da Ragionpolitica.it del 6 gennaio 2009
Il 2008 è stato un annus horribilis per il Partito Democratico, iniziato male (con la caduta del governo Prodi e la pesante sconfitta elettorale del 13 e 14 aprile) e finito peggio (con diverse amministrazioni locali a guida Pd finite nel mirino della magistratura e altre in crisi per divisioni interne allo stesso partito). Difficile immaginare, dopo tanti disastri, qualcosa di peggiore. Ma la realtà, spesso, supera l'immaginazione. E allora eccoci qua a commentare il pessimo inizio d'anno dei Democratici.
Il fattaccio più grave accade a Napoli, dove il tenace e testardo sindaco Rosa Russo Iervolino, con un numero d'alto equilibrismo politico, riesce a rimanere in sella dopo il ciclone giudiziario abbattutosi sulla sua giunta sul finire del 2008. Un ciclone che ha spazzato via 4 assessori (arrestati dalla procura partenopea) ed ha trascinato con sé anche la vita di Giorgio Nugnes, morto suicida proprio mentre emergevano i primi dettagli dell'inchiesta «Magnanapoli». La Iervolino, invece che dare le dimissioni - come ci si sarebbe aspettati da un qualsiasi sindaco consapevole di portare su di sé la responsabilità politica dell'intera giunta - si ripresenta lunedì alla città con una squadra che vede solo sei volti nuovi al posto degli indagati e dei dimissionari e la riconferma di dieci vecchi assessori.
Oltre che contro ogni buon senso e ogni buon gusto politico, la scelta del sindaco va anche contro le indicazioni arrivate dalla segreteria provinciale del Partito Democratico, che le aveva recapitato, in sostanza, un messaggio di questo tipo: «Cara Rosetta, la cosa migliore in linea teorica sarebbero le dimissioni, perché lo spettacolo che state dando a Napoli è disgustoso per i cittadini e deleterio per il partito. Ma se tu ti dimetti, ecco che arriva il commissario, a giugno si va a votare e facciamo la stessa fine che in Abruzzo. Perciò bisogna salvare capra e cavoli. Bisogna rifare una bella giunta nuova di zecca, che dia il segno della netta discontinuità col passato: così tu rimani in sella e, allo stesso tempo, il partito ha l'opportunità di riorganizzarsi e lavarsi di dosso il fango delle inchieste giudiziarie». Invece niente. Nessuna discontinuità e nessuna rottura con il passato: il massimo che il sindaco riesce a produrre è un rimpastino da minimo sindacale.
E' a questo punto che il coordinatore provinciale, Luigi Nicolais, prende carta e penna e scrive una lettera indirizzata a Walter Veltroni in cui annuncia le sue dimissioni. Afferma l'ex ministro del governo Prodi: «La città di Napoli in questi giorni ha attraversato una tra le più gravi crisi istituzionale degli ultimi anni. Il Partito Democratico napoletano, interpretando la crisi di fiducia manifestata dai cittadini verso il governo locale, ha adottato una linea politica tesa a sostenere un profondo rinnovamento dell'azione amministrativa della città e degli uomini che sono chiamati a rappresentarla. Purtroppo, non essendo riuscito a concretizzare il mandato ricevuto dal partito napoletano e a trasferire ai vertici del Pd nazionale la drammaticità del momento e la necessità di una svolta coraggiosa che consentisse di recuperare la fiducia dei cittadini, ritengo che non ci siano più le condizioni per il prosieguo del mio mandato». Conclusione: «Pertanto, rassegno le mie irrevocabili dimissioni da segretario del Pd di Napoli».
Al posto di Nicolais, Walter Veltroni nomina subito come commissario provinciale il senatore Enrico Morando, suo uomo di fiducia e coordinatore del governo ombra. A lui toccherà l'ingrato compito di gestire una situazione incandescente, nella quale appare sempre più difficile, per la segreteria nazionale, farsi valere come tale. Infatti Veltroni, al di là delle dichiarazioni di principio sul «rinnovamento» interno al partito, in queste settimane è costretto a muoversi con i piedi di piombo: in assenza di una chiara linea politica nazionale, il potere locale è rimasta l'unica roccaforte a cui il Pd può aggrapparsi per rimanere a galla - il vero obiettivo della leadership democratica per il 2009. Ma se il buongiorno si vede dal mattino...
Gianteo Bordero
mercoledì 7 gennaio 2009
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