giovedì 22 maggio 2008

IL RITORNO DEL GOVERNO

da Ragionpolitica.it del 22 maggio 2008

Sicurezza, rilancio dell'economia, questione rifiuti. Parte da qui il cammino del Berlusconi IV. Parte dall'affronto di quei temi e di quei problemi che già in campagna elettorale avevano rappresentato il cuore della proposta programmatica del Popolo della Libertà e della Lega Nord. Parte da Napoli, dalla città simbolo del non governo, per far comprendere agli italiani che ora, finalmente, un governo c'è. C'è un esecutivo che decide, un esecutivo non più ostaggio dei veti incrociati e dei diktat paralizzanti che impediscono il dispiegarsi di un'azione amministrativa forte e coerente, infine un esecutivo che governa per e non contro. L'opposto, insomma, di ciò a cui ci avevano abituato, nei passati due anni, il governo Prodi e una maggioranza divisa praticamente su tutto e tenuta insieme soltanto dall'odio nei confronti del «nemico» e dalla volontà di cancellare i provvedimenti che tale «nemico» aveva realizzato.

Il segnale che giunge dal Consiglio dei ministri riunito a Napoli è innanzitutto questo: l'Italia ha nuovamente un governo nella pienezza dei suoi poteri. Questo, del resto, è ciò che gli elettori hanno chiesto a gran voce nelle elezioni del 13 e 14 aprile, stanchi del penoso spettacolo offerto dall'Unione e del continuo «teatrino» che per venti mesi ha visto opporsi sulla scena, l'un contro l'altro armati, ministri dello stesso governo, leaders dei partiti facenti parte della stessa coalizione, peones dello stesso partito in cerca di visibilità e ribalta mediatica. Mentre questa drammatica telenovela andava in onda tutti i giorni, senza soluzione di continuità, nei Palazzi del potere, nelle aule parlamentari, sui giornali e alla tv, l'Italia rimaneva di fatto priva di un governo degno di tal nome, che affrontasse a testa alta e con mano ferma i tanti problemi sul tappeto, che hanno invece potuto continuare a crescere e ad aggravarsi in tutta tranquillità - anche in questo caso, Napoli docet, con i cumuli di monnezza che, ora dopo ora, si trasformavano in vere e proprie montagne di rifiuti.

Silvio Berlusconi porta dunque sulle spalle il peso gravoso di dover porre rimedio anche a questo vuoto di governo dei problemi lasciatogli in eredità dal centrosinistra di marca prodiana. La sfida è di enormi proporzioni, ma già da ora, da questi primi giorni della sedicesima legislatura e dal Consiglio dei ministri di Napoli, si può cogliere un secondo dato (oltre a quello del «ritorno del governo») di assoluta rilevanza politica, invero poco sottolineato dalla gran parte dei commentatori: la definitiva affermazione di uno dei capisaldi del berlusconismo sin dalle sue origini, ossia di quella «nuova moralità della politica» che consiste nel mantener fede alla parola data ai cittadini in campagna elettorale. Se gli italiani hanno consegnato la maggioranza parlamentare nelle mani del centrodestra è anche - e forse soprattutto - perché sapevano che votare per Berlusconi e per i suoi alleati dava maggiori garanzie, rispetto alla preferenza data al centrosinistra, sul piano concreto dell'affidabilità, del mantenimento cioè delle promesse elettorali nell'azione quotidiana di governo. Consapevole di ciò, il leader del Popolo della Libertà ha giocato la sua campagna elettorale non sul terreno dell'ideologia, ma della prassi. Ed ha avuto ragione.

Ora il quarto governo Berlusconi è atteso alla prova dei fatti. Le questioni sul tappeto sono tante, ma la scelta di entrare subito in medias res, partendo proprio dall'affronto delle tre maggiori «emergenze» nazionali, dà la misura di quanto il nuovo esecutivo sia consapevole delle attese dei cittadini e della loro volontà di avere un governo che sia tale, cioè che funzioni e dia risposte efficaci ai problemi, mettendo in pratica quanto preannunciato nei mesi precedenti la competizione elettorale. Da questo punto di vista, la semplificazione del quadro politico e il mutato atteggiamento dell'opposizione nei confronti del Cavaliere (ancora da verificare sul terreno dopo le aperture verbali dei giorni scorsi) possono creare quelle condizioni di sistema necessarie affinché l'esecutivo possa da un lato dispiegare interamente la sua azione riformatrice e, dall'altro lato, soddisfare le domande provenienti da larga parte dell'elettorato - non solo da quello che ha votato centrodestra.

Gianteo Bordero

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