mercoledì 24 settembre 2008

VOGLIA DI GIUSTIZIA

da Ragionpolitica.it del 23 settembre 2008

Il 59% degli italiani ritiene necessaria e non procrastinabile una riforma che renda più efficiente, rapido e vicino al cittadino il sistema giudiziario. Se a ciò si aggiunge un altro 33% secondo il quale tale riforma è opportuna, ma non prioritaria, si arriva a un 92% di nostri connazionali comunque favorevoli a una svolta decisa in materia di giustizia. I dati emergono da un sondaggio ISPO per il Corriere della Sera, pubblicato sul quotidiano di Via Solferino domenica 21 settembre. Si tratta di numeri che parlano chiaro e che non lasciano spazio a dubbi: la stragrande maggioranza degli italiani vuole un'amministrazione della giustizia più efficace, soprattutto per quanto riguarda l'azione punitiva nei confronti della criminalità. Al punto che potremmo affermare che la riforma del sistema giudiziario rappresenta un corollario del bisogno di sicurezza dei cittadini, i quali non vogliono soltanto maggiore ordine e tranquillità nei centri cittadini e nelle periferie, ma anche un sistema di repressione che, nel momento in cui tale ordine e tale tranquillità venissero violati, sia pronto ad entrare in azione all'insegna della «tolleranza zero», garantendo poi una certezza della pena reale e non solo verbale.

Stando così le cose, non deve stupire un altro dato fornito dal sondaggio condotto da Renato Mannheimer: il 68% degli italiani dà una valutazione negativa dell'attuale sistema giudiziario italiano, ritenendolo evidentemente non all'altezza della situazione. La fiducia nei confronti della magistratura continua a scendere: basti pensare che nello scorso mese di gennaio essa si attestava, secondo un'indagine Eurispes, al 42,5%. Il dato che oggi l'ISPO rileva è agli antipodi rispetto ai primi anni Novanta, gli anni d'oro di Mani Pulite e della grande ondata giustizialista, quando il gradimento per l'opera di giudici e pm viaggiava attorno al 70%. E' chiaro che i grandi processi mediatico-giudiziari contro i politici non interessano più la maggior parte dei cittadini (resta lo zoccolo duro rappresentato dai seguaci di Antonio Di Pietro, Paolo Flores d'Arcais, Marco Travaglio, Beppe Grillo), i quali chiedono innanzitutto che la magistratura si occupi con severità di quei reati che li colpiscono con sempre più alta frequenza nella vita quotidiana (furti, rapine, scippi, minacce, ricatti, violenze personali di vario genere) e che, nella maggior parte dei casi, o restano impuniti oppure vedono il colpevole cavarsela con qualche mese di detenzione (quando va bene) e libero, dopo poco tempo, di tornare a delinquere.

I numeri citati, infine, sembrano smentire le tesi secondo cui quelli della sicurezza e dell'efficienza della giustizia sarebbero problemi creati ad arte da Berlusconi e dal centrodestra per fomentare l'allarmismo e conquistare così facili consensi. L'intellighenzia politicamente corretta, in questi ultimi mesi, ha continuato imperterrita ad affermare che l'insicurezza e il malfunzionamento del sistema giudiziario sono mere «percezioni» a cui non corrisponde alcuna realtà. Ora, dati alla mano, delle due l'una: o il 92% degli italiani vive in uno stato ipnotico, per cui ogni volontà del presidente del Consiglio diventa per ciò stesso legge per la coscienza e ogni sua parola è creduta vera a prescindere, oppure i problemi esistono sul serio e davvero pesano negativamente sulla vita quotidiana dei cittadini. In quest'ultimo caso, si rovescerebbero le parti e ad essere profeti di irrealtà non sarebbero il premier e i partiti che lo sostengono, ma quegli opinionisti che parlano di «bolle» mediatiche pronte a scoppiare al primo impatto col reale.

Lo ha fatto Barbara Spinelli su La Stampa di domenica, lo stesso giorno nel quale il Corriere ha pubblicato il sondaggio di Mannheimer e in cui - ironia della sorte - proprio il quotidiano torinese ha dato grande risalto, anche in prima pagina, ai fatti di Castelvolturno, con la rivolta dei nigeriani che ha messo a ferro e fuoco la cittadina campana dopo l'attentato camorristico di venerdì. Ancora la stessa Stampa, sabato 20 settembre, aveva ospitato un'intervista al vescovo di Capua nella quale il presule affermava: «Qui il vero problema è che ci sono troppi nigeriani, gente intelligente ma dedita piuttosto alla droga e alla prostituzione... Il litorale domizio ha 7 mila africani su 30 mila abitanti. 27 chilometri di terra di nessuno... Episodi molto crudi sono frequenti». La Spinelli si faccia dunque un giro a Castelvolturno e dintorni per vedere se è davvero così irreale il bisogno di sicurezza e di durezza della pena da parte dei cittadini comuni: capirà che la realtà italiana è molto diversa dalle «bolle di sapone» prodotte nei salotti intellettuali. Dalle «bolle» alle «balle» il passaggio è breve...

Gianteo Bordero

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