giovedì 7 gennaio 2010

NÉ OROSCOPI NÉ PREVISIONI ECONOMICHE. LA LIBERTÀ VIENE PRIMA

da Ragionpolitica.it del 5 gennaio 2010

Benedetto XVI ha fatto dell'Angelus domenicale un'occasione per proporre e riproporre in poche parole - cinque minuti soltanto di discorso - le verità fondamentali del cristianesimo presentate dalle letture e dalla liturgia del giorno. E' il modello perfetto dell'omelia, che va al cuore dell'annuncio cristiano e lo offre con gioia e semplicità, ma senza edulcorazione alcuna, all'uomo del nostro tempo. Così la scorsa domenica, prima del 2010, il Papa ha parlato del procedere del tempo storico (un nuovo anno che incomincia, con le attese e le speranze che l'accompagnano) alla luce della scansione del tempo liturgico (il tempo di Natale che per la Chiesa si conclude con la memoria del battesimo di Gesù). E ha mostrato come quest'ultimo sia in grado di illuminare e riempire di significato il primo. In altre parole: il mistero cristiano dell'incarnazione, del «Verbo che si è fatto carne», svela il senso del cammino storico dell'umanità e di ogni singola persona. La storia di Dio entra nella storia dell'uomo, il tempo divino entra nella dinamica del tempo umano, e quindi dell'esistenza degli individui e dei popoli, non per cancellarne la drammaticità, bensì per accompagnarla con discrezione verso il suo fine ultimo.


Il cristianesimo, così, supera da un lato la «generica religiosità» e, dall'altro, il «fatalismo». Perché qui non siamo di fronte a un Dio ignoto e senza volto, e neppure a un Destino oscuro che prestabilisce e predetermina ogni passo della storia umana e della vita della persona. Per l'annuncio cristiano, infatti - ricorda Benedetto XVI richiamandosi alle tre letture bibliche del 3 gennaio - «Dio non è soltanto creatore dell'universo - aspetto comune anche ad altre religioni - ma è Padre, che "ci ha scelti prima della creazione del mondo, predestinandoci ad essere per lui figli adottivi"». E' per questo che Egli «è arrivato fino al punto inconcepibile di farsi uomo». Da qui sgorga la vera speranza dell'umanità: «La storia ha un senso, perché è abitata dalla Sapienza di Dio».


Ma ciò non comporta in alcun modo una riduzione o una contrazione della libertà dell'uomo: non sono tolte, come per magia, le asperità del cammino, la fatica del vivere e dello scegliere; non è spazzata via la possibilità di un rifiuto, il voltare le spalle all'incontro con il Nazareno. Né è fatta fuori la responsabilità, cioè il dovere di rispondere alla chiamata di Cristo. Allo stesso modo, non è cancellata la gioia che nasce dal dire «sì», dall'aderire al mistero d'amore di un Dio che dona tutto se stesso per la salvezza dell'uomo, per la sua felicità. In sostanza: «Il disegno divino - dice il Papa - non si compie automaticamente, perché è un progetto d'amore, e l'amore genera libertà e chiede libertà. Il Regno di Dio viene certamente, anzi, è già presente nella storia e, grazie alla venuta di Cristo, ha già vinto la forza negativa del maligno. Ma ogni uomo e donna è responsabile di accoglierlo nella propria vita, giorno per giorno».


Ed è qui, sul terreno della libertà, che si incontrano infine il tempo storico e il tempo liturgico, l'inizio del 2010 e il Natale di Gesù. Circondati dagli oroscopi e dai vaticini di maghi ed astrologi, sommersi dalle previsioni degli economisti, sembra che il percorso del nuovo anno sia già segnato in partenza e che sia in balìa di un Fato tanto rigido quanto lontano da ogni possibilità di modifica da parte del singolo e delle comunità. Certo - afferma Benedetto XVI - «i problemi non mancano, nella Chiesa e nel mondo, come pure nella vita quotidiana delle famiglie. Ma, grazie a Dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti. La nostra speranza è in Dio». Queste e le precedenti parole del Papa non sono soltanto la riaffermazione di una secolare verità di fede, ma anche la riproposizione del confortante principio laico - e se vogliamo illuminista - secondo cui alla libera iniziativa, alla responsabilità, alla creatività dell'uomo, e non alla superstizione e al Destino «cinico e baro», sono in buona parte affidate le sorti della società e del mondo. Nessuna crisi è mai veramente definitiva, se l'uomo non perde se stesso e non taglia le sue radici.

Gianteo Bordero

Nessun commento: