Papa Benedetto XVI
e il coraggio di compiere scelte difficili
Gianteo Bordero - pubblicato su "Avanti!" del 27 giugno 2006
La nomina del cardinale Tarcisio Bertone, attualmente arcivescovo di Genova, alla guida della Segreteria di Stato vaticana aiuta a comprendere la vera novità del pontificato di Benedetto XVI nel governo della Chiesa. Da più parti, anche da molti degli stessi cardinali, è stata avanzata la richiesta che a succedere all’attuale Segretario di Stato, Angelo Sodano, fosse, come da tradizione, un porporato proveniente dal cursus honorum diplomatico. Papa Ratzinger, invece, nella sua scelta non ha adottato il criterio dell’esperienza diplomatica in senso stretto, ma ha preferito il criterio dell’amicizia personale, facendo affidamento su una personalità che, nel passato, già aveva collaborato da vicino con lui - negli anni che vanno dal 1995 al 2003, infatti, Bertone fu segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dall’allora cardinale Ratzinger. Come lo stesso Benedetto XVI ha spiegato in una lettera ai fedeli dell’arcidiocesi genovese, Bertone è “un pastore fedele, particolarmente capace di coniugare attenzione pastorale e preparazione dottrinale. Sono proprio queste caratteristiche, unitamente alla reciproca conoscenza e fiducia, maturate negli anni di comune servizio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, che mi hanno indotto a sceglierlo per l'alto e delicato compito a servizio della Chiesa universale, presso la Santa Sede”.
Le resistenze interne alla nomina di Bertone, che hanno di fatto costretto il Papa a rendere nota la sua scelta ben tre mesi prima della effettiva entrata in vigore (solo il 15 settembre, infatti, dopo la visita in Baviera di Benedetto XVI, l’attuale arcivescovo di Genova subentrerà al cardinal Sodano), non hanno però impedito a Ratzinger di tirare dritto per la sua strada in una delle scelte nevralgiche del pontificato. Non è un mistero il fatto che da tempo, ancora prima di essere eletto al soglio pontificio, Joseph Raztinger avesse individuato nell’appesantimento burocratico della Santa Sede, con la proliferazione di organismi e di commissioni le più svariate, uno dei problemi significativi che la Chiesa avrebbe dovuto affrontare nel dopo-Wojtyla. Soprattutto negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II infatti, con la malattia di Wojtyla, la Curia e la Segreteria di Stato avevano sì svolto un inevitabile ruolo di supplenza nel governo della Chiesa, ma avevano anche assunto un peso decisionale che Ratzinger ha ritenuto esorbitante rispetto ai loro compiti e alle loro funzioni.
Mettere ora la Segreteria di Stato nelle mani di un amico fidato come Bertone testimonia la chiara intenzione di Benedetto XVI di non voler fare del suo pontificato – come molti invece sostengono - un pontificato di “transizione”, cioè un pontificato di fatto «immobile» rispetto a quello wojtyliano, ma di voler invece guardare avanti ed affrontare i problemi lasciati aperti dal grande papato di Giovanni Paolo II. Dopo l’inizio della riforma della Curia, attuata mediante la riduzione del numero dei Pontifici Consigli, con la nomina di Tarcisio Bertone a Segretario di Stato prende forma concreta il “programma” pastorale su cui si incentra il pontificato di Benedetto XVI: tutto, nella Chiesa, deve essere funzionale non all'efficienza burocratica, ma alla semplicità e alla chiarezza dell'annuncio cristiano. Il Papa non vuole cioè che le strutture di cui si dota la Santa Sede diventino auto-referenziali e costituiscano un impedimento alla missione di testimonianza universale della Chiesa. Questo sentiero di semplicità nell’annuncio e di semplificazione di ciò che può appesantire, su cui Benedetto XVI sta conducendo la Chiesa, esprime la cifra più autentica di un pontificato coraggioso e rivolto al futuro.