la modifica dell'articolo 1 del Codice Civile. Tale articolo, nella sua formulazione attuale, stabilisce che «La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita» e che «I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all'evento della nascita». La proposta del Pdl, illustrata giovedì durante una conferenza stampa a cui hanno preso parte il presidente del gruppo a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, il vicepresidente vicario, Gaetano Quagliariello, la vicepresidente Laura Bianconi e il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini, chiede che la norma del Codice Civile venga così modificata: «Ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento» e «I diritti patrimoniali che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all'evento della nascita». Nella conferenza stampa di presentazione del ddl il presidente Gasparri ha affermato che si tratta di «un testo molto brave» ma di «una questione grande». Si chiede infatti di sancire nella legislazione italiana la capacità giuridica dell'embrione e quindi di riconoscere al concepito la titolarità dei diritti che ineriscono all'individuo in quanto persona.


Il disegno di legge del Pdl riprende un'analoga proposta legislativa di iniziativa popolare depositata alla Camera dei Deputati il 20 luglio 1995 dal Movimento per la Vita. Essa fu sottoscritta da 400 professori universitari di diritto, biologia e genetica e da 197 mila cittadini, e supportata da una petizione firmata da oltre 1 milione e 400 mila persone. Tale proposta, però, non fu discussa nel corso di quella legislatura (la dodicesima) e neppure in quella successiva. Venne poi ripresentata da molti deputati e senatori nel corso della quattordicesima legislatura, ma anche in quell'occasione non fu mai calendarizzata per la discussione. Da qui la scelta del gruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Madama di riportarla all'attenzione delle Camere in un momento in cui i temi bioetici sono nuovamente divenuti centrali nel dibattito politico nazionale: basti pensare, da ultimo, alla controversa vicenda della commercializzazione della pillola abortiva RU486, che da molti viene considerata come lo strumento per introdurre in Italia l'aborto «fai-da-te». Sono tentativi - ha affermato durante la conferenza stampa Quagliariello - «di scardinare la legge 194 del 1978». Per questo - ha detto ancora - «per tenere salda la trincea bisogna fissarne una più avanzata... Altrimenti rischiamo la deriva».


Nella dettagliata relazione che accompagna il disegno di legge i proponenti fanno riferimento alla legislazione internazionale in materia, innanzitutto alla Convenzione universale sui diritti del fanciullo, approvata il 20 novembre 1989. Al nono punto del Preambolo, la Convenzione stabilisce che «Il fanciullo, a causa della sua immaturità, ha bisogno di una protezione speciale, anche giuridica, sia prima che dopo la nascita». Secondo questo importante documento - che ha trasformato in atto giuridicamente vincolante, per i 193 Stati che l'hanno ratificata, la precedente dichiarazione del 20 novembre 1959 - è quindi possibile applicare anche all'embrione e al feto umano la definizione di bambino. La relazione del Pdl sottolinea poi le «solide acquisizioni della moderna scienza biologica e genetica, secondo le quali la vita umana individuale inizia nel momento del concepimento» e cita numerosi pareri sullo Statuto dell'embrione espressi dal Comitato Nazionale di Bioetica, tutti concordi nell'affermare il «dovere morale di trattare l'embrione umano, fin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone».


Per quanto riguarda la legislazione italiana, la relazione prende in esame l'articolo 22 della Costituzione, il quale stabilisce che «Nessuno può essere privato della capacità giuridica», non chiarendo poi se quel «nessuno» possa essere riferito anche al nascituro. Occorre quindi far riferimento all'articolo 1 del Codice Civile, proprio quello oggetto di richiesta di modifica da parte del Popolo della Libertà. In realtà - spiega la relazione allegata al disegno di legge - esiste già una norma che riconosce i diritti del concepito e lo considera come soggetto titolare di personalità giuridica, ma essa non possiede la medesima portata generale del Codice Civile: è l'articolo 1 della legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita, «che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito». Perciò è opportuno - affermano i presentatori del ddl - «rinforzare e rendere esteso anche in ambiti diversi dalla procreazione medicalmente assistita il principio proclamato dalla legge 40».


Ma quali sono le ricadute che l'approvazione del ddl in questione avrebbe, in particolare per ciò che riguarda la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza? Secondo i senatori del Pdl, coloro che affermano che il disegno di legge sarebbe in contrasto con la vigente normativa sull'aborto partono da un'interpretazione della 194 «assolutamente inaccettabile»: quella per cui la base della legge «sarebbe la negazione dell'identità umana del concepito». E' questa lettura forzata della 194 che ha portato - spiegano - a porre l'accento, in tutti questi anni, soltanto sulla donna, ignorando totalmente «gli interessi e i diritti del concepito». In realtà la legge del 1978, già a partire dall'articolo 1, stabilisce che lo Stato «tutela la vita umana dal suo inizio», che «l'interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite» e che «lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite». In tal senso - affermano i proponenti - il riconoscimento formale della soggettività giuridica del concepito, prevista dal ddl, «è anche un modo per motivare meglio il coraggio delle madri, dei padri e delle famiglie, nonché l'impegno della società in ogni sua articolazione per rimuovere le difficoltà che potrebbero orientare una donna verso l'interruzione volontaria di gravidanza», come espressamente previsto dall'articolo 5 della stessa legge 194. Che non dev'essere abrogata, ma applicata nella sua interezza - cosa che, fino ad oggi, spesso non è avvenuta. E' in questa direzione che muove il disegno di legge del Popolo della Libertà.


Gianteo Bordero

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