da Ragionpolitica.it del 16 maggio 2008
Più che una dichiarazione di voto sulla fiducia ad un governo, quella pronunciata ieri alla Camera da Antonio Di Pietro aveva tutta l'aria di una dichiarazione di guerra. L'ex pm di Mani Pulite ha indossato nuovamente la toga per la sua arringa contro il nemico di sempre, facendo risuonare nell'aula di Montecitorio non le parole di un ragionamento politico, ma le accuse più svariate (le solite, già ascoltate mille volte) nei confronti di Berlusconi. «Conosciamo bene - ha detto il leader dell'Italia dei Valori rivolgendosi al presidente del Consiglio - la sua storia personale e giudiziaria e quella dei tanti dipendenti e sodali che si è portato in parlamento con sé a titolo di ringraziamento per i favori e le omertà di cui si sono resi complici... Conosciamo bene la tela sul controllo dell'informazione e sul sistema di disinformazione che ha messo in piedi». E ancora: «Lei odia i giudici indipendenti che fanno il loro dovere, a lei quei giudici fanno orrore! Lei vuole solo una giustizia forte con i deboli e debole con i forti! Lei vuole solo una giustizia che fa comodo a lei, una giustizia a suo uso e consumo, e quando non le basta si fa le leggi apposta per fare in modo che la giustizia funzioni come dice lei... Lei è in conflitto di interesse con se stesso e nulla vuole fare per risolverlo». E si potrebbe continuare...
Parla dunque Di Pietro, ma sembra di ascoltare Marco Travaglio o Michele Santoro, o Paolo Flores D'Arcais, i paladini dell'antiberlusconismo militante, gli irriducibili dell'odio contro il Cavaliere, quelli che, da quindici anni a questa parte, ritengono che egli non debba essere affrontato e sconfitto con argomenti politici, ma attraverso l'uso politico della giustizia, facendo tintinnare le manette (o le monetine) come nel '93 - l'anno d'oro del giustizialismo made in Italy. Poco importa se Berlusconi è stato assolto in tutti i processi che lo hanno visto coinvolto, se tutta la lunga serie delle accuse rivoltegli si è rivelata priva di fondamento. L'importante, per Di Pietro & CO., è ripetere ossessivamente, fino alla nausea, tutti i teoremi che per più di un decennio hanno intorbidato il clima politico e sociale del paese, impedendo che si giungesse alla maturazione di un bipolarismo non più guerreggiato in nome dell'odio contro una sola persona, ma giocato attorno al confronto tra programmi, idee e progetti per il governo del sistema-Italia.
Ora che questa maturazione ha ricevuto una significativa accelerazione grazie all'iniziativa di legittimazione reciproca portata avanti da Walter Veltroni e Silvio Berlusconi - una legittimazione definitivamente sancita nei due giorni di dibattito sulla fiducia alla Camera dei Deputati - a Di Pietro non resta che inasprire ancora di più i toni, smettendo i panni istituzionali (del ministro delle Infrastrutture prima ed ora del parlamentare) per tornare a vestire quella toga che tanta fortuna gli ha garantito a partire dalle inchieste di Mani Pulite. Così il fondatore dell'Italia dei Valori sceglie di presentarsi come il vero, unico oppositore di Berlusconi e del centrodestra: «Da oggi - ha affermato durante il suo intervento a Montecitorio - esiste ed esisterà un'opposizione forte, decisa e senza compromessi: quella dell'Italia dei Valori... Noi crediamo che lei abbia fatto e si sia messo a fare politica per i suoi interessi personali e giudiziari; è questa la verità che non ci toglie nessuno. Noi non le diamo la fiducia».
Parole, queste pronunciate da Di Pietro, che mostrano come la sua strategia punti non soltanto alla delegittimazione dell'avversario politico, ma anche a erodere consensi al Partito Democratico, che ha scelto (lo testimoniano gli interventi di Piero Fassino e Walter Veltroni alla Camera) di percorrere fino in fondo la strada del dialogo con il nuovo governo, ponendo fine a quella sorta di «guerra civile» che ha contraddistinto i rapporti tra gli schieramenti politici negli anni passati. Ora che la sinistra antagonista è rimasta fuori dalle aule parlamentari, l'ex pm ha scelto di rappresentare lui l'opposizione radicale al centrodestra berlusconiano, non più - come accadeva con Rifondazione, i Verdi e i Comunisti Italiani - in termini ideologici, ma in quelli di pura contestazione giustizialista della legittimità politica di Berlusconi e delle forze che lo sostengono. In questo senso, oggi è proprio l'Italia dei Valori la vera forza anti-sistema del panorama politico italiano. Un problema che investe anche il Partito Democratico - alleato di Di Pietro nella competizione elettorale del 13 e 14 aprile - e la definizione della sua strategia politica per gli anni a venire.
Gianteo Bordero
venerdì 16 maggio 2008
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