martedì 3 marzo 2009

IL VOTO IN CONDOTTA RIDÀ DIGNITÀ ALLA SCUOLA E AUTORITÀ AGLI INSEGNANTI

da Ragionpolitica.it del 3 marzo 2009

Per riformare ci vuole coraggio. Per opporsi alle riforme in nome della conservazione e del mantenimento dello status quo basta poco: è sufficiente alzare la voce, creare falsi allarmi, diffondere paura, magari scendere in piazza. Il quarto governo Berlusconi ha scelto la prima strada. E lo ha fatto già a partire dalla campagna in vista del voto del 13 e 14 aprile dello scorso anno: lo slogan «Rialzati, Italia» e il programma presentato agli elettori portavano con sé l'impegno ad affrontare in modo diretto le cause che impedivano a settori vitali del sistema-paese di procedere a passo spedito verso l'efficienza, la modernizzazione, l'innalzamento del livello qualitativo dei servizi forniti ai cittadini.

Uno di questi settori è stato quello della scuola. Il ministro Mariastella Gelmini ha messo sul piatto importanti e sostanziali provvedimenti, finalizzati a restituire credibilità, autorevolezza e forza al sistema formativo italiano: l'introduzione del maestro prevalente, il ritorno del voto numerico, il ripristino dell'importanza del voto in condotta, solo per citare i più importanti. L'opera della Gelmini, tanto contestata in autunno dagli ultras della conservazione e dall'Onda studentesca che sembrava intenzionata a travolgere con la sua forza d'urto ogni tentativo riformatore, è stata però apprezzata dalla maggioranza degli italiani, tanto che Mariastella è diventata uno dei ministri più popolari dell'intero governo Berlusconi.

Ma a dimostrare la bontà delle scelte operate dalla responsabile dell'Istruzione ci sono anche i dati riguardanti il voto in condotta, diffusi in questi giorni. Essi confermano che la decisione di mettere le mani in uno dei punti di degrado della scuola, quello della disciplina, per imprimervi un netto cambio di rotta, sta portando i primi, significativi risultati. I numeri forniti dal ministero dicono che sono 34.311 i 5 in condotta che sono stati assegnati dagli insegnanti agli studenti delle scuole secondarie superiori nel primo quadrimestre dell'anno scolastico in corso. Tra questi 34.311 casi, sono 8.151 quelli per i quali tale insufficienza rappresenta l'unica nel complesso della pagella. La maggior parte degli indisciplinati si concentra negli istituti professionali, seguiti dagli istituti tecnici e infine dai licei. Per quanto riguarda la collocazione geografica, quasi la metà dei 5 in condotta si trova al sud (15.683 studenti), che distanzia ampiamente sia il nord che il centro della Penisola. A detenere la maglia nera sono i ragazzi delle province campane, seguiti dai colleghi di Nuoro e Oristano, Isernia, Brindisi e Taranto.

Commentando ieri questi dati il ministro, che ha tra l'altro annunciato che a breve emanerà un regolamento che disciplinerà in maniera specifica la valutazione del comportamento, ha ribadito che il provvedimento sul 5 in condotta «non vuole essere un modo per punire o per sanzionare, ma per educare i ragazzi... Affiancare alla valutazione del profitto conseguito dai ragazzi nelle singole materie anche la valutazione del comportamento - ha spiegato - è un modo per restituire alle scuole la funzione educativa». E' seguendo questa logica che il regolamento prossimo venturo mirerà da un lato a «premiare con voti alti, che possono anche aumentare la media, i ragazzi che tengono comportamenti corretti», dall'altro lato a «non abbandonare a loro stessi i ragazzi più indisciplinati».

I numeri sulla condotta mostrano, infine, che gli insegnanti hanno compreso l'importanza di uno strumento prezioso, che consente loro di recuperare autorità (e quindi di svolgere meglio il loro delicato lavoro) nelle aule scolastiche e di non subire ogni genere di sopruso da parti dei bulli e degli indisciplinati senza poter opporre alcuna efficace contromisura. Come ha scritto la professoressa Mastrocola su La Stampa di ieri, dopo aver raccontato un episodio nel quale l'indisciplina di una classe la fece sentire, come insegnante, «perduta, completamente inerme e molto ridicola»: «Non c'erano rimedi, leggi da applicare, autorità da invocare. Oggi invece abbiamo la possibilità di dare 5 in condotta. Oggi abbiamo uno strumento». E ha concluso: «Io non so se essere felice di poter usare il 5 in condotta... Ma, se è necessario, che la lunga via di una minima rieducazione alla vita civile abbia dunque inizio».

Gianteo Bordero

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