da Ragionpolitica.it del 21 gennaio 2010
E' stato detto e scritto, nei giorni scorsi, che le alleanze in vista delle prossime elezioni regionali devono essere stipulate sulla base di accordi locali che vadano al di là delle rigide logiche di schieramento nazionale. Questa affermazione, che contiene indubbi elementi di verità, non coglie però tutti i fattori in gioco nella battaglia che i partiti si apprestano a combattere. Innanzitutto è chiaro che i risultati che usciranno dalle urne il prossimo 23 marzo saranno valutati dagli osservatori, dall'opinione pubblica e dagli stessi dirigenti partitici come una cartina di tornasole dei rapporti di forza, a livello nazionale, tra e negli schieramenti: ciò che conterà, alla fine, sarà in primis il numero di amministrazioni regionali che un polo sarà riuscito a strappare all'altro, e poi la formazione politica (e persino, all'interno di essa, la «corrente») a cui appartiene il nuovo governatore. Se dunque l'esito del voto di marzo, come tutti candidamente lasciano intendere, sarà valutato secondo una prospettiva nazionale (le regionali sono considerate come una sorta di elezioni di mid-term per saggiare la tenuta dell'attuale maggioranza di governo) è evidente che anche la fase di definizione delle alleanze non può sfuggire del tutto a questa logica. Tanto più che non ci troviamo di fronte ad elezioni in sperduti Comuni e piccole Province, bensì in Enti che, per poteri esercitati, fondi erogati e «poltrone» disponibili, possono di fatto essere accostati alle Amministrazioni centrali.
Ciò che mette in crisi lo schema consolidatosi negli ultimi quindici anni in occasione delle regionali è la presenza sulla scena di un partito, l'Unione di Centro, che ha già manifestato senza giri di parole la sua intenzione di scegliere caso per caso i compagni di viaggio, senza alcun vincolo di schieramento nazionale, ma avendo come fine ultimo da un lato quello di alzare il prezzo dell'accordo laddove essa potrebbe risultare decisiva, dall'altro quello di creare scompiglio nel centrodestra e nel centrosinistra in vista della destrutturazione dell'attuale bipolarismo auspicata da Pier Ferdinando Casini. Così, se per un verso ciò a cui i due poli guardano è la proiezione a livello nazionale del risultato delle regionali, per un altro verso essi sono costretti a ingoiare la minestra della «logica locale» laddove l'Udc è l'ago della bilancia per assegnare all'uno o all'altro la palma del vincitore. Se non fosse in campo il partito di Casini, e se esso non fosse in alcune situazioni decisivo, probabilmente nessuno, soprattutto in un centrodestra che i sondaggi danno ancora largamente maggioritario rispetto al centrosinistra, si sentirebbe in dovere di far ricorso al caro, vecchio argomento dell'«ottica locale». E' un modo garbato per nobilitare una scelta che sarebbe solo ed esclusivamente dettata dalla realpolitik.
Un altro elemento di cui tenere conto è il fatto che il presidente del Consiglio ha già manifestato la sua volontà di imprimere alla campagna elettorale per le regionali una forte caratterizzazione governativa, mostrando i risultati ed i successi ottenuti dall'esecutivo in quasi due anni di attività. Berlusconi vuole partecipare attivamente alla campagna e, come già accaduto in passato, la sua presenza itinerante per lo Stivale può senza dubbio rappresentare quel valore aggiunto in grado sia di mobilitare quella parte di elettorato di centrodestra che tradizionalmente si reca con entusiasmo alle urne solo se in ballo c'è una vera partita politica nazionale, sia di calamitare i molti incerti rilevati in queste settimane dai sondaggi, sia di andare a pescare nell'elettorato centrista laddove l'Udc stringerà accordi con il centrosinistra, che in molti casi verranno percepiti come innaturali rispetto al Dna di principi e valori del partito.
Se da un lato, dunque, per ragioni di realismo politico può essere accettato in alcuni casi il sostegno dell'Unione di Centro ai candidati del centrodestra, soprattutto in quelle Regioni che alla fine dei conti saranno decisive per poter parlare di vittoria o sconfitta sul piano nazionale, dall'altro lato non bisogna dimenticare che spesso, con Berlusconi in campo, ad essere decisive non sono state la somma algebrica dei voti sulla carta e le strategie studiate a tavolino, ma le formidabili campagne politiche del Cavaliere nelle città italiane, il contatto diretto del leader con il suo popolo, la forza attrattiva e imprevedibile di colui al quale gli elettori continuano ad assegnare, da tre lustri a questa parte, un consenso senza pari nella storia della Repubblica.
Gianteo Bordero
giovedì 21 gennaio 2010
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1 commento:
riuscirà Berlusconi ad accaparrarsi l'unione coi centristi? forse è un pò mera convenienza per arrivare a vincere le elezioni?!
http://www.loccidentale.it/articolo/il+pdl+affida+al+cav.+il+dossier+udc+e+%22strappa%22+magdi+allam+a+casini.0085005
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