da Ragionpolitica.it del 3 maggio 2008
Il governo Prodi si congeda dagli italiani nello stesso modo in cui, due anni fa, si presentò sulla scena: come un governo «etico» incaricato di riportare sulla retta via un paese di elusori ed evasori fiscali. E lo fa con lo stesso nome e lo stesso volto dell'ideatore del Grande Fratello fiscale, il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco, che un attimo prima di sgomberare il suo ufficio dà il via libera alla pubblicazione su internet delle dichiarazioni dei redditi di tutti gli italiani, senza alcun preavviso e con buona pace del rispetto della tanto invocata (a parole) privacy. Il furore giacobino di Visco non conosce tregua e non si ferma di fronte a nulla - neppure di fronte al sacrosanto diritto dei cittadini di non vedere messi in piazza all'improvviso e nel modo più «brutale» possibile i dati sui loro guadagni.
La decisione del viceministro uscente (peraltro contestata dal Garante per la privacy, che dopo poche ore ha bloccato l'accesso alle pagine web in questione) è la proverbiale ciliegina sulla torta di una politica che, nonostante si fosse auto-proclamata grande vendicatrice dei contribuenti onesti e paladina dei ceti meno abbienti, ha finito, con le sue scelte, per colpire proprio gli anelli più deboli della catena sociale italiana. Lo ha fatto dapprima, all'inizio del cammino del governo Prodi, instaurando un clima da «terrore» fiscale che ha mortificato gli italiani di ogni genere e grado; lo ha fatto, poi, con la Finanziaria 2006, con una grandinata di tasse, imposte e balzelli che si è abbattuta indistintamente su tutti i cittadini ed ha portato ad un impoverimento generale dei contribuenti «normali»; lo fa, ora, con un provvedimento che rischia di mettere in imbarazzo coloro che, per un motivo o per l'altro, non presentano dichiarazioni dei redditi da capogiro - sono proprio costoro, secondo l'inquietante logica economica di Visco, i potenziali evasori da colpire con la mannaia dello Stato guardone.
Questa assurda politica fiscale è stata senz'altro una delle cause maggiori della sonora sconfitta della sinistra alle elezioni del 13 e 14 aprile: non c'è dubbio sul fatto che gli italiani abbiano voluto, tra le altre cose, dire «basta» al sistema-Visco e a tutte le sue pesanti implicazioni sulla vita quotidiana. Perciò non è da escludere che sia proprio una sorta di sete di vendetta nei confronti degli elettori ad aver mosso, più o meno consapevolmente, il viceministro uscente dell'Economia nella pubblicazione on line delle dichiarazioni dei redditi. Come qualche tempo fa Visco fece pagare un conto salato al generale comandante della Guardia di Finanza Roberto Speciale, che aveva «osato» mettere il naso nella vicenda Unipol-Bnl, rimuovendolo dalla guida delle Fiamme Gialle, così è possibile che oggi egli abbia voluto consumare il suo risentimento nei confronti degli italiani, che hanno fatto tornare al potere Berlusconi, sventolando in piazza i dati dei loro 730.
Per fortuna questi sono gli ultimi colpi di coda di un governo che ha scritto una delle pagine peggiori della nostra storia repubblicana, guidando il paese mosso da un moralismo sfrenato e da un dirigismo etico che hanno sfibrato il tessuto sociale italiano, indebolito le energie di crescita del sistema, mortificato il senso dell'ottimismo necessario per produrre benessere e ricchezza. Significativamente, è proprio Vincenzo Visco, l'icona e la quintessenza delle politiche economiche e fiscali prodiane, a girare l'ultima pagina del libro del governo dell'Unione. Fra pochi giorni, con il varo del Berlusconi IV, gli italiani potranno finalmente tornare a leggere un'altra storia - il cui protagonista, grazie al cielo, non sarà più un vampiro.
Gianteo Bordero
sabato 3 maggio 2008
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