Intervento tenuto durante il Consiglio comunale di Sestri Levante del 30/07/2008
Signora Presidente, colleghi Consiglieri,
“Chi salva una vita, salva il mondo intero”. E’ quanto disse, una volta, Oskar Schindler, l’imprenditore che durante la seconda guerra mondiale mise in salvo migliaia di ebrei destinati a morte certa nei lager nazisti. Queste parole di Schindler mi sono tornate alla mente, per contrasto, quando ho letto il testo della mozione presentata dal Consigliere Gueglio in merito alla “Culla per la vita” che il 10 maggio scorso è stata inaugurata nella nostra città, presso l’Opera della Madonnina del Grappa.
Quella culla, nata per dare alle madri in difficoltà una possibilità in più di salvezza ed accoglienza per il figlio che esse non desiderano, o non possono, tenere con sé, Gueglio la definisce un “macabro loculo”, una “offesa alla civiltà”, un “segno non d’amore ma di barbarie”.
Eppure tutti noi abbiamo sentito più volte il Consigliere Gueglio, sia nel corso della campagna elettorale che durante la prima seduta del nostro Consiglio, caratterizzare la sua proposta politica secondo una prospettiva che egli ha definito, e definisce, “umanistica”.
Mi chiedo allora, dopo aver letto il testo della mozione ed aver ascoltato le parole di Gueglio questa sera, che cosa egli intenda per “umanesimo” e se nella sua idea di “umanesimo” rientri quel principio morale universale, quella legge naturale che ognuno di noi porta scritta dentro di sé, per cui la vita umana deve essere sempre considerata come un bene indisponibile, un valore assoluto, come un “fine in sé e mai come un mezzo”, secondo l’espressione coniata da un grande filosofo laico e moderno, Immanuel Kant.
E’ in forza di questo principio morale universale che anche una sola vita, la più reietta, la più debole, la più menomata, la più apparentemente insignificante, come quella di un bimbo rifiutato dalla madre che lo ha messo al mondo, merita di essere difesa e accolta: perché è un valore in sé, un valore che supera e trascende le ideologie con cui troppo spesso si è tentato – e si tenta - di ingabbiare la realtà riducendola a schemi mentali. Schemi che risultano essere, alla fine, soltanto prigioni abitate da mostri e da incubi: la storia del Novecento, il secolo delle ideologie applicate alla storia, sta lì a dimostrarlo con i suoi lager, i suoi gulag, con la mattanza di milioni e milioni di vittime, tra cui milioni di bambini innocenti.
Amare la vita, difendere la vita, rispettare la vita è dunque, oltre che un dovere morale e un imperativo categorico, anche un compito che ci è stato assegnato dalla vicenda del secolo passato, definito in maniera impropria, da uno storico, il “secolo breve”. E noi potremmo aggiungere: tanto breve quanto tragico.
Per questo va oggi guardata con favore - e mi permetta di dirlo, Consigliere Gueglio, va almeno considerata con rispetto, anche verbale – ogni iniziativa volta alla tutela della vita, specialmente quella più debole, come è nel caso di un bambino abbandonato dalla madre. Abbandonato il più delle volte non in quello che lei, Consigliere Gueglio, ha definito un “macabro loculo”, ma nei cassonetti dell’immondizia, alla stregua di un rifiuto di cui liberarsi, di uno scarto dell’esistenza da mandare in discarica.
Per questo va salutata con riconoscenza la “Culla per la vita”. Promossa dal Movimento per la vita e dai Centri di aiuto alla vita, essa fa parte di un insieme di attività ed iniziative finalizzate a garantire il diritto alla maternità delle donne: nei 303 Centri di aiuto alla vita presenti su tutto il territorio nazionale vengono forniti ascolto, assistenza e consulenza non soltanto alle gestanti, ma anche alle mamme in difficoltà.
Tutto ciò nel rispetto e in applicazione dell’articolo 2 della legge 194 del 1978, secondo il quale “i consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni, possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge (ossia, come recita l’articolo 1, “evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”) della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.
Nel 2007 le gestanti assistite dai Centri di aiuto alla vita in Italia sono state 10.292, mentre le altre donne assistite sono state 14.187, complessivamente 24.479 donne, delle quali il 42% gestanti. In Liguria i Centri operativi sono 9: nel 2007 essi hanno aiutato 318 bambini nati. Inoltre, sono state assistite 458 gestanti oltre ad altre 309 donne. La “Culla per la vita” di Sestri Levante è la terza in Liguria, dopo quelle di Albenga e dell’ospedale Galliera di Genova. La culla è dotata di uno sportello esterno collegato ad un sensore sonoro che avvisa i responsabili dell’Opera della Madonnina del Grappa, i quali, in caso di presenza del neonato, avvisano a loro volta il Pronto Soccorso pediatrico dell’Asl 4.
Tutto secondo le regole e le leggi, dunque. Non vi è nessun “affronto”, come invece ha affermato il Consigliere Gueglio, “alla civiltà giuridica”. Anzi, ricordo che una sentenza del Tribunale di Casale Monferrato (la 58/95), fra le motivazioni per l’archiviazione dell’esposto presentato contro l’installazione della “Culla per la vita” in quella città, afferma che questo servizio sociale di accoglienza dei neonati a rischio di abbandono “può rappresentare l’extrema ratio in condizioni di assoluta ignoranza e disperazione ed evitare la commissione di gravi reati, di cui talora tratta la cronaca quotidiana”.
La “Culla per vita” non è neppure, come afferma ancora Gueglio, un “affronto alla laicità dello Stato”, non soltanto per il richiamo, fatto in precedenza, all’articolo 2 della legge 194, ma anche perché la vera laicità, la laicità positiva, non è quella che fa coincidere lo spazio pubblico con lo spazio esclusivo dello Stato, ma quella che riconosce anche ad enti ed associazioni assistenziali private un ruolo pubblico, cioè un ruolo di servizio al bene comune. La vera laicità, ancora, non è quella senza valori e senza principi, ma quella che rispetta i valori e i principi sui quali un popolo ha costruito la sua storia, la sua identità, le sue leggi.
Infine la “Culla per la vita” non è neppure un “affronto alla civiltà” tout court. Perché la civiltà non è, e non può essere, l’abbandono di un bimbo appena nato in un cassonetto; non è, e non può essere, il rifiuto della vita e il pensiero della vita come rifiuto; non è, e non può essere, il rigetto del dono dell’esistenza; non è, e non può essere, la teorizzazione, cercata e perseguita, della maternità come problema e come ostacolo sociale, come invece sembra trasparire da un comunicato stampa del Coordinamento donne di Sestri Levante del 7 maggio scorso.
A chi scrive e pensa che la vita e la maternità siano qualcosa da cui difendersi e da limitare con ogni mezzo, vorrei ricordare una frase dello scrittore inglese G.K. Chesterton, datata 1904: “La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Ma verranno attizzati fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso universo che ci fissa in volto. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili”. E la nascita, desiderata o meno, è sempre un prodigio. Un prodigio da accogliere, proteggere, abbracciare.
Gianteo Bordero
Vice-presidente del Consiglio comunale di Sestri Levante
Consigliere comunale del gruppo "Pdl-Lega-Udc-Per Ianni sindaco"
sabato 2 agosto 2008
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