domenica 29 marzo 2009

UNA LAICITA' FONDATA SULLA RAGIONE

da Ragionpolitica.it del 27 marzo 2009

«Il Popolo della Libertà sarà un partito laico che non rinuncerà mai ad un punto di riferimento che consideriamo imprescindibile: la sacralità della vita e la dignità della persona». Così sabato 21 marzo, intervenendo telefonicamente ad un convegno dei Popolari Liberali di Carlo Giovanardi, Silvio Berlusconi ha efficacemente sintetizzato uno dei punti qualificanti la proposta politica del Pdl: un concetto di laicità che renderà il nuovo partito a un tempo aconfessionale e profondamente radicato nella storia spirituale, culturale e religiosa dell'Italia. Le parole del presidente del Consiglio confermano che, anche su questo punto, il Popolo della Libertà sarà un partito all'avanguardia all'interno del panorama politico nazionale, un partito capace di cogliere i segni dei tempi, guardando in faccia le nuove sfide poste dalla società post-novecentesca.

Le innumerevoli questioni etiche sollevate dal progresso tecnologico, i risvolti morali degli esperimenti effettuati in campo biologico e genetico, le nuove possibilità a cui è giunta la scienza medica impongono di leggere sotto un'altra luce il tema della laicità, che non può più essere inteso soltanto come la pur necessaria definizione dei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa e delle loro rispettive competenze, ma deve aprirsi ai contributi che dal lungo percorso della tradizione cattolica possono giungere al dibattito politico riguardante le materie bioetiche. In particolare, come anche emerge dalle parole del presidente del Consiglio citate in precedenza, si tratta oggi di confrontarsi su un terreno che non è più soltanto e specificamente di fede, ma in primis di ragione: il terreno del corpo umano, della vita e della sua dignità, delle misure che è necessario mettere in atto, in campo legislativo, per proteggerla e non lasciarla in balia di una cultura di impronta nichilista e dell'interesse particolare di lobbies organizzate che perseguono obiettivi non sempre finalizzati al bene comune.

Da questo punto di vista, rappresenta certamente un aiuto significativo all'evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa e alla definizione di una nuova laicità la linea che l'attuale pontefice ha impresso al suo papato: Benedetto XVI affronta ormai da quattro anni i temi bioetici sempre partendo da un approccio di ragione prima ancora che strictu sensu di fede. Egli invita a considerare quei dati - tra cui appunto la sacralità della vita, la dignità della persona - a cui l'uomo può giungere innanzitutto attraverso il retto uso della ragione, riconoscendo il valore assoluto dell'esistenza anche a prescindere dall'appartenenza religiosa. Basti pensare, a tal proposito, al percorso compiuto da un filosofo laico, moderno e illuminista come Immanuel Kant, che nella sua Fondazione della Metafisica dei costumi arrivava ad affermare che la vita umana deve essere considerata «sempre come un fine, mai come un mezzo».

E' chiaro, dunque, che dire oggi «laicità» significa, in ultima analisi, invitare nuovamente ad un uso della ragione che non resti vincolato a preconcetti ideologici, ma si apra alla possibilità di scoprire nella realtà, e nelle sfide che essa pone, una verità, un significato e, con esso, un'indicazione di marcia in campo etico. Si tratta, in sostanza, di riscoprire nell'essere il fondamento del dover essere, di elaborare perciò posizioni politiche in materia bioetica sempre motivando l'aspetto prescrittivo delle leggi con il richiamo al loro fondamento in un percorso razionale di ascolto leale e rispettoso della realtà, dell'essere.

Qualche tempo fa, su La Repubblica, il teologo Vito Mancuso ha affermato che una posizione del genere - una laicità fondata sulla ragione - dovrebbe per ciò stesso aprirsi al dubbio e riconoscersi quindi come una posizione relativa, priva, a ben guardare, di ogni pretesa veritativa. Ma se tutto, in campo bioetico, è in prima istanza dubbio, e quindi mera relatività, si spalancano alla fine le porte per ogni genere di sopruso ai danni della persona umana: senza la verità e la certezza di ragione in merito alla sacralità, alla dignità, all'indisponibilità della vita, l'essere umano - ed in specie quello più debole: il feto, l'ammalato, il disabile in stato vegetativo persistente - è di fatto esposto ai venti dell'arbitrio e della sopraffazione.

Nella legislatura 2001-2006 la maggioranza che sosteneva il secondo governo Berlusconi promosse una buona legge sulla fecondazione assistita, che resse anche la prova del referendum abrogativo del giugno 2005. Oggi i partiti che appoggiano il Berlusconi IV sono impegnati nell'esame del testo sul fine vita, un testo che tiene conto di quanto affermato in prima persona dal presidente del Consiglio negli ultimi giorni della drammatica vicenda di Eluana Englaro. Annunciando coraggiosamente il decreto legge poi bloccato dal presidente della Repubblica, il premier disse che con la nuova normativa «tutti i cittadini italiani avranno la certezza, qualora cadessero in condizioni di vita vegetativa, di non essere privati della fornitura non di cure, ma degli elementi base della vita, che sono l'acqua e il cibo». Attraversando il suo personale Rubicone sui temi bioetici, fondando la difesa della vita umana e della dignità della persona su argomenti di ragione non confessionali ma radicati nella tradizione spirituale e culturale del nostro paese, Silvio Berlusconi ha così impresso sul Popolo della Libertà il marchio di una sana laicità positiva, che sarà uno dei fiori all'occhiello del nuovo partito.

Gianteo Bordero

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