domenica 10 agosto 2008

LA CINA E' LONTANA

da Ragionpolitica.it del 9 agosto 2008

Da oggi e fino al 24 del mese gli schermi delle televisioni e le pagine dei giornali tenteranno di proiettare nelle nostre case l'immagine di una Cina vicina: la Cina pacifica dei Giochi, la Cina che ospita l'evento simbolo del cosiddetto «spirito sportivo», la Cina che accoglie al suo interno uomini di culture, idee e fedi profondamente diverse tra loro. La Cina affidabile e matura, insomma. La Cina che non fa più paura.

Eppure, al fondo, oltre lo scintillio, le coreografie, la magnificenza di Beijing 2008, oltre la proiezione mediatica di uno spettacolo che deve comunque continuare, oltre l'immagine della potenza grandiosamente tranquilla, rimane in noi l'impressione che questa Cina che i Giochi rendono vicina - come vicina l'ha resa, in questi ultimi anni, il processo di globalizzazione dei mercati - sia in realtà ancora lontana. Non è, con tutta evidenza, una questione geografica - quando le distanze sono annullate dalla rapidità dei trasporti, dall'immediatezza delle trasmissioni, dalla rete di internet. E' una questione più profonda e radicale, quasi intima e sottopelle: la Cina è lontana, ancora troppo lontana, dal nostro modo di essere, dal nostro sentimento della vita, dalla nostra infinita considerazione del valore dell'umana esistenza. Non solo dai nostri diritti, che sono ingiustificabili se alla base di essi non vi è la consapevolezza dell'intangibilità e della sacralità della persona. Non solo dai nostri usi e costumi. Non solo dalla nostra mentalità. Sono tutti fattori importanti, ma non decisivi.

Ciò che, più di tutto, ci fa avvertire Pechino così lontana è l'alterità totale nella considerazione di ciò che veramente conta. Chiamatela «gerarchia dei valori», chiamatela come volete. Ma la Cina è lontana davvero: quando calpesta la dignità dell'uomo, quando impone l'aborto selettivo e la regolazione poliziesca delle nascite, quando sfrutta e spreme il lavoratore, quando mette a tacere chi ragiona con la sua testa e diffonde idee ritenute pericolose per l'«armonia sociale», quando «normalizza» il Tibet, quando in nome della celebrazione del sempiterno carrozzone olimpico rade al suolo come se niente fosse quartieri e case e, con essi, storie e legami, quando mette il bavaglio al web. E potremmo continuare. Con l'appoggio - lo ricordava Galli Della Loggia ieri sul Corriere della Sera - a regimi repressivi, autoritari e corrotti come quello di Mugabe. O con le votazioni in Consiglio di Sicurezza dell'Onu, sempre dalla parte degli Stati violenti, antidemocratici e pericolosi per la stabilità del mondo. Eccetera, eccetera, eccetera. Purtroppo.

Di fronte a questa lontananza, di fronte a questa montagna di fatti che fanno rabbrividire e insorgere la nostra coscienza cristiana e occidentale, anche tutto il dibattito sul boicottaggio della cerimonia d'apertura può alla fine rivelarsi sterile o fuori bersaglio. Perché, in sostanza, ciò che conta non è mandare qualche segnale a chi, come i gerarchi comunisti cinesi, conosce benissimo la situazione interna al paese ed è consapevole del modo in cui l'altra parte del mondo considera Pechino e le sue politiche. I capi cinesi, insomma, sanno che noi sappiamo. Il problema è un altro. Lo si vede quando i rappresentanti dell'oligarchia pechinese, rispondendo alle nostre critiche, affermano: «Non capite quello che sta succedendo in Cina». Esatto. Non lo capiamo. E forse neppure lo potremo mai capire. Non potremo capire le vostre logiche, le ragioni di tante vostre scelte, il vostro modo di concepirvi «grandi». E questo non perché siate «cattivi», ma perché siete lontani. Tremendamente lontani da noi.

Oggi ancora di più, nel momento in cui si apre la grande pantomima olimpica, la tassa che ogni quattro anni dobbiamo pagare al politicamente corretto dell'«importante è partecipare» dietro cui ipocritamente si velano soltanto interessi (più o meno legittimi) senza etica e senza spirito - altro che doping! La Cina è lontana. E noi, oggi, dalla Cina restiamo lontani. Con il cuore e con la mente.


Gianteo Bordero

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