sabato 30 ottobre 2010

SESTRI LEVANTE. AREE EX FIT, AL PEGGIO NON C'È MAI FINE

Testo dell'intervento che ho tenuto durante il Consiglio Comunale del 29 ottobre 2010 in merito alla variante al Piano di Riqualificazione Urbana delle aree ex Fit di Sestri Levante.

Vi sono due domande fondamentali che questa sera ci dobbiamo porre, in ordine alla nuova variante al Piano di Riqualificazione Urbana delle aree ex Fit sottoposta alla nostra attenzione. Due domande molto semplici e strettamente collegate tra loro. La prima: questa variante corrisponde agli interessi generali della città? La seconda: questa variante prevede più cemento o meno cemento a Sestri Levante? E’ dalla risposta a tali quesiti che credo debba dipendere il voto che il Consiglio Comunale e i gruppi che ne fanno parte esprimeranno al termine di questa discussione. Non sono domande capziose, perché è evidente che quella delle aree ex Fit e delle scelte che per tali aree sono state compiute è una questione che non soltanto riguarda una parte significativa del territorio di Sestri Levante, ma anche e soprattutto riflette l’indirizzo amministrativo che ha guidato l’azione delle Giunte che hanno governato la città negli ultimi quattordici anni. Quello che è stato realizzato a partire dall’elaborazione del PRU per le aree ex Fit reca su di sé il segno da un lato della de-industrializzazione, dall’altro lato della cementificazione e della progressiva saturazione del territorio, segnali evidenti, questi ultimi, di una preoccupante assenza di una politica ambientale degna di tal nome.


Tornando alle due domande che ho posto all’inizio, per arrivare a formulare una risposta ad esse è necessario prendere in esame i punti centrali della variante per poi inserirli in un quadro d’insieme.


Il primo punto nevralgico della delibera che andremo tra poco a votare consiste nell’inclusione dell’area comunale di Cantine Mulinetti all’interno del perimetro del PRU delle aree ex Fit. Tale scelta viene spiegata, nella Relazione Illustrativa della variante, con motivazioni – cito testualmente – “legate prioritariamente alla bonifica dell’area industriale dismessa ed alla volontà della Civica Amministrazione di realizzare un Parco con caratteristiche di elevata qualità paesaggistica e funzionale, obiettivo difficilmente raggiungibile – prosegue la Relazione – limitando la zona verde all’area ex Fit”. Alcune domande sorgono spontanee: non sarebbe stato meglio, da tutti i punti di vista, come peraltro previsto inizialmente, mettere in opera una radicale bonifica del sottosuolo di un territorio caratterizzato, come si poteva leggere nello Studio di Impatto Ambientale redatto nel 1998 dallo studio Apua, da “un forte livello di inquinamento”? Solo oggi ci si rende conto che la scelta compiuta in luogo dell’originaria previsione di modalità di bonifica ha creato, come esplicitamente scritto nella Relazione Illustrativa, “la necessità di rinunciare agli originari obiettivi e caratteri compositivi degli spazi verdi?” E ancora, solo oggi ci si rende conto – cito sempre dalla Relazione – che “la decisione di prevedere la realizzazione di un complesso sportivo in una porzione dell’area destinata a parco… ha consistentemente ridotto gli spazi disponibili per le sistemazioni del verde e creato le condizioni per un ripensamento complessivo di assetti e funzioni del cosiddetto parco urbano”? E infine, solo oggi si scopre che – leggo ancora dalla illuminante Relazione Illustrativa – “la collocazione in sicurezza dei terreni inquinati provenienti dagli scavi della UA4 sull’area destinata a parco ha creato l’ultimo e rilevante vincolo… su di una ulteriore parte dell’area destinata a parco”?


In attesa di una risposta da parte dell’Amministrazione, che certo non può fingere di essere arrivata oggi alla guida della città, quello che appare chiaro è che in seguito alle scelte operate negli anni scorsi sulle aree ex Fit non sarebbe possibile, allo stato attuale delle cose, realizzare il cosiddetto “polmone verde” della città, il tante volte annunciato parco urbano. La conferma sta nei numeri riportati dalla Relazione Illustrativa del progetto, nella parte relativa al confronto tra il PRU vigente e la variante. Nel progetto approvato nel 1999 era prevista la sistemazione di un’area di 29.765 mq a parco. Nella variante propostaci questa sera l’area destinata a parco si riduce a 22.450 mq, ricadente per 12.690 mq nel comparto ex Fit e per 9.760 mq nelle aree del sedime dell’Aurelia e di Cantine Mulinetti. Insomma, il concetto è chiaro: no Mulinetti, no Parco. E’ l’ennesima conferma del fatto che questa Amministrazione ha dato priorità assoluta non al verde e all’ambiente, come richiesto dai cittadini, bensì alla cementificazione ed alla saturazione del territorio. Non è un’opinione del sottoscritto, ma è ciò che emerge, come abbiamo visto, dagli stessi documenti allegati al progetto di variante.


Ma poi – e vengo al secondo punto nodale della delibera – è veramente il recupero di spazi per la realizzazione del Parco lo scopo della variante? Se stiamo ancora una volta a quanto scritto nella Relazione Illustrativa, la risposta è purtroppo negativa. Tant’è vero che la Relazione compie un mutamento linguistico di non poco conto, e non parla più semplicemente di “parco”, bensì di “parco-parcheggio”. E con ciò è detto tutto: non si tratta in primo luogo di realizzare quello che da molti anni la città attende – il parco appunto – e che alla città è dovuto secondo le previsioni della prima Convenzione stipulata con il proprietario delle aree ex Fit e con il soggetto attuatore del PRU. No, la priorità assoluta è quella di nuovi parcheggi, come peraltro si desume in maniera chiara anche dalla tabella contenente il cronoprogramma della variante. Avremo quindi un parcheggio alberato di interscambio con 343 posti auto e un’area sosta per camper localizzata a ridosso della ferrovia (il posto ideale e più tranquillo per sostare con un camper!).


Ma non è tutto. Perché - e così vengo al terzo punto centrale della delibera - ecco arrivare anche un’autorimessa privata in via della Chiusa, nella zona classificata come UA4. Un’autorimessa su tre livelli interrati (per un totale di 345 box) con sistemazione esterna a verde e parcheggi (86 posti auto pubblici). La destinazione d’uso di tale autorimessa – afferma la Relazione Illustrativa – “è di tipo privato, a servizio della residenza e delle attività del terziario presenti nell’area”. Credo che in questo caso si sia usata una parola sbagliata: il posteggio su tre piani non sarà “a servizio” della residenza, bensì “a pagamento” della residenza. Infatti, come è evidente, i primi beneficiari della costruzione dell’autorimessa, la cui realizzazione – guarda caso – ha la priorità nel cronoprogramma della variante, non saranno di certo i sestresi. Ancora una volta, dunque, prima il cemento, e poi, se verrà, il verde. Andando anche in questo caso a fare il raffronto tra il PRU vigente e la variante, si nota che l’introduzione della struttura interrata su tre livelli comporta ulteriore cementificazione per 10.323 mq. L’indirizzo politico è chiaro: prima la saturazione del territorio e poi, se verrà, la politica ambientale.


A meno che non si voglia spacciare per politica ambientale - e passo così al quarto punto importante - la decisione, contenuta nella variante, di ridimensionare la previsione del nuovo collettore fognario. Che non arriverà più dalle aree dell’ex Tubifera fino al cosiddetto “depuratore” di Portobello, bensì si fermerà in Piazza Bo. Il resto lo farà il vecchio collettore, con risultati che possiamo prevedere esalanti. E’ l’ennesima dimostrazione, questa, dell’attenzione che l’attuale Amministrazione riserva all’ambiente, in continuità ideale e reale con coloro che tempo addietro decisero che il luogo migliore per costruire un depuratore a Sestri Levante era nientepopodimeno che la Baia del Silenzio.


Quinto punto. I costi degli interventi previsti dalla variante che stiamo discutendo. In totale, le previsioni, come da tabella allegata agli atti, parlano di un costo complessivo di 4.043.817,32 euro. Di questi, 1.409.317,32 deriveranno da oneri di urbanizzazione e oneri aggiuntivi. 210.000 euro arriveranno poi da altre risorse private. Le risorse pubbliche previste ammontano invece a 2.424.500 euro. In considerazione delle osservazioni precedenti, mi pare che ancora una volta il rapporto costi/benefici, tra risorse pubbliche impiegate e vantaggi per la città sia purtroppo sbilanciato a sfavore dei sestresi. Del resto, è così sin dagli inizi dell’operazione sulle aree ex Fit. E’ stato così, continua ad essere così.


Non si vede dunque, in questa delibera, alcun significativo mutamento di rotta rispetto al passato. Non c’è discontinuità, non c’è un minimo di autocritica, non c’è insomma la consapevolezza del fatto che le scelte compiute sulle aree ex Fit sono state un danno, e non un vantaggio, per la città. L’unica cosa che si riesce a dire di fronte al provvedimento che tra poco voteremo è che si tratta solo nominalmente di una “variante”, mentre sostanzialmente non fa che confermare le scelte di fondo di un piano nato male e che rischia di finire peggio, propagando i suoi effetti negativi per molto tempo ancora. Immaginiamo per un attimo di essere un sestrese del futuro che fra trent’anni, in una serata come questa, transita nelle aree ormai ribattezzate, con un acronimo, CML. Immaginiamo il suo sguardo triste di fronte alle tapparelle chiuse, alle seconde case vuote, ai parcheggi deserti, all’area camper senza camper. Gli sembrerà di essere come il protagonista del più bel romanzo di Dino Buzzati “Il deserto dei Tartari”: “Là dove la strada finisce, fermo sulla riva di un mare di piombo – in questo caso di cemento – tutto così da immemorabile tempo”.

Gianteo Bordero
Capogruppo “Il Popolo della Libertà” - Sestri Levante 

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