giovedì 9 settembre 2010

MEGLIO IL PORCELLUM DEL TRANELLUM

da Ragionpolitica.it del 9 settembre 2010

Pd, Udc e qualche futurista finiano dicono che il governo Berlusconi non si occupa dei «veri problemi del paese». E quindi? Quindi occorre un nuovo esecutivo... per riscrivere la legge elettorale. Non è una battuta di spirito - anche se lo sembra - ma una cosa detta e ridetta in queste settimane centinaia di volte, con ostentata convinzione, dagli oppositori del presidente del Consiglio. Se ne deduce che i suddetti «veri problemi del paese» si riducono infine ad uno soltanto, che purtroppo però non riguarda né gli interessi generali dell'Italia né la vita concreta degli italiani, bensì soltanto il tornaconto politico più o meno immediato di lorsignori: modificare l'attuale normativa elettorale, cancellare il premio di maggioranza che assegna alla coalizione più votata i numeri per governare, introdurre o reintrodurre un sistema nel quale siano i partiti dopo il voto, e non più i cittadini nelle urne, a menare le danze. Così, quelle che con buona probabilità, a legge elettorale invariata, continuerebbero ad essere minoranze, con la nuova geniale trovata si ritroverebbero di colpo a reggere le sorti della nazione.


Non sappiamo ancora quale forma concreta assumerà questa nuova legge, ma di certo possiamo già dire che passeremmo dal tanto deprecato Porcellum, che bene o male garantisce il rispetto del principio fondamentale della moderna democrazia rappresentativa (chi prende più voti ha il diritto di governare), a un tanto più deprecabile Tranellum, studiato apposta per consentire ad una somma di minoranze di assumere la guida del paese. Se l'attuale legge elettorale è una «porcata», l'aggettivo per definire quella che verrebbe fuori da un fantomatico - e ci auguriamo rimanga tale - governo dei perdenti non può che sconfinare nel turpiloquio.


E la cosa peggiore è che molte delle anime belle che si esercitano quotidianamente, dalle colonne dei giornali o dagli schermi televisivi, nella distruzione della vigente normativa, stracciandosi le vesti a causa dell'impossibilità di esprimere la preferenza (ma non era stato proprio il sistema delle preferenze, sempre a loro dire, il «cancro» della Prima Repubblica?) e sostenendo che ciò rappresenta una ferita mortale inferta alla democrazia, sono le stesse che poi non battono ciglio quando gli si fa notare che la legge elettorale da loro immaginata è meno democratica dell'attuale, essendo concepita per impedire a colui che ancora gode della maggioranza relativa dei consensi, cioè Berlusconi (e l'alleanza tra Pdl e Lega), di tornare ancora una volta a palazzo Chigi. Da tutto ciò si comprende che anche l'invocare ad ogni piè sospinto il ripristino delle preferenze è un mero paravento per nascondere il vero obiettivo dei promotori del Tranellum: escogitare un sistema per far fuori dalla scena politica l'uomo di Arcore.


E' quella che potremmo chiamare «legge di Bersani»: se i numeri mancano, se il gradimento popolare è scarso, se l'entusiasmo dei militanti languisce, se la sinistra in Italia è ridotta ad un mero flatus vocis a cui non corrisponde realtà alcuna, e se Berlusconi continua ad essere il leader politico più apprezzato dai cittadini, allora bisogna cercare di ottenere con giochi di palazzo, costi quel che costi, quello che non si può ottenere con il consenso democratico. E' chiaro, in questa prospettiva, che il reiterato ed ossessivo richiamo al «bene del paese» altro non è che una finzione retorica, una maschera indossata dai perdenti di ieri, e forse anche di domani, per occultare il loro desolante vuoto politico e l'unico, disarmante punto programmatico che essi sono in grado di elaborare: una legge contra personam che alla fine sarebbe, di fatto, una legge contro il popolo e contro la democrazia.


Gianteo Bordero

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