da Ragionpolitica.it del 23 gennaio 2010
Le primarie pugliesi del centrosinistra, che formalmente sono state presentate come lo strumento per sbrogliare l'intricata matassa della candidatura alla presidenza della Regione, nella sostanza sono il banco di prova per la nuova strategia di alleanze inaugurata dal segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani. In ballo vi è, soprattutto, la possibilità di testare a livello locale una nuova versione del centro-sinistra (rigorosamente col trattino) grazie all'intesa tra il Pd e l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Affinché ciò possa avere effettivamente luogo, è necessario che ad uscire vincitore dalle primarie di domenica sia Francesco Boccia, un moderato sponsorizzato da Enrico Letta e gradito all'Unione di Centro. In caso contrario, se dovesse avere la meglio (come già accaduto cinque anni or sono) il governatore uscente Nichi Vendola, esponente di Sinistra, Ecologia e Libertà, partito dell'area massimalista della gauche nostrana, addio Udc e addio nuovo centro-sinistra, almeno per il momento.
Già il fatto che le primarie abbiano luogo rappresenta un'indubbia vittoria di Vendola, che ha tenuto duro di fronte a tutti i tentativi dei dirigenti del Pd, D'Alema in primis, di farlo recedere dalla candidatura per lasciare spazio a un nome digeribile dall'Unione di Centro. Nonostante gli scandali che in questi ultimi anni hanno investito la sua giunta, soprattutto per quanto concerne la gestione della sanità, a quanto pare il presidente uscente gode ancora di un'ampia fiducia nell'elettorato di centrosinistra, probabilmente grazie al suo stile non immune da un certo populismo di maniera, sapientemente condito, da un po' di mesi a questa parte, con una buona dose di vittimismo: lui, Nichi il puro, il poeta della politica nobile, circondato da un branco di iene e sciacalli pronti ad avventarsi sulla sua carcassa al termine del mandato elettorale. Aver resistito tra scandali, inchieste e accuse di malaffare indirizzate contro di lui e contro la sua squadra di governo è anche questa una vittoria di Vendola, che, rimpasto dopo rimpasto, è riuscito ad arrivare alla meta della scadenza naturale dei cinque anni ed ora si ripresenta al popolo della sinistra chiedendo la fiducia per un altro giro di pista alla guida della Regione.
Così facendo, Nichi ha mandato su tutte le furie la nuova segreteria del Partito Democratico, e soprattutto, come dicevamo, quel Massimo D'Alema che non solo è stato il grande sponsor di Bersani nella corsa per la guida del Pd, ma che proprio in terra pugliese ha uno dei suoi cosiddetti «feudi». Pensando di poter fare, in ragione di ciò, il bello e il cattivo tempo, Baffino ha peccato - come sempre - di superbia. Ha cioè fatto i conti senza l'oste, il quale ora gli ha presentato il salato prezzo da pagare: appunto le primarie - una parola che a D'Alema fa venire l'orticaria al sol sentirla pronunciare. Lo stratega Massimo ha dunque dovuto fare buon viso a cattivo gioco, scendendo in Puglia all'assemblea del partito per spiegare ai suoi, con discorsi in perfetto politichese di vecchio conio, questo semplice concetto: o mangiamo la minestra (le primarie) o saltiamo la finestra (perdiamo la Regione e spacchiamo ulteriormente il partito). E la minestra l'ha dovuta ingollare pure Boccia, che di andare nuovamente alla conta con Vendola non ne voleva proprio sapere, dopo la bruciante sconfitta del 2005.
In questa situazione, a gongolare non è stato soltanto Vendola, com'è ovvio. La vicenda ha ridato fiato anche alla minoranza interna del Partito Democratico - leggi veltroniani e franceschiniani - che, fiutata l'aria, non soltanto si sono schierati dalla parte del governatore uscente, inscenando clamorose proteste nel corso delle assemblee di partito, ma ne hanno anche approfittato per tornare alla carica contro la debolezza e l'inconcludenza del segretario e del suo mentore D'Alema, accusati di voler sacrificare sull'altare dell'alleanza con l'Udc le intese consolidate con gli altri partiti del centrosinistra, portando il Pd verso nuove e clamorose sconfitte.
Stando così le cose, ed essendo così alta la posta in palio anche all'interno del Pd, pensare che domenica i militanti democratici si mobilitino in massa per la causa di Boccia (e quindi di Bersani e D'Alema) è a tutt'oggi un mero esercizio di ottimismo. Visto che le primarie sono aperte a tutti i cittadini pugliesi, il candidato del Pd dovrà sperare nel «soccorso bianco» degli elettori dell'Udc o in quello «viola» dell'Italia dei Valori, ammesso e non concesso che ciò sia sufficiente per rimontare lo svantaggio registrato dai sondaggi on line dei quotidiani pugliesi, che mentre scriviamo danno Vendola al 78% e Boccia al 22%, per un totale di circa ventimila votanti telematici. «Troppo bello per essere vero», commentano dallo staff del governatore uscente. Di certo, un segnale non incoraggiante per Boccia.
Gianteo Bordero
sabato 23 gennaio 2010
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