tratto da Il Predellino dell'8 settembre 2010
intervista a Gianteo Bordero
Sul botta e risposta tra il Predellino e Famiglia Cristiana, abbiamo intervistato Gianteo Bordero, giovane e brillante vaticanista cresciuto alla scuola di don Gianni Baget Bozzo, di cui è stato amico e collaboratore. Genovese, classe 1976, laurea in filosofia su G.K. Chesterton e studioso di teologia e storia della Chiesa, Bordero dal 2003 scrive su Ragionpolitica.it, giornale fondato da don Gianni e oggi diretto da Alessandro Gianmoena.
di Andrea Camaiora
Bordero, che cosa pensa della recente polemica tra il Predellino e Famiglia Cristiana, con tanto di possibile intervento per vie legali?
Trovo singolare che Famiglia Cristiana dichiari di voler adire vie legali per questioni che, a quanto ho letto sul Predellino, attengono squisitamente alla sfera teologica e dottrinale. Forse il settimanale dei Paolini pensa che un tribunale dello Stato possa essere competente in materia di fede e di morale cattoliche? Ci troveremmo di fronte a un clamoroso caso di ingerenza al contrario, con un giudice statale chiamato da una rivista cattolica a deliberare su questioni sulle quali l’ultima e definitiva parola spetta solo ed esclusivamente alla Chiesa e al Papa.
Famiglia Cristiana, nella richiesta di rettifica inviata al Predellino, afferma che negli anni scorsi non vi è stato alcun “commissariamento” della rivista da parte del Vaticano. E’ così?
“Commissariamento” è una parola che attiene alla sfera degli incarichi politici, e solo per trasposizione motivata da ragioni di chiarezza giornalistica è entrata nel gergo dei commentatori di cose ecclesiastiche. Resta il fatto che Giovanni Paolo II, nel 1997, approvò un decreto con il quale si stabiliva l’invio, presso la Famiglia Paolina, di un delegato pontificio che “in suo nome e per suo incarico” era chiamato a “esercitare tutte le funzioni spettanti normalmente sia al superiore generale che al superiore provinciale d'Italia in relazione alle opere apostoliche in Italia, quali i periodici e le Edizioni San Paolo e società collegate”. La notizia ebbe risalto sui media, i quali parlarono esplicitamente proprio di “commissariamento”. Il 28 febbraio di quell’anno titolava, ad esempio, il Corriere della Sera: “I Paolini commissariati dal Papa”. A seguire, nel suo commento, il vaticanista Luigi Accattoli faceva notare che si trattava di “una decisione rara nel governo papale: Giovanni Paolo II qualcosa di simile l’ha già fatto solo con la Compagnia di Gesù”. Di “decisione del Papa di commissariare” i Paolini parlò pure Repubblica il 2 marzo del 1997. Le dimissioni dell’allora direttore di Famiglia Cristiana, don Leonardo Zega, le cui posizioni in materia di morale sessuale vennero ritenute da molti come la causa scatenante del conflitto con la gerarchia, arrivarono l’anno successivo, il 1998.
Famiglia Cristiana sostiene anche di non aver “mai preso sistematicamente posizioni radicalmente divergenti dalla dottrina cattolica”.
Anche la grande maggioranza dei teologi e una parte dei vescovi erano convinte, ai tempi del dibattito che precedette l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI (1968), di sostenere posizioni di morale sessuale conciliabili con la dottrina cattolica e in linea con la carità evangelica. Poi arrivò la storica e coraggiosa decisione di Papa Montini, il quale, contraddicendo teologi e vescovi, mostrò chiaramente che il “depositum fidei” non è un corpo malleabile a seconda dei tempi, delle mode e delle culture dominanti: esso è un dono di verità che la Chiesa è chiamata ad amare e custodire. Proprio questo amore obbediente e questa custodia fedele sono la condizione necessaria affinché i cattolici, approfondendo ogni giorno di più il rapporto col Mistero di Cristo, possano andare incontro agli altri uomini e proporre al mondo non la loro verità, ma la Verità che hanno ricevuto in dono. Spesso si pensa – e si è pensato soprattutto nel post Concilio – che per comunicare Gesù al mondo occorra assimilarsi ad esso: in questa prospettiva la dottrina cristiana viene vista come un fardello insopportabile, come qualcosa di inservibile per l’esistenza dell’uomo contemporaneo. E così o viene accantonata oppure annacquata. Questa visione ha prodotto soltanto, nell’ordine: svuotamento delle chiese, impoverimento della teologia e confusione tra i fedeli.
Rispetto agli anni Ottanta, oggi Famiglia Cristiana fa parlare di sé soprattutto per le sue prese di posizione politiche. Che ne pensa di questa linea editoriale?
Sono d’accordo con quanti, anche all’interno della Chiesa, hanno deplorato il livore ideologico che emerge dagli attacchi di Famiglia Cristiana all’attuale governo. Manca inoltre, a mio avviso, quella prudenza di giudizio che un settimanale cattolico dovrebbe per sua natura mantenere, curandosi di approfondire per bene gli argomenti di volta in volta trattati ed evitando di adottare criteri di valutazione esterni alla sapienza cristiana e mutuati dai giornali che vanno per la maggiore.
mercoledì 8 settembre 2010
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