da Ragionpolitica.it del 2 aprile 2009
E' una benedizione in piena regola quella che il quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano, ha riservato ieri al Popolo della Libertà e al suo primo congresso. Una benedizione tanto più significativa se si tiene conto della sua provenienza: il giornale - ancorché «ufficioso» - del Papa. Un giornale che, se non manca mai di esprimere giudizi chiari sui fatti della politica italiana, è però solitamente cauto nel mettere nero su bianco le sue simpatie per questo o quel partito. Segno che da Oltretevere si guarda con fiducia al nuovo soggetto politico di centrodestra. L'edizione del 31 marzo riporta un articolo a firma di Marco Bellizi, nel quale, alla cronaca del congresso romano del Popolo della Libertà, seguono alcune considerazioni finali che non lasciano spazio a dubbi interpretativi. Scrive Bellizi: «L'immagine del Pdl che esce dal primo congresso nazionale è quella di una formazione forte, già più forte, secondo molti analisti, dello stesso Partito Democratico... Più forte non solo in termini percentuali: stando ai più recenti risultati elettorali, il Pdl appare, alla prova dei fatti, maggiormente in grado di esprimere i valori comuni della popolazione italiana, tra i quali quelli cattolici costituiscono una parte non secondaria».
Si tratta di un apprezzamento importante, che non fa che confermare quanto emerso con chiarezza nei tre giorni del congresso: il Popolo della Libertà vuole essere e proporsi all'attenzione degli elettori come il partito degli italiani, e, con ciò, come il partito che si sforza di incarnare, esprimere e tradurre in scelte concrete quei «valori comuni» che stanno alla radice della nazione italiana e che ne hanno innervato in profondità la storia: riconosciuti come fondamento di tutti i partiti popolari europei, questi valori (la centralità della persona e il suo primato rispetto allo Stato, la sacralità della vita umana e la sua tutela, la valorizzazione della famiglia, l'accento posto sul bene comune) hanno trovato nel nostro paese una particolare declinazione, anche per la vicinanza con la sede papale.
Una vicinanza che oggi viene a galla in maniera ancor più evidente, come testimoniato dall'articolo dell'Osservatore Romano. La novità è che tale vicinanza non è dovuta a particolari motivi confessionali, ma innanzitutto alla comune volontà di porsi sul terreno della ragione, della storia e della tradizione culturale e spirituale dell'Italia per affrontare in modo laico le grandi questioni etiche e bioetiche oggi al centro del dibattito politico. Ciò è apparso chiaro al congresso del Pdl, non soltanto nel primo discorso di Silvio Berlusconi, ma anche in altri interventi, come quello svolto nella giornata di sabato da Maurizio Sacconi. Il ministro del Welfare ha affermato: «Noi possiamo dire in una parola chi siamo: noi siamo coloro che collocano al centro la persona, in tutti gli ambiti dell'attività di governo». E, riferendosi in particolare alla vicenda di Eluana Englaro e al decreto legge del governo, ha dichiarato: «Noi abbiamo realizzato una dimensione più alta della laicità, nella quale non possono non essere compresi, per credenti e non credenti, valori fondamentali come quello della persona».
Una «dimensione più alta della laicità», dunque, che piace molto al quotidiano della Santa Sede, oggi divenuto, anche grazie alla linea editoriale impressa dal nuovo direttore, Giovanni Maria Vian, luogo di elaborazione e dibattito culturale e non soltanto mero bollettino vaticano. Scrive ancora Bellizi nel suo articolo: «Nel Pdl si è affermata, in linea di principio, la libertà di coscienza sui temi etici più sensibili. Ma al momento di assumere iniziative concrete il Popolo della Libertà si è trovato unito». Questa è la conferma che il nuovo soggetto politico ha intrapreso la strada giusta nel momento in cui ha scelto di non presentarsi come partito confessionale, al modo della Democrazia Cristiana, ma come partito laico che non vuole tagliare le radici culturali e spirituali dalle quali ha tratto linfa la storia italiana. I tempi rispetto alla Dc sono cambiati. E, del resto, non bisogna dimenticare che è stato lo stesso pontefice Benedetto XVI a sollecitare, nei suoi numerosi interventi in materia di rapporto tra fede e politica, una sana laicità capace di generare decisioni e interventi legislativi fondati innanzitutto sul logos comune a tutti gli uomini.
Gianteo Bordero
giovedì 2 aprile 2009
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