lunedì 26 luglio 2010

LA PRETESTUOSA ED IRRESPONSABILE GUERRIGLIA DEI FINIANI

da Ragionpolitica.it del 26 luglio 2010

Per il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano parlano i fatti, cioè l'impegno costante del governo Berlusconi e del ministero guidato da Roberto Maroni nel contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata. Un impegno che ha prodotto risultati straordinari, mai prima d'ora ottenuti da nessun altro esecutivo nella storia della Repubblica. Le accuse mosse nei giorni scorsi dall'onorevole finiano Fabio Granata, dunque, sono prive di fondamento, sono letteralmente fuori dalla realtà.


L'impressione è che le truppe d'assalto che si ritrovano nelle posizioni del presidente della Camera cerchino quotidianamente un pretesto qualsiasi per condurre innanzi la loro battaglia di logoramento contro il governo che pure essi formalmente appoggiano, contro la leadership berlusconiana e contro gli ex An che in essa si riconoscono. Qui, come ha osservato il presidente dei deputati del Popolo della Libertà, Fabrizio Cicchitto, non siamo più nel campo del «legittimo dissenso» all'interno del Pdl, ma ci troviamo di fronte ad una strategia della «guerriglia» che ha come unico obiettivo quello di destabilizzare l'attuale quadro politico, creare il caos nel partito di maggioranza relativa e indebolire l'esecutivo votato dagli italiani alle elezioni dell'aprile 2008.


Questa strategia è un clamoroso regalo fatto a una sinistra per certi versi inesistente, in crisi di idee, di programmi e di progetti di governo, ma che gode immensamente nel trovare un appiglio insperato per attaccare la maggioranza, nel dare fiato, attraverso i suoi giornali e i tg amici, ad ogni parola che esce dalla bocca delle nuove reclute dell'esercito antiberlusconiano. E chissenefrega se questa è l'ennesima conferma dell'inconsistenza dell'opposizione parlamentare della gauche, di fatto costretta a glorificare qualche ex missino, fino all'altro ieri odiato e rappresentato come la peste bubbonica, per dimostrare di esserci ancora e di lottare contro il tiranno di Arcore... Tanto basta per invocare fantomatici governi di transizione, inedite coalizioni della legalità, improbabili maggioranze alternative. Con soli due punti all'ordine del giorno: cacciare Berlusconi e riscrivere una legge elettorale che, tolto il premio di maggioranza, riconsegni ai manovrieri di palazzo il pallino della politica italiana. Sono due obiettivi su cui oggi convergono sia i partiti del centrosinistra sia - almeno così pare - la pattuglia finiana.


Quello che si ripropone è dunque, in ultima analisi, lo scontro tra il rispetto della volontà popolare espressa in libere elezioni e il ritorno a un passato in cui i governi venivano fatti e disfatti in men che si dica nelle secrete stanze romane, magari da uomini con tanto «senso istituzionale» ma con pochi voti, abili a ottenere con accordi tra notabili ciò che essi non avrebbero potuto avere attraverso il voto degli italiani. Se essere «berlusconiani» significa credere che la volontà degli elettori conti ancora qualcosa e che la democrazia non la fanno gli illuminati, i benpensanti e i profeti del politicamente corretto - ovunque essi alberghino - bensì il voto del popolo, allora ben venga - anzi s'accresca - il «berlusconismo», ultimo baluardo contro insopportabili operazioni di palazzo che, oltre a riportare indietro le lancette dell'orologio, non fanno altro che allontanare l'uomo comune dalla politica, cioè dal governo della polis, con esiti che non potranno non essere nefasti per il paese.

Gianteo Bordero

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