venerdì 14 maggio 2010

BENEDETTO XVI A FATIMA. UN VIAGGIO AL CUORE DELLA FEDE

da Ragionpolitica.it del 14 maggio 2010

La «missione profetica» di Fatima non è conclusa. Con queste parole, pronunciate giovedì nel corso della messa celebrata nei luoghi dell'apparizione mariana ai tre pastorelli, Papa Benedetto XVI ha voluto lanciare ai credenti un messaggio chiaro: non è finito il tempo delle sofferenze per la Chiesa; non è finito il tempo della prova e della persecuzione. Una persecuzione che oggi, drammaticamente, «non viene (soltanto) dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa», come lo stesso Pontefice ha affermato martedì durante il viaggio aereo da Roma a Lisbona. Perciò c'è bisogno di purificazione e di preghiera. Perciò è necessario mettersi in ginocchio di fronte a Cristo e alla sua Madre, come i pellegrini che si dirigono verso la basilica di Fatima, per implorare la grazia del perdono, della conversione, del rinnovamento spirituale - fondamento del rinnovamento morale.


Benedetto XVI sta quindi indicando alla Chiesa la strada stretta di cui parlano anche i Vangeli. Al Male non si risponde, non si può rispondere con qualche programma pastorale ben congegnato, con riforme che toccano le strutture ma non incidono sui cuori, con adattamenti più o meno marcati delle norme canoniche alle esigenze dei tempi. L'unica possibilità per un riscatto nasce dall'aprire la propria vita, tutto il proprio essere, al Mistero del Dio cristiano, alla sua onnipotente misericordia, la sola capace di ricostruire ogni giorno un'umanità nuova, di fare quotidianamente del cristiano una nuova creatura: «Io faccio nuove tutte le cose».


Nei discorsi che Papa Ratzinger ha pronunciato in Portogallo è emersa in modo chiaro una invocazione a ritornare ai fondamenti della fede cristiana, partendo proprio dal senso del peccato e dalla realtà della presenza di Satana, troppe volte, negli ultimi decenni, messa tra parentesi come un retaggio del passato da certa teologia e da certa predicazione. Per questo Benedetto XVI, nell'atto di «affidamento e consacrazione dei sacerdoti al cuore immacolato di Maria», ha chiesto alla Madonna l'aiuto per «non venir mai meno alla nostra sublime vocazione, a non cedere ai nostri egoismi, alle lusinghe del mondo ed alle suggestioni del Maligno». E per questo ha indicato ancora una volta ai preti cattolici l'esempio di San Giovanni Maria Vianney, il curato d'Ars che - ha ricordato il Pontefice - «così pregava il buon Dio: "Concedimi la conversione della mia parrocchia, e io accetto di soffrire tutto ciò che Tu vuoi per il resto della vita". E tutto ha fatto per strappare le persone alla propria tiepidezza per ricondurle all'amore».


La Madre di Gesù e il curato d'Ars, dunque. Due modelli che, come del resto i pastorelli di Fatima, rappresentano il contrario di quell'attivismo con cui oggi, all'interno della Chiesa, spesso si pensa di poter esaurire la missione dell'annuncio e della testimonianza. L'evangelizzazione, invece, non può sgorgare se non come gioiosa risposta ad un'iniziativa che non è umana, ma che viene da Dio; non può nascere che dal «sì» alla Sua chiamata, al Suo amore. Perché - ha detto Benedetto XVI mercoledì sera durante la veglia di preghiera a Fatima - «da noi stessi non siamo che un misero roveto, sul quale però è scesa la gloria di Dio». Perciò il primo gesto realmente cristiano è «fissare il nostro sguardo e il nostro cuore in Gesù, come faceva sua Madre, modello insuperabile della contemplazione del Figlio».


E' quello che ha fatto Papa Ratzinger, inginocchiandosi di fronte alla statua della Madonna di Fatima per deporre ai suoi piedi «le preoccupazioni e le attese di questo nostro tempo e le sofferenze dell'umanità ferita, i problemi del mondo». Quanta forza e quanta grandezza in questo prostrarsi del successore di Pietro di fronte alla Madre di Cristo, in questo implorare da lei l'intercessione presso il Figlio! In questo tempo difficile per la Chiesa, poter seguire un Papa così, che chiede innanzitutto per se stesso il dono di «aprirsi sempre di più al mistero della Croce, abbracciandola quale unica speranza e ultima via per guadagnare e radunare nel Crocifisso tutti i suoi fratelli e sorelle in umanità», è davvero una benedizione per tutti i credenti. E' la prova che veramente Dio non lascia mai sola la sua Chiesa e coloro che confidano in Lui.


Gianteo Bordero

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