lunedì 13 settembre 2010

RELATIVIZZARE DIO SIGNIFICA RELATIVIZZARE LA DIGNITÀ DELL'UOMO

da Ragionpolitica.it del 13 settembre 2010

E' molto chiaro il messaggio che Benedetto XVI ha voluto lanciare col suo discorso pronunciato durante la presentazione delle lettere credenziali del nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede: quando si affievolisce l'affermazione della dignità e della centralità della persona umana, si spalancano le porte a ogni genere di sopruso e si pongono le basi per la disgregazione della società. Tutto nasce, secondo il Papa, dalla dimenticanza del carattere personale del Dio cristiano e dall'affermarsi di una vaga religiosità incapace di fondare una vera cultura della vita, una solida morale, una feconda crescita sociale: «Al posto del Dio personale del cristianesimo, che si rivela nella Bibbia, subentra un essere supremo, misterioso e indeterminato, che ha solo una vaga relazione con la vita personale dell'essere umano». Alla base delle parole del Pontefice vi è la consapevolezza che la storia della nostra civiltà, dell'Europa a cui apparteniamo, è fondata sul principio secondo cui l'essere personale dell'uomo è analogia dell'essere personale di Dio: il Dio cristiano, che per sua stessa essenza è relazione d'amore tra le Persone trinitarie, entra in rapporto con l'uomo creato «a Sua immagine e somiglianza». La creazione è cioè già essa stessa il «tu» rivolto da Dio all'uomo, che rende possibile il «tu» dell'uomo a Dio. Tolto questo legame ontologico, la relazione personale tra creatura e creatore, la dignità umana diventa una variabile dipendente dalle culture, dalle mode, dal potere, dal pensiero dominante nella società.


L'affermarsi di una concezione di Dio impersonale e indeterminata ha conseguenze esiziali, secondo Papa Benedetto, nel campo della giustizia e della legislazione, perché quando diviene prevalente l'idea di un Dio «che non conosce, non sente e non parla, e, più che mai, non ha un volere, il bene e il male alla fine non sono più distinguibili». L'esito di tale convinzione è che «l'uomo perde la sua forza morale e spirituale, necessaria per uno sviluppo complessivo della persona». E «l'agire sociale viene dominato sempre di più dall'interesse privato o dal calcolo del potere, a danno della società». I segnali che mostrano come questa tendenza operi oggi a livello sociale e politico si possono scorgere - dice il Pontefice - nei dibattiti e talvolta anche nelle leggi che toccano temi indissolubilmente legati alla centralità della persona umana e sui quali il magistero cattolico ha definito alcuni principi «non negoziabili»: la vita e la famiglia.


La vita. Secondo Benedetto XVI «le nuove possibilità della biotecnologia e della medicina ci mettono spesso in situazioni difficili che rassomigliano a un camminare sulla punta della cresta. Noi abbiamo il dovere di studiare diligentemente fin dove questi metodi possono fungere d'aiuto per l'uomo e dove invece si tratta di manipolazione dell'uomo, di violazione della sua integrità e dignità. Non possiamo rifiutare questi sviluppi, ma dobbiamo essere molto vigilanti». Il problema non sta dunque nella ricerca e nel progresso delle scienze, bensì nel modo in cui essi vengono usati: a favore dell'uomo o contro l'uomo, a favore della vita o contro la vita. Se non è chiaro quel legame naturale tra Persona di Dio e persona umana che fonda la dignità di quest'ultima, il rischio è quello di iniziare a «distinguere - e spesso ciò accade già nel seno materno - tra vita degna e indegna di vivere», con la conseguenza che «non sarà risparmiata nessun'altra fase della vita, ancor meno l'anzianità e l'infermità».


La famiglia. E' in atto - dice il Papa - un «crescente tentativo di eliminare il concetto cristiano di matrimonio e famiglia dalla coscienza della società». Già altre volte, negli anni scorsi, Benedetto XVI aveva sottolineato che, se il Dio cristiano viene relativizzato, ogni prospettiva umana che contempli il «per sempre» e il dono totale di sé diventa per ciò stesso una contraddizione in termini. E se la persona non è più immagine di Dio, anche la dignità dell'amore umano si frantuma in mille pezzi, fino a svanire. La conseguenza è che la famiglia, testata d'angolo della società, perde la sua centralità, con esiti devastanti a livello sociale. Per questo - ha affermato il Pontefice di fronte al nuovo ambasciatore tedesco - «la Chiesa non può approvare iniziative legislative che implichino una rivalutazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia. Esse contribuiscono all'indebolimento dei principi del diritto naturale e così alla relativizzazione di tutta la legislazione e anche alla confusione circa i valori nella società».


La conclusione del Papa è che una comunità democratica e libera, per essere anche veramente umana, non può rinunciare alla verità. Perché senza verità, e senza rispetto della dignità della persona, il rischio è che anche la democrazia e la libertà siano in balìa del potere culturale, economico o politico di volta in volta dominante.


Gianteo Bordero

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