sabato 28 febbraio 2009

LA SCUOLA, IL BULLISMO E IL SESSANTOTTO

da Ragionpolitica.it del 28 febbraio 2009

E' comparso in questi giorni su YouTube un video a suo modo shoccante, girato prima di Natale in una scuola di Rho, l'istituto tecnico Cannizzaro, da alcuni studenti dediti a riprendere le loro «imprese» vandaliche all'interno dell'aula durante il cambio d'ora: sedie gettate a terra, bottiglie lanciate dalla finestra, pareti deturpate. Fin qui niente di nuovo rispetto a molti altri filmati a cui, purtroppo, abbiamo quasi fatto il callo, e che dimostrano a quale punto di degrado si sia permesso che la scuola arrivasse, a quale infimo livello di assenza di serietà e autorevolezza, a quale stato di incuria educativa - fermo restando che, per quanto riguarda quest'ultimo punto, responsabilità importanti ricadono anche sulle famiglie.

La poco edificante «novità» del video inserito in rete dagli studenti lombardi è che i protagonisti, per dare un inquietante «tocco di originalità» al loro bullismo, non accontentandosi di emulare le gesta di altri loro colleghi, hanno preso a incendiare il crocifisso appeso alla parete dell'aula. Nel breve filmato si possono osservare i devastatori che, vedendo che il legno stenta ad infiammarsi, incitano il compagno con l'accendino, e non appena la croce iniziare a bruciare esplodono in un tripudio di «gioia»... Poi il video si interrompe.

Come detto, questo filmato, di per sé, non aggiunge nulla di nuovo a quanto già sapevamo circa il fenomeno del bullismo nelle scuole, contro il quale si è impegnata sin dall'inizio del suo mandato, e non senza conseguire risultati, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, determinata a dare un sacrosanto e quanto mai necessario giro di vite finalizzato a ripristinare nelle scuole italiane la disciplina, il decoro, la serietà e le nozioni di base dell'educazione civica, anche grazie alla rinnovata importanza restituita al voto in condotta, che è tornato ad essere discrimine per essere promossi o bocciati.

Quello che colpisce, nel video girato nell'istituto rhodense, è la rappresentazione plastica delle ragioni che stanno alla base di quel terribile vuoto che sembra tragicamente cingere d'assedio le vite quotidiane di tanti giovani italiani. Non si tratta soltanto di quella che viene comunemente chiamata «assenza di valori», che è spesso un modo ipocrita con il quale il radicalismo chic prende le distanze da quella che ritiene essere la «feccia» della società. Più in profondità, occorre riconoscere che se siamo arrivati a questo punto è anche perché - e, forse, proprio perché - la cultura dominante negli ultimi decenni, diciamo dal '68 in poi, ha sovvertito non tanto i «valori» nella loro astrattezza, ma la tradizione sulla quale il nostro popolo si era da secoli fondato per organizzare la sua convivenza.

E la scuola è stata drammaticamente al centro di questa destrutturazione (spirituale, culturale e pedagogica) della tradizione italiana, teorizzata e alacremente perseguita dai nuovi guru dell'intellighenzia sessantottina. La parola d'ordine è divenuta il rifiuto dell'autorità, accompagnata dal rigetto di tutto ciò che sapeva di legami con un passato che ci si voleva lasciare alle spalle nel nome di un futuro radioso all'insegna della «vera libertà». Così anche l'educazione non ha più voluto significare il radicamento in una storia, in un'esperienza di popolo, in una cultura che porta con sé il respiro dei secoli, ma è divenuta il momento della «liberazione»: dai tabù, dai poteri costituiti, dai dogmi, dai vincoli, dalla morale ereditata dai nonni...

Questo è ciò che nella scuola (e più in generale nello spazio pubblico) si è respirato per trent'anni, ogni giorno, ed era inevitabile che i risultati fossero quelli che oggi tutti abbiamo sotto gli occhi. Ma il caso di Rho ci ricorda un dato in più: se vi è stata la perdita di autorevolezza, di credibilità, di serietà e, in fondo, di senso della scuola - una perdita di cui le varie e sfaccettate forme di bullismo sono conseguenza - è perché, in fondo, si è deciso di gettare nel dimenticatoio, prima ancora che i valori, l'educazione e il decoro, ciò che per secoli quei valori, quell'educazione e quel decoro ha fondato e reso fertili: il crocifisso che oggi viene dato alle fiamme dagli eredi della cultura anti-tradizionale, sfociata in un nichilismo disarmante.

Gianteo Bordero

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