domenica 18 maggio 2008

DIALOGO IN NOME DEL BENE COMUNE

da Ragionpolitica.it del 18 maggio 2008

Il nuovo clima instauratosi tra i due schieramenti politici, suggellato ieri dal faccia a faccia a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, deve essere letto alla luce di un dato oggettivo che costituisce una sorta di imprinting del Berlusconi quater: il nuovo governo è nato - e per un po' di tempo dovrà continuare ad operare - in un quadro nazionale caratterizzato da uno stato d'emergenza su materie che toccano da vicino la vita quotidiana degli italiani: la sicurezza, i salari, il caro-vita, i rifiuti. E' su questi temi che, come è stato da molti rilevato, il nuovo esecutivo è chiamato a dare risposte immediate. Ma, trattandosi appunto di «emergenze», sarebbe illusorio pensare che problemi che si trascinano ormai da anni, e le cui cause sono da ricercarsi in storture del sistema-paese che vengono da lontano, possano essere risolti con un colpo di bacchetta magica e con provvedimenti che non toccano alla radice le criticità che rendono faticoso il cammino dell'Italia nel contesto globale.

Su questo punto, il presidente del Consiglio è stato molto chiaro, tanto nel corso della campagna elettorale quanto in questo inizio di sedicesima legislatura; coloro che parlano di una radicale «metamorfosi» berlusconiana (dal Berlusconi d'assalto al Berlusconi pacificatore) dovrebbero comprendere che essa, più che essere dettata dalla volontà del leader del Popolo della Libertà, è stata imposta dagli eventi stessi, dalla realtà. Una realtà che, a tutt'oggi, non lascia spazio agli svolazzamenti pindarici sullo stato del paese, ma chiede che al consueto ottimismo della volontà (a cui il Cavaliere ci ha abituati) corrisponda un solido realismo della ragione. Un realismo che obbliga a chiamare le cose con il loro nome, riconoscendo la drammatica profondità e la nodosa complessità dei problemi che oggi l'Italia si trova a dover affrontare. Tant'è vero che lo stesso presidente del Consiglio e i ministri che guidano alcuni dicasteri-chiave si sforzano ogni giorno di sottolineare come i primi provvedimenti che il nuovo governo si accinge a varare siano solo il primo passo per uscire dallo stato d'emergenza, una boccata d'aria per far comprendere ai cittadini che la rotta è cambiata e che il paese, come recitava il motto della campagna elettorale del Popolo della Libertà, può davvero incominciare a rialzarsi. Si tratta di uno sforzo di realismo che, presumibilmente, accompagnerà tutto il cammino del Berlusconi quater e che, se mantenuto, non potrà che portare buoni frutti per l'Italia e per gli italiani.

E' in quest'ottica e all'interno di questo quadro che va collocata quella che alcuni commentatori hanno definito la «stagione del dialogo» tra maggioranza ed opposizione sui grandi nodi insoluti del sistema-paese, a partire dalle riforme istituzionali e costituzionali e dalla questione dei salari. L'iniziativa berlusconiana del riconoscimento del governo ombra del Partito Democratico e le aperture del presidente del Consiglio sul cosiddetto «statuto dell'opposizione» non devono essere pensate, come lo stesso Berlusconi ha affermato nel corso del dibattito sulla fiducia alle Camere, a mo' di un inciucio consociativo tra i due schieramenti: quello a cui punta il capo del governo è invece dare il senso di una responsabilità comune di tutta la classe politica italiana di fronte alle emergenze che il paese si trova ad affrontare; il senso di una consapevolezza trasversale di quelli che sono i problemi sul tappeto; il senso di una compattezza del sistema politico nel suo complesso per quanto riguarda lo spirito di fondo con cui aggredire i mali che rendono meno facile e tranquilla la vita dei cittadini.

Sia Silvio Berlusconi che Walter Veltroni, in questi giorni, hanno posto l'accento sul bene comune e sulla necessità di trasmettere al paese il sentimento di uno sforzo di crescita che va oltre gli schieramenti partitici e riguarda tutti i protagonisti della vita sociale, politica ed economica italiana. E' l'unico modo credibile, questo fare appello alle energie e all'iniziativa di tutti i cittadini, per affrontare a testa alta lo stato d'emergenza e per ridare al paese quella fiducia, quello slancio, quel senso di appartenenza a un popolo che, soli, possono far uscire l'Italia dalle secche in cui è finita. E' la realtà a dettare il metodo. Berlusconi e Veltroni lo hanno compreso, ed è sulla base di tale consapevolezza che si avviano ad una stagione di responsabilità - ciascuno nel suo campo - nel nome dell'interesse comune del paese.


Gianteo Bordero

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