lunedì 7 giugno 2004

Il caso "Andersen"

La sinistra usa i bambini per raccontare le sue favole

di Gianteo Bordero

pubblicato sull'edizione ligure de "Il Giornale" il 2 giugno 2004


Grazie al cielo il premio Andersen non è un’invenzione del sindaco Lavarello e neppure del suo predecessore, il dottor Chella. E grazie al cielo le favole esistono da sempre, sin da quando l’uomo ha sentito il bisogno di raccontare l’incanto e il fascino del significato ultimo della realtà. Per cui le favole non parlano di un mondo che non c’è: parlano piuttosto dell’altro mondo, di quel mondo invisibile (eppure anch’esso reale) che contiene il segreto e il mistero del nostro mondo, del cielo stellato e del chiaro di luna, del mare, del sole, del vento. I padri e le madri, da sempre, hanno raccontato le favole con questo impeto incancellabile: quello di mostrare che c’è un oltre, che l’incanto del significato ultimo è più forte del disincanto che il cinismo tende sempre, inevitabilmente, a produrre in noi quando diventiamo “grandi” e “adulti”.

Avere dunque a Sestri Levante un festival dedicato alle favole e ai bambini è una cosa di cui essere lieti e perfino orgogliosi; e bisogna essere grati a chi, ormai tanti anni fa, ha avuto questa idea.

Ma quando un’amministrazione comunale (come l’attuale) usa l’Andersen come luogo di propaganda politica, è chiaro che viene sradicata la natura stessa dell’evento, che da meritevole iniziativa sociale e culturale rischia di trasformarsi nell’ennesima broda politicizzata, di parte. Messa in piedi – tra l’altro – coi denari dei contribuenti, che quest’anno a Sestri Levante si sono visti aumentare, in maniera rilevante, tasse e imposte. La giunta di sinistra-centro, del resto, non è nuova nell’usare in maniera partigiana ciò che dovrebbe appartenere a tutti i sestresi (il caso del giornalino comunale è ancora più eclatante, pagato con le tasse di tutti e usato esclusivamente come voce della “balena rossa” guidata da Andrea Lavarello).

Così, per restare all’attualità, in questi giorni di Andersen si sono sentiti burattinai che coi loro pupazzi, invece di divertire e far sognare i bambini, si sono profusi in comizi anti-berlusconiani. E meno male che a Sestri le elezioni comunali si sono svolte lo scorso anno, altrimenti anche ora (come 12 mesi fa) avremmo dovuto assistere al penoso spettacolo di un festival per bambini usato come spazio di campagna elettorale, con tanti sedicenti comici di sinistra tutti schierati per gettare fango su Berlusconi, sul centro destra e sul governo. Sarebbe meglio che questa amministrazione sinistra, invece che chiamare Michele Serra a indottrinare grandi e piccini, pensasse a come valorizzare al meglio le incredibili risorse culturali e naturali che la città possiede.

Come se non bastasse, in questi giorni si sono perfino visti clown e giocolieri che, davanti a una platea di bimbi, hanno iniziato a declamare poesie da bollino rosso, da film vietato ai minori di 14 anni, per poi, davanti agli stessi pargoli, fare strani giochi di prestigio coi preservativi.

Tutto questo non c’entra proprio nulla con le favole, con la magia, con quel senso fantastico del mistero che è una delle risorse più grandi che ciascuno di noi possiede, i bambini in particolare. Se l’Andersen deve essere usato e deformato in questo modo, allora è meglio che ritorni ad essere quello che fu in origine: una gara di belle favole e non, come ora, un brutto spazio di propaganda politica, peraltro pagata a spese della cittadinanza intera.

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