da Ragionpolitica.it del 24 marzo 2010
Il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, ha parlato chiaro. Nella sua prolusione al Consiglio Permanente della Cei, collegando la dura condanna dell'aborto - espressa con termini talmente forti da non lasciare spazio a interpretazioni di sorta - alla scadenza elettorale di domenica e lunedì prossimi, il porporato ha lanciato un messaggio esplicito ai cattolici. Un messaggio che va ben oltre il richiamo generico al rispetto dei valori che stanno a cuore alla Chiesa. Non si tratta tanto di un'indicazione di voto, quanto di un monito a non concedere la propria preferenza ai partiti che si oppongono più o meno apertamente a quei «principi non negoziabili» («La dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l'indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna») che Papa Benedetto XVI ha più volte indicato come i cardini su cui può reggersi una politica autenticamente umana.
Affermando poi che è su tali principi che «si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa, la libertà di impresa finalizzata al bene comune, l'accoglienza verso gli immigrati rispettosa delle leggi e volta a favorire l'integrazione, il rispetto del creato, la libertà dalla malavita in particolare quella organizzata», il cardinale ha fatto piazza pulita di un diffuso malinteso: quello secondo il quale possono essere collocati sullo stesso piano, senza ordine gerarchico, i valori promossi dal magistero morale e sociale della Chiesa. Sulla base di tale malinteso, negli anni successivi alla fine della Democrazia Cristiana e della Prima Repubblica, è stato propagandato il luogo comune per cui sarebbe sostanzialmente equivalente, per un cattolico, votare per il centrodestra (raffigurato come più attento ai valori bioetici) o per il centrosinistra (dipinto come paladino dei valori sociali). Attraverso questa vulgata, in realtà, si è voluto mascherare il fatto che la gauche italiana esprimeva, come esprime oggi, posizioni che sono in netto contrasto con i capisaldi della dottrina cristiana in materia di vita, famiglia, libertà di educazione. In sostanza, si è voluto far credere che i cattolici che votavano per una sinistra laicista e ormai intrisa di posizioni radicaleggianti, potevano benissimo mettere tra parentesi, nel nome della presunta promozione di valori quali la solidarietà, l'attenzione agli ultimi, la tutela del lavoro - come se il centrodestra fosse nemico di tali sacrosanti valori! - la difesa dei principi non negoziabili in campo bioetico. Oggi, con le sue parole, il cardinal Bagnasco pone fine a questo maldestro tentativo di falsificazione della realtà.
Le dichiarazioni del presidente della Cei, del resto, non nascono dal nulla. Esse trovano un solido fondamento teologico nell'ultima enciclica di Benedetto XVI, la Caritas in veritate. In questo documento il Papa ha indicato la questione bioetico-antropologica come la nuova, grande questione sociale dei nostri tempi: «Occorre affermare - ha scritto - che la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica, nel senso che essa implica il modo stesso non solo di concepire, ma anche di manipolare la vita, sempre più posta dalle biotecnologie nelle mani dell'uomo». Nel momento in cui si afferma l'idea che la vita umana sia un prodotto della tecnica, che ne può disporre a piacimento a partire dal momento del concepimento fino a quello della morte, il Pontefice ricorda che lo sviluppo dei popoli «è legato intimamente allo sviluppo di ogni singolo uomo» e che esso «degenera se l'umanità ritiene di potersi ri-creare avvalendosi dei "prodigi" della tecnologia». Quindi anche i temi classici della dottrina sociale della Chiesa vanno oggi riletti alla luce dell'affermarsi di una «mentalità prometeica» che rischia di cancellare, di fatto, lo stesso soggetto protagonista dello sviluppo sociale: l'uomo così come lo abbiamo conosciuto da migliaia di anni a questa parte.
E' per questo che la bioetica non può non diventare la nuova frontiera dell'impegno dei cattolici in un ambito, come quello della politica, chiamato non di rado a legiferare su questioni (aborto, procreazione medicalmente assistita, fine vita) attorno alle quali si gioca non soltanto la partita tra schieramenti, ma anche e soprattutto il destino delle nostre società. E' questo il cuore del messaggio con cui il cardinal Bagnasco, alla vigilia di un voto importante come quello del 28 e 29 marzo, ha voluto richiamare l'attenzione dei cattolici, affinché abbiano chiara l'importanza di un «evento qualitativamente importante che in nessun caso converrà trascurare», perché «in esso si trasferiscono non poche delle preoccupazioni cui si è fatto riferimento».
Gianteo Bordero
mercoledì 24 marzo 2010
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