domenica 22 novembre 2009

AVANTI CON LE RIFORME

da Ragionpolitica.it del 21 novembre 2009

Con gli indicatori economici che iniziano a segnalare con regolarità l'inizio dell'uscita dell'Italia dalla crisi, e avviandosi quindi a conclusione la fase della gestione dell'emergenza protrattasi per dodici mesi, il governo Berlusconi può finalmente imprimere un'accelerata alla realizzazione dell'agenda riformatrice contenuta nel programma presentato agli elettori il 13 e 14 aprile del 2008. Non che nell'ultimo anno l'esecutivo non abbia messo in campo importanti provvedimenti «di sistema»: basti pensare, ad esempio, alla riforma della Pubblica Amministrazione fortemente voluta dal ministro Brunetta, all'avvio dell'iter che condurrà alla piena attuazione del federalismo fiscale, al disegno di legge sullo sviluppo promosso dal ministro Scajola, agli interventi in campo scolastico del ministro Gelmini, alla riforma del codice di procedura civile - solo per citarne alcuni tra i più rilevanti. Ma oggi, con il barometro della situazione economica che ha smesso di segnare tempesta (si vedano, da ultimo, i dati Istat relativi alla produzione industriale), vi sono le condizioni oggettive per mettere mano a nodi ancora insoluti, che non potevano essere sciolti mentre il governo era impegnato a tener dritta la barra del timone in mezzo ai marosi della crisi - un compito gravoso che però è stato svolto in maniera ferma e responsabile, con risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti: il paese ha reagito meglio di molti altri al periodo di grave difficoltà che ha investito l'intero pianeta, e anche grazie agli interventi studiati dall'esecutivo ha potuto evitare di vedere la crisi economica trasformarsi in una pericolosa e potenzialmente devastante crisi sociale.

Tra le riforme che il Berlusconi IV metterà in cantiere nei prossimi mesi spiccano per importanza quelle relative a tre grandi capitoli di governo: la fiscalità, la giustizia e le istituzioni. Per quanto riguarda il primo punto, è stato lo stesso presidente del Consiglio, pochi giorni fa, ad annunciare che, con l'uscita dalla fase acuta della crisi, l'esecutivo si dedicherà, sempre «compatibilmente con la situazione dei conti pubblici», da un lato ad una prima riduzione dell'Irap e, dall'altro lato, alla messa in cantiere del cosiddetto «quoziente familiare», in base al quale le tasse che il singolo dovrà pagare allo Stato saranno calcolate anche tenendo conto della composizione del nucleo familiare. Sul secondo tema, quello della giustizia, è già stato presentato al Senato il disegno di legge per ridurre i tempi dei processi, vera e propria piaga che affligge il sistema giudiziario italiano, mentre sono già in fase di discussione, nelle commissioni parlamentari, la riforma del processo penale e dell'avvocatura. A questi provvedimenti seguirà, come ha dichiarato venerdì il capo del governo nel suo messaggio alla sesta conferenza nazionale dell'Avvocatura, «l'indispensabile riforma costituzionale della giustizia, che porrà in condizione di effettiva parità l'accusa e la difesa nel processo». E sempre in tema di modifiche costituzionali - terzo capitolo di intervento riformista del governo - è ferma intenzione dell'esecutivo e della maggioranza portare avanti un progetto di ammodernamento delle istituzioni ripartendo da alcune proposte già contenute nella riforma costituzionale del 2001-2006, poi naufragata col referendum del giugno di quell'anno: rafforzamento dei poteri del premier, sfiducia costruttiva, riduzione del numero dei parlamentari. E, soprattutto, sarà sul tappeto la questione, già sollevata in modo esplicito da Berlusconi, dell'elezione diretta del capo del governo.

E' evidente che si tratta di riforme che avranno un forte impatto nei vari settori oggetto di intervento. Riforme - come detto in precedenza - «di sistema» che, per poter essere realizzate, richiedono due precondizioni politiche fondamentali: una maggioranza unita e determinata nel portare a termine il programma di governo e un forte sostegno dell'elettorato. Sulla prima questione, dopo giorni incerti e confusi, un punto fermo è stato posto dal presidente del Consiglio con la nota ufficiale del 18 novembre: smentendo categoricamente le insistenti voci di elezioni anticipate, Berlusconi ha affermato: «Il mandato che abbiamo ricevuto dagli elettori è di governare per i cinque anni della legislatura, ed è questo l'impegno che stiamo già portando avanti con determinazione e che intendiamo concludere nell'interesse del paese. La maggioranza che sostiene il governo è solida anche al di là di una dialettica interna che comunque ne accentua le capacità ideative». Sul secondo punto, quello che riguarda il consenso popolare, i sondaggi degli ultimi giorni da un lato confermano la tenuta del gradimento dei cittadini per l'azione di governo, dall'altro segnalano una crescita della fiducia nel principale partito di maggioranza, il Popolo della Libertà, che secondo l'ultima rilevazione effettuata dall'Istituto Piepoli per il quotidiano Libero riscuote il 38,5% dei consensi, con un +3,2% rispetto alle elezioni europee del giugno scorso.

E' chiaro, in conclusione, che le condizioni politiche ed economiche per poter procedere sul cammino delle riforme ci sono tutte. Quindi, avanti senza indugi per continuare l'opera di buongoverno iniziata un anno e mezzo fa.

Gianteo Bordero

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