da Ragionpolitica.it del 3 agosto 2010
Famiglia Cristiana non si smentisce mai. Anche stavolta si è allineata senza tanti scrupoli al luogocomunismo dell'intellighenzia di sinistra e dei suoi media di riferimento. Che al settimanale dei Paolini il governo Berlusconi non piacesse è una cosa nota ormai da tempo: basti ricordare, ad esempio, il trattamento riservato alle politiche dall'attuale esecutivo in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, che valsero al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno la scomunica di Famiglia Cristiana in quanto nuovi fascisti e calpestatori dei fondamentali diritti dell'uomo. O si pensi, ancora, all'altro anatema scagliato contro Berlusconi nel pieno della tempesta scatenata dal caso D'Addario: la rivista paolina, in scia de La Repubblica e degli altri organi ufficiali del moralismo un tanto al chilo e a senso unico, allestì il suo bel rogo di carta per i «comportamenti gaudenti e libertini» del premier, con i quali egli - così recitava la sentenza - aveva superato «il limite della decenza». Capirai. A parlare dal pulpito era un settimanale che dovrebbe essere il baluardo di una lettura cattolica delle vicende umane e che invece, per anni, si è fatto portatore di posizioni non propriamente ortodosse e non certo fedeli al magistero papale proprio in materia di dottrina morale, divenendo, anziché lume del mondo come auspica il Vangelo, paralume della mentalità dominante veicolata da coloro che vorrebbero vedere la Chiesa e la sua tradizione morire soffocate sotto il peso del cosiddetto «progresso».
Incurante di ciò, oggi Famiglia Cristiana torna alla carica sempre contro di lui, Berlusconi, evidentemente considerato come l'icona del Male assoluto che infetta una società altrimenti sana sotto la guida dei sacri principi indicati dai vari Scalfari, Ezio Mauro e compagnia repubblicante. Santi subito. Stavolta il premier e il suo governo entrano nel mirino dei Paolini da un lato in seguito alle recenti inchieste sulla fantomatica - per usare un eufemismo - «nuova P3» e, dall'altro, per la vicenda della rottura con Fini. Il quadro che ne emergerebbe, secondo la rivista, è per un verso quello di un «disastro etico (generalizzato, ndr) sotto gli occhi di tutti» e, per l'altro, quello di «una concezione padronale dello Stato» che «ha ridotto ministri e politici in "servitori", semplici esecutori dei voleri del capo». Sembra di leggere l'Unità, il Manifesto o Liberazione. Quando si dice l'autonomia di giudizio... La conclusione è che, sia dal punto di vista etico che da quello politico, l'Italia si ritroverebbe ormai sull'orlo del baratro, se non già oltre. «Poco importa - sentenzia infatti Famiglia Cristiana - che il paese vada allo sfascio».
E tutto questo per colpa di chi? Ovviamente del Cavaliere Nero. Il quale - così ci ha detto per anni la rivista paolina - prima con le televisioni commerciali ha scardinato il tessuto di «valori» sui quali si reggeva la società italiana nell'era pre-berlusconiana, e poi, con la sua «discesa in campo», si è fatto paladino di uno «sbandierato garantismo» - leggiamo oggi - che in realtà è «troppo spesso pretesa di impunità totale», chiaramente «a favore dei potenti». E anche «l'appello alla legittimazione del voto popolare», a cui si richiama spesso il presidente del Consiglio, non può essere un «lasciapassare all'illegalità».
Complimenti davvero. Se continua di questo passo, il giornale paolino potrebbe candidarsi a diventare l'allegato settimanale al Fatto Quotidiano di Travaglio o la rivista ufficiale dell'Italia dei Valori. Dalla famiglia cristiana alla famiglia giustizialista il passo, in questo caso, è breve. L'impressione è che, invece di fornire un'immagine reale ancorché problematica dell'Italia e degli italiani, il settimanale paolino si accodi acriticamente e sciattamente alla più scontata, trita e ritrita leggenda nera su Berlusconi, mostrando così, come ha osservato il ministro Sandro Bondi, un «vuoto di analisi culturale sia sul ruolo della Chiesa che sul futuro dell'Italia». Questo non è un buon servizio reso a quelle «famiglie cristiane» a cui esso si rivolge. Forse i Paolini non si accorgono che, così facendo, dimostrano di disprezzare, assieme a Berlusconi, anche tutti gli italiani che lo votano. E, tra questi, anche tanti cattolici.
Gianteo Bordero
martedì 3 agosto 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento